Capitolo VII

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{sempre da Andrea}

Il ragazzo fissò per un attimo il soffitto, quasi come stesse cercando una pecca per lamentarsi.
"Andrea" Chiese la ragazza "Cosa succede?" Il ragazzo non si scompose, rimase fermo con la stessa espressione di prima, "Nulla" affermò "Non-non ho nulla" ripetè cercando  di convincersi.
"Non mi prendere in giro. Cosa c'è?!"
Andrea la guardò "Penso che questa volta sia diverso, non lo sento come un gioco per far passare le mie voglie, lo sento come una vera relazione" ammise.
[Da Giovanni]
Non riuscivo a non pensare ad Andrea, qualsiasi cosa mi circondasse mi ricordava lui, il suo profumo, il suo viso e il suo corpo a dir poco perfetto mi avevano annebbiato la vista, rendendomi perfettamente succube del suo gioco, basato su movimenti o frasi fatte.
Avevo la sigaretta in bocca e stavo disteso sul letto guardando il soffitto, fino a quando non entrò Sofia.
"Fratellone" disse in modo tenero "C'è una persona che ti cerca" tolsi la sigaretta dalla mia bocca e la guardai.
"Chi è?" Chiesi inarcando un sopracciglio "Senti, muovi il culo e scendi, ti stanno cercando" rispose lei con aria scocciata. Mi alzai e lasciai che la sigaretta cadesse a terra, a fatica, riuscì a muovere un passo, mi sentivo stanco, sfinito.
Quasi come se quello si sarebbe tramutato nel mio Ultimo Giorno di vita.
Guardai la porta poi,dallo spioncino, vidi un ciuffo di capelli castani a me familiari, era Andrea.
Lo feci accomodare sul divano, chiedendogli se volesse qualcosa da bere o da mangiare.
"Un caffè, grazie." Disse lui in tono deciso.
Mi misi a preparare il suo caffè, nel mentre gli domandai il perché della sua visita, a quella domanda si formò un ghigno poco rassicurante sul suo volto, seguito da uno sguardo perso nel vuoto.
"Cosa ci faccio qui? Mh. Cosa ci faccio qui, bella domanda. Naturalmente la risposta la intuirai da solo tra poco, ma prima ti chiedo, C'è qualcuno in casa adesso oltre a noi?"
Chiamai il nome di mia sorella, non udì alcuna risposta, quindi scossi il capo in segno di negazione, un altro ghigno, questa volta meno rassicurante dell'altra.
"Perfetto. Allora dimmi, Giovanni, se fossi il tuo ragazzo ti farebbe piacere?"
Lasciai cadere la tazzina del caffè, che subito arrivata al suolo si ruppe.
"Ehm ecco io... Sono Etero" cercai di essere più convincente possibile mentre pronunciavo queste parole.
"Ah si,Honey?" Sentii un brivido attraversarmi la schiena, quel nomignolo mi faceva scioglie ogni volta "Non avresti goduto così con me, quella sera, se fossi stato etero"
Aveva ragione, ha sempre avuto ragione.
"Ma lo sono, mi avevi volto di sorpresa, solo per quello."
Mi posò una mano sulla schiena, e l'altra sull'addome. Avevo paura, lo amo ma non so come può andare a finire.
"Etero eh?" Spostò la mano sul basso ventre "Vogliamo riprovare?"


CIAO. Secondo capitolo oggi pomeriggio/ stasera.
Addeo

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