Capitolo 8 - Troppi pensieri

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Esco un attimo fuori a prendere una boccata d'aria.
Siamo arrivati verso la fine della festa, ormai son passate da un po' le 2 di notte.
Mi ricordo di un amico che spesso mi dice:
"Giò ricordati che dopo le 2 di notte non succede mai nulla di buono".
Però forse dipende da che lato della festa ti trovi, in quello in cui hai bevuto litri d'alcool tanto da non capirci più niente, oppure in quello in cui hai bevuto il giusto e ti puoi ritenere dignitosamente brillo, o meglio, sereno.

Vedo passare vicino a me una ragazza che corre con dei fazzoletti in mano.
La seguo con lo sguardo e si ferma vicino ad un cespuglio.
Accanto a lei c'è un'altra ragazza, per terra in ginocchio, che ad occhio e croce non se la sta passando molto bene.
Su di lei la frase del mio amico ha avuto la conferma.
Dato il mio istinto da soccorritore, o la deviazione professionale dovuta alla facoltà di medicina, mi avvicino a quelle due ragazze.
«Ehi tutto bene? Vi serve una mano?» domando io.
Accettano volentieri un aiuto, tanto che mi offro di accompagnarle a casa guidando la macchina di una di loro.
Arrivati a casa inizia il bello.
Farla scendere dalla macchina è abbastanza complicato, la ragazza sta accasciata praticamente a peso morto, la sua amica non sta molto meglio.
«Ehi, mi hai detto che ti chiami Martina vero? Io reggo la tua amica, mentre tu apri la porta di casa per favore»
Così dopo 5 minuti di tentativi per infilare una chiave nella serratura, Martina riesce ad aprire la porta.
«Ce l'ho fatta! Vieni pure!» mi dice.
Mi metto un braccio della ragazza intorno al collo mentre la prendo in braccio.
«Reggiti a me»
«Mi vuoi baciare? No perché se vuoi puoi farlo»
«Nessun bacio, ti sto portando a casa della tua amica Martina»
«Già a letto mi porti? Bè, che sei un bel ragazzo lo vedo, almeno non ho scelto male»


«Questa è la stanza» mi dice Martina.
Così lascio la ragazza sul letto.
«Martina puoi lasciarmi la camera che sto con questo ragazzo?»
«Sofy questo ragazzo ci ha solo aiutato a tornare a casa, ora vedi di dormire. Ne parliamo domani»
«No, ma io sto bene, sul serio»
«Stai tranquilla due minuti e vedrai che crolli subito»
Così è stato infatti, nemmeno il tempo di 5 minuti che si è addormentata.
«Scusami per quello che ha detto la mia amica prima»
«Ma figurati, ci sta! Da ubriachi se ne dicono di cose. Magari non gliele ricordare domani, non mi sembra il caso»
«Tu come ti chiami?»
«Non è importante, anzi devo dire che in realtà la tua amica mi ha già incontrato una volta. Sicuramente se lo ricorda. Hai una penna? Le lascio un biglietto, domani ti fai raccontare da lei se ricollega il tutto»
«Comunque grazie mille per il tuo aiuto, non so come avremmo fatto senza»
«Non c'è di che! Ma andateci un po' più piano con l'alcool la prossima volta» dico io sorridendo.
«Ora vado che si è fatto già abbastanza tardi e devo tornare indietro»
«Grazie di tutto, spero ci si possa incontrare nuovamente in una situazione migliore di questa!»

Federico è già sotto casa di Martina, pronto a riportarmi alla mia moto, lasciata parcheggiata alla villa della festa.
Questi sono i veri amici, per qualsiasi cosa lui sa che può sempre contare su di me, come io so che posso contare sempre su di lui.
Qualsiasi ora, qualsiasi tempo atmosferico, giorno, notte, pioggia, neve, sole.
Se serve qualcosa lui arriva.
Ci siamo conosciuti in prima media, da quel lontano giorno ne abbiamo fatta di strada, ma una volta trovati non ci siamo più allontanati.
Non è sentirsi tutti i giorni, o vedersi ogni weekend a rendere un'amicizia speciale.
Forse un po' ci hanno unito le stesse passioni, per le moto, per gli sport, per la montagna, per la barca a vela, per i viaggi!
Ma quello su cui s'è sempre basato il nostro rapporto è stata la fiducia ed il confronto.
Ci siamo attaccati varie volte ed abbiamo discusso altrettante, ma abbiamo finito sempre per riderci su davanti ad una bella birra.
Certe volte da soli non si riesce a vedere quella che è la giusta prospettiva con cui guardare un determinato evento, per questo chi ti sta vicino, ma è esterno alla situazione, riesce a darti una prospettiva diversa, ma la maggior parte delle volte è difficile da accettare.
D'altra parte è anche giusto sbagliare di testa propria, l'importante è che dopo si riesca a trarne il punto della situazione in modo oggettivo.
 

                                                         ***

Arrivo all'università e subito mi corre incontro Emma con un sorrisetto.
«Hai fatto conquiste ieri sera eh!»
Mi saluta con un bacio sulla guancia.
«Che voci ti sono giunte? No, giusto per capire se corrispondono a com'è andata la serata» rispondo io ridendo.
«Hai riportato a casa due ragazze! Il mio sesto senso dice che ne son rimaste colpite. Coincide con i tuoi ricordi?»
«Non ero ubriaco, ricordo tutto perfettamente! Si, coincide, le ho accompagnate a casa perché non stavano molto bene, ma è finita lì. Nulla di più, o meglio una di loro due l'avevo già incontrata di sfuggita una volta uscendo dall'università, così le ho lasciato un bigliettino con una delle mie frasi ad effetto, ma non le ho detto nemmeno come mi chiamo. Giusto per addolcirle un po' il risveglio»
«Non me la racconti giusta, qualcosa ti ha colpito!»
«Una volta stavo per investirla in moto e ieri l'ho vista ubriaca persa, cosa può avermi colpito? Di sicuro non in positivo»
«Quanto fai il prezioso! Guarda che con me puoi parlare liberamente»
«So perfettamente che posso fidarmi di te! Resta il fatto che se mai la incontrerò nuovamente e iniziassi a frequentarla, forse allora potrei dirti se qualcosa mi colpisce. Ora assolutamente no.
Su, andiamo a lezione che è già cominciata!»
«E che fa se siamo in ritardo di cinque minuti»
«Effettivamente niente, ma mi piace fare il rompiscatole»
«O meglio detto lo "svagarolo", perché quando un discorso non ti piace, fai di tutto per tirartene fuori!»
«Senti eh! Ora non fare quella che capisce tutto al volo, ti puoi anche sbagliare» dico io facendo una faccia quasi seria.
«Non fare lo scemo! Io non ci casco»
«Eh già, forse mi conosci fin troppo bene!»


Dopo le lezioni andiamo a prenderci un caffè al bar che sta all'angolo della strada.
Lì ci raggiunge anche il mio amico Federico che si siede tra me e Emma.
«Allora Giò? Non hai niente da dirmi? Ieri sera non ho cominciato il discorso, ma speravo mi aggiornassi!»
«Anche tu Fede? Ti sei messo d'accordo con Emma? Non c'è nessuna novità, altrimenti te l'avrei raccontata» dico io ridendo.
«Fa il timidone!» esclama Emma.
«State tranquilli che se succede qualcosa sarete i primi a saperlo» li rassicuro io.
«Aspettiamo impazientemente» rispondono loro due in coro.
«Sarebbe pure ora Giò! Ti fai sempre troppi problemi quando si parla di ragazze, non dirmi che non è vero!»
«Le cose vanno valutate con la giusta attenzione» cerco di difendermi.
«Non hai scuse, guarda, anche questa bustina di zucchero ti vuole parlare!»
E mi porge la bustina.
Sul retro della bustina c'era stampata un'immagine con una frase:

"Sei tu a decidere della tua vita,
non sei un corpo che intorno le gravita.
Abbandona le paure, pensa e agisci!
Vedrai che in fondo te ne stupisci!"

Io accenno un sorriso e Emma dice:
«Pensa di meno! Sai quante occasioni butti via in questo modo!»
«Lo so, lo so ragazzi che sono uno che ci pensa tanto prima di agire, ma adesso vi state fasciando la testa inutilmente.
Non c'è il minimo appiglio per fare queste allusioni. Se succede qualcos'altro si vedrà»
«Era un discorso in generale Giò, tienilo a mente però»
Ci salutiamo ed ognuno torna a casa sua.


Accarezzo Balto che mi viene incontro gioioso.
«Mamma porto un po' a spasso Balto» cerco di dire a parole accompagnate dai gesti a mamma che si era affacciata da dietro la tenda della finestra.
Lei annuisce e così esco.
Arriviamo alla mia piattaforma sull'albero, Balto mi salta sulla schiena e si attacca alle spalle, così che io riesca a salire le strette scalette verticali per portarlo su con me.
Mi siedo con la schiena appoggiata ad un ramo e lui si accoccola tra le mie gambe, mentre lo accarezzo.
«Balto che dici? Secondo te penso troppo?»


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