Siete.

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Emily's point of view.
Quando mi alzai dal divano dopo la prima parte di pomeriggio passata con Paco a dormire sopra la mia pancia, presi il bastone e mi avviai verso il tavolo del salotto dove il mio ragazzo era seduto per lavorare sul pc come suo solito.
Gli appoggiai le mani sulle spalle e lui ne accarezzò una con la sua.
"Hai dormito un po'?" mi chiese.
Io mi abbassai e appoggiai la testa alla sua spalla facendo combaciare i nostri capelli e sentendo la sua tempia sulla mia.
"Poco...Paco si muove in continuazione..." risi.
Lui rise con me e si girò a darmi un bacio sulle labbra.
Sentii la sua sedia spostarsi e lui mi prese per i fianchi facendomi mettere seduta sulle sue gambe come una bambina.
Le sue mani mi tenevano stretta e le sue braccia passavano sulla mia pancia e sulla mia schiena.
"Tu che fai?" chiesi passandogli la mano sul viso e sentendo la barba fare il solletico ai miei polpastrelli.
"Alcune ricerche...nulla di che..." rispose vago per poi allungarsi a baciarmi il naso.
"Sei sicuro?" chiesi sospettando cosa stesse facendo.
"Sì.." rispose poi quasi allentando la presa delle sue mani attorno al mio bacino.
Lo sentii sospirare.
"Non mi mentire.." sussurrai quasi con voce rotta e delusa dal suo atteggiamento.
Sospirò ancora poi riappoggiò la testa al mio collo.
"Va bene..." sussurrò "Sto cercando ancora delle cure per te...non mi sono arreso." concluse.
"Arrenditi, è ora che tu lo faccia o non andremo mai avanti con la nostra vita." dissi fermamente io.
Mi alzai e presi il bastone così da riuscire a camminare e stare in piedi da sola.
"Puoi lasciarmi fare?" chiese poi innervosendosi.
"No, non voglio. La vita è la mia è decido io cosa farne." risposi alzando il tono della voce.
"Emi, per favore..." continuò.
"Álvaro, ti odio." dissi ancora più fermamente di prima.
"E io no, quindi..."
Lo sentii alzarsi dalla sedia e venire più verso di me.
"Quindi un cazzo, lasciami sola." sentenziai
Mi girai e iniziai ad andare verso la camera percorrendo il corridoio con Paco che mi seguiva zampettando con le unghiette sul parquet che faceva un rumore dolce come immaginavo fosse lui.
Non appena mi fermai a fianco al letto, Paco mi sbatté il muso addosso alle caviglie.
Un mugolio strano riempì la stanza e poi sentii la sua coda sbattere sul letto e sulle mi caviglie.
"Ma tu non riesci a stare buono, eh?" dissi prendendolo in braccio lentamente.
Sentii il suo muso contro il mio viso e poi un abbaio quasi soffocato, ancora non riusciva ad abbaiare sempre.
Mi sedetti sul letto e Paco mi annusò il viso per poi leccarmi il naso e farmi ridere per il solletico.
Lo appoggiai al posto di Álvaro e lui si mise a gironzolare per il letto per poi trovare la sua posizione e mettersi a dormire.
Nel frattempo sentivo Álvaro sospirare e tirare su con il naso per poi soffocare qualche singhiozzo sul cuscino del divano che sicuramente aveva appoggiato al suo viso.
Quando scoppiò a piangere definitivamente, si alzò dal divano e uscì di casa sbattendo la porta e lasciandomi sola, in balia delle mie insicurezze e delle mie più profonde paure dovute alla cecità.
Evidentemente, il rumore svegliò Paco di soprassalto che poi si stese su di me e sentendo le mie carezze più fievoli del solito, abbaiò dolcemente e poco sonoramente.
Tutto questo mi fece sorridere e poi mi sentii quasi sicura; seppur fosse un cucciolo, avevo lui con me e poteva aiutarmi a superare tutte le mie paure.
Passarono delle ore insopportabili anche dopo che sentii Álvaro rientrare.
Non volevo alzarmi dal letto per non incontrare lui e dover affrontare un chiarimento ma nemmeno volevo stare sola senza di lui.
Paco mi aveva già abbandonata andando a giocare con il mio ragazzo e io ero rimasta sola con i miei singhiozzi mal repressi.
"Ho comprato la pizza, vieni?" mi chiese la sua voce dopo altre ore passate da sola.
"Non ho fame." risposi secca ma comunque con la voce tremolante dalle lacrime, non avrei mai voluto essere così dura con lui, non lo meritava.
"Non puoi non mangiare." continuò lui con gli stessi toni arrabbiati.
"Faccio quello che mi pare, okay?" dissi sbattendo le mani sul materasso.
Lo sentii sbuffare scocciato per poi andarsene dalla stanza sbattendo violentemente la porta.
Allungai la mano verso il comodino e presi il mio lettore musicale insieme alle cuffie.
Schiacciai il pulsante play andando a memoria e la musica partì a basso volume nelle mie orecchie.

"For all those times you stood by me
For all the truth that you made me see
For all the joy you brought to my life
For all the wrong that you made right
For every dream you made come true
For all the love I found in you
I'll be forever thankful baby
You're the one who held me up
Never let me fall
You're the one who saw me through through it all"

Era una canzone che non conoscevo proprio a memoria ma le parole che ascoltai mi fecero commuovere talmente tanto da darmi la forza di alzarmi fino a mettermi seduta sul letto ma non feci in tempo a fare altro perché sentii del peso abbassare il materasso.
Le sue dita dolci mi tolsero la cuffia che avevo nell'orecchio destro e con il pollice passò sulla mia guancia ad asciugarmi le lacrime che ancora scendevano per tutto ciò che era successo.
Sentii poi le sue braccia attorno al mio corpo stringermi ogni secondo di più, come a voler toccare con mano il fatto che fossi lì, che non me ne fossi andata.
"Stai tranquilla amore mio, sono qui..." mi sussurrò poi baciandomi la tempia e continuando ad accarezzarmi le spalle.
"Scusami Álvaro, ti prego..." sussurrai io ancora in preda alle lacrime e con le parole della canzone che stava continuando.
"Non è successo nulla, tranquilla..." rispose subito lui.
Portai le mie braccia attorno al suo bacino e lo strinsi così tanto quasi da fargli male.
Il suo corpo mi dava sicurezza ed era la cosa di cui conoscevo meglio le forme da quando non riuscivo più a vedere nulla e questo mi tranquillizzava.
Mi sentivo molto meno sola e molto più a casa di quanto non mi fossi già sentita prima.
In quelle spalle e in quelle braccia muscolose avevo trovato tutto ciò di cui avevo bisogno nella mia vita di lì in avanti.
Mi sentii trascinare stesa nel letto e mi fece appoggiare al suo petto.
Il suo cuore batteva forte come non lo avevo mai sentito battere e forse era la prima volta che ci prestavo così tanta attenzione, fu una sensazione stupenda.
Appoggiai la mano al suo petto e lo accarezzai delicatamente per poi passare al suo viso attraversato dalla barba fino al suo lobo.
Lui rise e poi avvicinò il mio corpo al suo con il braccio che teneva dietro la mia schiena e poi mi baciò la fronte.
"Perdonami, ti prego..." lo supplicai.
"Ti avevo già perdonata..." disse "...ma lo faccio di nuovo." continuò per poi baciarmi inaspettatamente sulle labbra in modo mai così dolce.
Lui riprese le cuffie e le mise ad entrambi mentre ascoltavamo la stessa canzone di prima.
Rimanemmo abbracciati per tutta la sera e lui mi baciava ogni minuto.
Mi addormentai stanchissima poco dopo, appoggiata conpletamente a lui in maniera profonda e indissolubile.

You were my eyes when I couldn't see. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora