Epílogo.

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Emily's point of view.
Torino, 13 Agosto.
Eravamo tornati a casa da tre mesi ormai e da due mesi esatti la nostra vita era cambiata radicalmente, ancora più di quanto fosse cambiata dopo l'intervento.
Da due mesi esatti avevo dato alla luce Tomás e Iris, i miei figli.
Da due mesi sorridevo in continuazione, ad ogni azione che facevo.
Da quando li tenevo in bracco a quando li allattavo, da quando li cullavo per farli addormentare a quando giocavo con le loro manine che stringevano le mie dita a più non posso.
Indubbiamente era stata l'emozione più bella, dare la vita due creature come loro era stato indubbiamente il momento più bello della mia vita.
Per non parlare di Álvaro, non faceva altro che sorridere.
Non riusciva a stare neanche per un'ora lontano dai gemelli, non riusciva a fare niente senza tenere in braccio uno dei due, passava le ore sul divano a tenerseli addosso mentre stava disteso, ad accarezzare i loro visini dolci mentre dormivano e ad aiutare me con tutto il resto delle cose.
Per quanto riguardava me, la vista era tornata, certo, con gli occhiali.
Specialmente la notte avevo ancora dei momenti di buio in cui, anche se aprivo gli occhi accendevo la luce, non vedevo nulla.
Per fortuna, questi momenti di buio duravano poco più di un minuto e in quel tempo la vista tornava gradualmente.
E Paco?
Paco era cresciuto ma era rimasto cucciolo dentro.
Non faceva altro che giocare, anche con i bambini mentre stavano sul divano.
Il più delle volte appoggiava il muso accanto ad Iris che con la manina le tirava un po' il pelo delle orecchie, stravedeva per lei.
Mi sedetti sul divano mentre Álvaro e i bambini erano sul tappeto e il mio compagno si divertiva a fare le pernacchie sui loro visini per farli ridere.
Era cambiato tantissimo da quando c'erano loro, non c'era giorno in cui non dimostrava il suo amore per noi.
Ogni giorno in cui usciva per cercare un lavoro o anche solo per portare a spasso Paco, tornava a casa con qualcosa per loro, magari un giocattolino, e qualcosa per me.
Si alzò dopo un'oretta per mettere Tomás nel box dato che si era addormentato.
Assomigliava tantissimo al padre.
Dormiva nelle sue stesse posizioni e aveva i suoi stessi tratti; la bocca a cuore e gli occhi scuri su tutti.
Iris era rimasta sul tappeto con Paco mentre il padre si era fermato per un attimo sul divano con me a darmi un bacio.
"Come stai, mi amor?" mi chiese dolcemente.
"Bene, tranquillo."
Lo baciai nuovamente e sorrisi nel bacio mentre lui lo approfondiva rendendolo più intimo.
Sentivo in lui la voglia di vivermi a pieno, in ogni secondo.
"Mi manchi..." disse con una risatina facendomi arrossire "Ne facciamo altri due?" chiese poi.
"Non pensi sia un po' presto?" risposi ridendo "Mi manchi anche tu..."
Non si era mai vergognato di dirmi che amava fare l'amore con me e riusciva sempre a farmi arrossire e a farmi mancare l'aria ogni volte che ne parlava.
Mi baciò ancora una volta per poi tornare dalla vera donna della sua vita, sua figlia.

"Dimmi dove, dimmi come
e con che cosa ascoltavi la mia vita

quando non stavo con te
e che sapori e che umori che dolori e che profumi respiravi
quando non stavi con me...
Iris mi viene da dirti

ti amo e lo sai
non l'ho detto mai
Quanta vita c'è, quanta vita insieme a te
Tu che ami e tu che non lo rinfacci mai
e non smetti mai di mostrarti come sei
quanta vita c'è in questa vita insieme a te"

Quella canzone era diventata la colonna sonora dei nostri giorni.
Ogni giorno addormentava Iris con quella canzone e ogni giorno gliela cantava.
"Così si ricorderà sempre che il suo papà la ama da morire..." diceva sempre.
E anche in quel momento in cui Tomás dormiva, Álvaro canticchiava quella canzone mentre teneva in braccio Iris che lo guardava con occhi già innamorati, come tutte le femmine sono innamorate dei loro padri.

[...]

Il pianto di uno dei due gemelli mi svegliò di soprassalto nel bel mezzo della notte e come sempre, il buio davanti a me anche con la luce accesa.
Cercai comunque di alzarmi, ero abituata a camminare senza vedere nulla.
"Non muoverti, vado io..." disse Álvaro con voce ancora impastata per poi darmi un bacio.
Lo abbracciai per ringraziarlo e le mie mani scivolarono lungo la sua pelle nuda mentre lui ancora mi baciava.
Lo sentii camminare verso la culla dove stavano Iris e Tomás per poi prendere in braccio uno dei due.
"Ssh, amore, tranquillo..." lo sentii parlare sottovoce.
"Che ore sono?" chiesi.
"L'una" rispose lui.
"Non può avere fame, l'ho allattato un'ora fa..."
"Voleva solo una coccola..." rispose ridendo per poi mettersi seduto sul letto mentre la mia vista sfuocata stava tornando.
Álvaro appoggiò piano Tomás sul letto mentre io mi abbassavo a dargli un bacio dolce sulla fronte, mentre Álvaro andava a prendere Iris per portare anche lei in mezzo a noi.
Poco dopo si ristese sul letto lasciandomi un bacio e sistemandosi girato verso di noi.
Rimase con gli occhi aperti ancora per un po' a guardare le sue meraviglie per poi riaddormentarsi insieme a loro.
Spensi anche io la luce e mi rimisi a dormire.
La mia vita era passata dall'essere un disastro, come pensavo circa un anno prima, all'essere dannatamente perfetta.
Non potevo desiderare niente di meglio di Álvaro e i miei figli a migliorarmi la vita.
Per sempre.

Spazio autrice:
E anche questa storia è finita.
Ci tengo a ringraziare tantissimo ogni persona che ha messo like e ha commentato i capitoli di questa storia a cui io ho sempre tenuto tantissimo.
Ringrazio su tutti skipteam e cantlivewithoutaball per aver sclerato ad ogni capitolo, avermi consigliato bene e per avermi aiutato con le idee da sviluppare.
Ringrazio, anche se non lo sa, l'ispirazione di questa storia, ovvero Álvaro, e vi invito a leggere le altre mi storie su di lui già scritte in passato e sopratutto quella che sto scrivendo ora basata su alcuni fatti realmente accaduti, "Todo lo que hago me recuerda a ti".
Spero che questa storia vi sia piaciuta e vi abbia emozionato tanto quanto ha emozionato me nello scriverla.
Un bacio grande,
-Emily.

You were my eyes when I couldn't see. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora