Veinte.

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Álvaro’s point of view.
Quella mattina ero sicuro che ci saremmo divertiti entrambi, era ora di preparare l’albero di Natale e per entrambi era sempre stato un momento di festa.
Insieme appendevamo le varie decorazioni e, ridendo e scherzando, diventava sempre una giornata di coccole e dolcezze che rimanevano solo per noi.
Quell’anno sarebbe stato diverso, sicuramente meno spensierato rispetto agli anni passati ma ero sicuro che avremmo cercato in qualsiasi modo di essere felici insieme e anche Paco ci avrebbe aiutato spargendo la sua allegria per tutta casa, insieme alle palline dell’albero e ai vari nastri color argento.
“Passami il nastro argento...” dissi alla mia ragazza mentre ero in cima alla scala per mettere la stella alla punta dell’albero.
La vidi tastare con le mani sul tavolo per poi toccare proprio il nastro che le avevo chiesto.
Si avvicinò a me poco dopo e me lo passò non salendo sulla scala, aveva paura di cadere.
Dopo poco si rimise a sedere a fianco al tavolo mentre Paco le girava attorno scodinzolando e alla ricerca di coccole e piccole attenzioni.
Non appena mi cadde una pallina dalle mani, Paco venne attirato dal rumore e cominciò a prenderla a zampate e a rincorrerla mentre continuava a farla rotolare sul pavimento.
Quando la fece arrivare addosso al muro si fermò e la guardò in modo strano per poi abbaiare.
Finchè giocava con palline di plastica lo lasciai fare ma quando vidi, nel bel mezzo delle mie descrizioni delle decorazioni ad Emily, adocchiare una delle palline in vetro tra le preferite della mia ragazza, gli andai vicino e presi la pallina tra le mani ridendo e scatenando la reazione opposta in Paco.
Si stese sul pavimento con il muso appoggiato alle zampe, in segno di tristezza e supplica di ridargli la pallina.
“Non ti ridò la pallina, poi la rompi...” dissi rivolgendomi proprio al cucciolo.
Guardai poi la pallina in vetro che tenevo tra le mani.
Vetro trasparente con all’interno del polistirolo a simboleggiare la neve e uno slittino con sopra due ragazzi.
Emily l’aveva presa per il nostro primo albero di Natale nell’appartamento che avevamo deciso di condividere solo l’anno prima.
Tenevo particolarmente a quella pallina, mi ricordava i nostri primi momenti, l’imbarazzo e la vergogna che ci contraddistingueva da tutte le altre coppie.
Mi era sempre piaciuto l’amore, l’idea di essere così importante e prezioso per l’altro, non mi ero mai sentito così in vita mia, ma solo Emily riusciva a tirar fuori quella parte di me.
Quell’amore che piaceva così tanto anche a lei, sempre lei riusciva a trovare modi particolari per rendere ogni momento passato insieme, speciale, più speciale di tutti gli altri.
Ogni avvenimento era sempre più speciale di quello avvenuto, magari, un mese prima.
Lei riusciva a vedere sempre il bello in me, nonostante una giornata storta, una risposta in malo modo.
Lei era sempre pronta a sostenermi, sempre pronta a dirmi ciò che pensava, ma era anche sempre pronta a criticarmi, riusciva a spronarmi come mai nessuno aveva fatto.
Per lei, avrei combattuto per qualsiasi cosa, fino alla morte.
E per lei, stavo combattendo la battaglia più difficile, l’avrei salvata da quel buio a qualsiasi costo.
Senza rendermene conto accarezzai il vetro della pallina per poi appenderla delicatamente ad un rametto dell’abete finto che stavamo decorando.
Sospirai leggermente per poi richiedere la scatola e rimetterla nello scatolone da portare poi in cantina.
“¿Todo bien, Álvaro?” mi chiese in spagnolo.
Ogni volta che la sentivo pronunciare una qualsiasi parola nella mia lingua, sorridevo vistosamente.
Mi avvicinai e le accarezzai la guancia per poi appoggiare la fronte alla sua.
“Todo bien, mi amor.” sorrisi ancora di baciarla dolcemente a stampo sulle labbra.

[…]

Uscii di casa per andare in centro città mentre Emily era rimasta a casa con Paco.
Dopo la giornata passata a preparare la casa al Natale, si sentiva molto stanca così decise di andare a riposare mentre io facevo un po’ di spesa.
Ormai mi ero abituato ai supermercati e ai negozi, sapevo a memoria quale tipo di pasta comprare, quale tipo di sapone per i piatti e per la lavastoviglie, quale tipo di shampoo e altri vari detersivi per il bucato.
Non ci avevo mai dato peso ma avevo iniziato anche a guardare le offerte più convenienti e vari “prendi 2, paghi 1”.
Quel pomeriggio, però, non ero uscito solo per andare a fare la spesa ma anche perché avevo appuntamento con un gioielliere.
Nel tempo in cui Emily era all’incontro con il gruppo di sostegno in quei mesi, avevo disegnato da me un ciondolo per una collana che avrei voluto regalarle e avevo deciso che il Natale sarebbe stata l’occasione migliore per il mio regalo e per dirle della clinica e di Boston.
“Buonasera...” entrai mentre il campanello attaccato alla porta tintinnava ancora.
“Buonasera, la collana è pronta eh, non si preoccupi!” mi disse subito il signore sulla sessantina davanti a me “Manca solo l’ultima lucidata, ma prima volevo farle vedere se andava bene...”
Sparì dietro la tenda che divideva il negozio dal retro per poi tornare con una scatolina nera in mano.
Quando aprì, subito il luccichio delle pietre che avevo scelto, risplendette alla luce.
Il cuore di Swarovski color rubino e la pietra a forma di goccia, sempre di Swarovski color azzurro come, appunto, il topazio azzurro, mi fecero subito sorridere.
Secondo i nostri segni zodiacali, il rubino era la pietra che avrebbe rappresentato me e il topazio azzurro, avrebbe rappresentato lei.
Nessuno dei due credeva troppo all’oroscopo anche se, secondo entrambi, una parte di verità ci doveva essere.
Non poteva essere una coincidenza il fatto che ci fossimo conosciuti proprio quando il nostro oroscopo diceva che una festa ed un gelato sarebbero serviti per dare una svolta alla nostra vita.
Sorrisi nel guardare ancora la collana che entro pochi giorni sarebbe stata addosso a lei e pagai il tutto per poi dirigermi finalmente a fare la spesa.
Continuavo a pensare a quando le avrei detto di Boston e in quel momento, a pochi giorni dal Natale e dal gran giorno, mi convincevo sempre di più che lei avrebbe accettato di andare fino là pur di poter tornare a vedere.

Spazio autrice:
Sono tornata con un nuovo capitolo!
Scusate l'assenza ma in questo periodo ho molto da fare e molti pensieri per la testa.
Spero che questo capitolo vi piaccia ugualmente!
-Emily.

You were my eyes when I couldn't see. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora