Dieci

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L'anno inizio in modo stranamente tranquillo. Mer stava improvvisamente meglio, tutto era estremamente tranquillo, la nostra vita sembrava quasi normale. Ma avevo sempre più l'impressione che in tutto quello che stava succedendo c'era qualcosa di strano. Avevo l'impressione che fosse un illusione, che tutto fosse come la calma prima della tempesta. E quanto avrei voluto sbagliarmi.

Tutto accadde molto velocemente.

Gli attacchi di Mer peggiorarono rapidamente.

Una sera di fine estate Noa prese Mer e la portò di peso in riva al mare, sapeva che era rischioso, ma sapeva anche che quello era l'unico modo per farla stare meglio.

Alcuni uomini notarono Noa.

Lo seguirono, Noa si accorse di loro. Mise Mer a sedere sulla spiaggia abbastanza vicina all'acqua che le onde le bagnavano le gambe.

-Ci stanno seguendo- le disse mentre infilava la mano nel suo zaino in cerca della spada. -No aspetta. Fai finta di niente. Trattami come se fossi paralizzata, così giustificherai il fatto che mi hai portata in braccio.- -Sei sicura che non si insospettiranno di più?- -Proviamo.-

Mer non aveva del tutto torto. Quella sera li lasciarono stare ma li tenevano d'occhio. Se a Mer fosse sfuggita per sbaglio una lacrima sarebbe stata la fine.

Riuscimmo a scamparla per alcuni mesi. Noa la portava sempre più spesso in spiaggia, cercava di convincerla a ritrasformarsi.

Le sue condizioni fisiche peggioravano velocemente, nel giro di un paio di mesi dovette ricorrere all'uso delle stampelle, perchè le sue gambe non riuscivano più a sorreggerla, le squame cominciavano a lasciarle delle cicatrici.

Avevo già passato tutto questo con mia madre. Avevo perso lei, non volevo perdere Mer e nemmeno Noa lo voleva. Cominciammo a discutere sempre più spesso, cercavo di convincerla ha rischiare il tutto per tutto. Noa era stanco, aveva rinunciato. Ormai sembrava aver accettato l'idea di perderla per sempre. Si godeva ogni momento con lei.

Mancavano un paio di giorni a capodanno, improvvisamente sembrava che stesse meglio, mi disse che sarebbe andata a fare una passeggiata da sola, la cosa mi preoccupava un po', ma finalmente aveva voglia di uscire di casa e io non glielo avrei impedito. Speravo di non dovermene pentire poi.

Quando Noa tornò a casa si arrabbio moltissimo con me, non lo avevo mai visto così preoccupato. Quando la sentì rientrare saltò in piedi e corse alla porta. Era stata via solo un paio d'ore ma sembrava molto di più. -Perchè non mi hai aspetto?- Noa sembrava arrabbiato. - Ora non posso uscire più di casa da sola?- Noa la fisso negli occhi per un paio di secondi poi la tirò a se. -Si scusami, e solo che mi hai fatto preoccupare.- disse mentre la stringeva forte a se. Mer fece cadere le stampelle e lo abbracciò. -Scusa se ti ho fatto preoccupare.- Era bello vederli così, non ostante tutto.

Era di nuovo fine anno, era impressionante come fosse passato così velocemente questo anno. Trascorremmo la serata come ogni anno davanti al televisore, e poi andammo al porto per goderci i fuochi d'artificio, lungo il tragitto ripensammo alla nostra lunghissima vita, a tutto quella che era successo in venti secoli.

Tre, due, uno... Augurii. Stappammo una bottiglia di spumante e aspettammo i fuochi seduti sul molo.

-Nolan ti devo dire una cosa.- -Dimmi Mer. -Sono incinta. Diventerai padre.- i fuochi d'artificio illuminarono il suo volto sconvolto, appena capì gli spuntò il sorriso diede un bacio enorme a Mer. -Non sai quanto ti amo Merrow.- O se la amava.

I giorni successivi litigarono spesso sul fatto che Mer dovesse ritrasformarsi. Fecero anche tutte le visite necessarie e era confermato che era entrata nella decima settimana. Doveva stare attenta visto il precedente aborto. Naturalmente avevano dovuto dirlo alla dottoressa. Dovevano sapere se questa volta -Mer sarebbe riuscita a portare a termine la gravidanza. La salute di Mer metteva a rischio la vita del bambino ogni giorno. Se lei avesse smesso di respirare per troppo tempo, oppure rischiava che le gambe cedessero in qualunque momento, rischiando di farla cadere e sbattere la schiena.

Nei momenti buoni discutevano su come chiamare il bambino era bello vederli ridere ogni tanto.

Chiamatelo sesto senso o come volete, ma io quella notte non riusci a chiudere occhio, la mattina chiamai al lavoro dicendo che stavo male. Qualcosa mi diceva che non dovevo uscire di casa quel giorno, che non dovevo lasciare Mer da sola. Noa andò all'università come tutte le mattine, lui andava a lezione e poi il pomeriggio studiavano insieme.

Non gli dissi niente, non volevo che si preoccupasse per un mio, stupido, presentimento.

Volevo sbagliarmi, o quanto lo volevo.

Un secondo prima Mer era in piedi davanti a me, il secondo dopo smise di respirare e cadde a terra.

A Thousand Years With YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora