Veintiuno.

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Álvaro's point of view.
"Attenta che ora scolo la pasta!" dissi, eravamo nel pieno della preparazione della cena della vigilia di Natale.
Ci stavamo divertendo e stavamo ridendo come dei pazzi mentre cucinavamo insieme.
Nel pomeriggio avevamo impastato anche una torta al cioccolato ed entrambi ci avevamo messo del nostro per sporcare la cucina lanciandoci a vicenda la farina.
Il più delle volte i suoi tiri erano finiti direttamente sul pavimento senza nemmeno sfiorarmi e lei ne era perfettamente consapevole e, forse avrei dovuto arrabbiarmi per il pavimento sporco, ma non mi interessava.
Lei si stava divertendo, era felice e con il miglior sorriso sulle labbra, niente avrebbe rovinato quel momento e quella serata.
Paco stava gustando il suo osso e la sua cena, steso comodamente davanti alla ciotola e incurante di qualsiasi nostro richiamo, quando mangiava, non ce n'era per nessuno.
Emily si mise a tavola e aspettò che io portassi la padella con la pasta pronta.
"Non sarà la cena della vigilia a cui sei abituata solitamente, però, meglio di nulla dai..." dissi dolcemente mettendomi seduto a fianco a lei.
Eravamo abituati a passare il Natale dalla mia famiglia, a Madrid, però potevo capire che Emily non avesse voglia di rispondere alle domande di mia madre sul suo stato di saluto e su come stesse.
Decidemmo insieme di non andare a Madrid e sapevo già che la mia famiglia non sarebbe venuta a Torino.
"Non importa amore, sono felice così." si alzò leggermente dalla sedia e mi lasciò un bacio sulla guancia.
Le presi la mano e iniziammo a mangiare la nostra cena.
L'albero di Natale occupava gran parte del salotto dove noi stavamo mangiando.
Ci tenevamo a passare una serata diversa dal solito, all'insegna dell'amore, come ogni Natale che si rispetti.
"Paco, smettila di girarmi attorno ai piedi!" dissi mentre portavo sul lavandino i piatti dove avevamo mangiato, quel cane era incredibile, non si saziava mai.
Subito dopo cena ci mettemmo ad ascoltare la musica e per un attimo la lasciai sola seduta sul divano mentre io andavo a cambiare canzone.
Sorrisi e la vidi sorridere mentre sentivo le note della nostra canzone, quella che nell'ultimo periodo ascoltavamo sempre e che ci apparteneva più di tutte, che rispecchiava più di tutte le altre la nostra situazione.
"Mi concede questo ballo?" le chiesi inchinandomi, la sentii ridacchiare e tese la mano verso di me.
La presi dolcemente e la aiutai ad alzarsi.
Avevo abbassato l'intensità della luce e rimaneva solo l'albero di Natale a far luce nella stanza.
Appoggiai le mani ai suoi fianchi e lei intrecciò le sue dietro al mio collo.

"For all those times you stood by me
For all the truth that you made me see
For all the joy you brought to my life
For all the wrong that you made right
For every dream you made come true
For all the love I found in you
I'll be forever thankful baby
You're the one who held me up
Never let me fall
You're the one who saw me through through it all"

Continuavo ad osservarla in ogni sua espressione e movenza, era bellissima.
I vestiti che aveva addosso, seppur semplici e non eleganti, la rendevano la donna più elegante che avessi mai visto in vita mia.
Anche con una felpa sfilacciata e i pantaloni più malandati di questo mondo sarebbe andata bene.
Ci muovevamo lungo il salotto con movimenti a caso in mezzo alle nostre risate, nessuno dei due sapeva ballare ed erano più le volte che ci intrecciavamo e inciampavamo che quelle in cui facevamo un ballo fatto bene.
"Siamo due disastri..." disse ridendo.
"E quindi?" chiesi ridendo "A me basta vederti ridere."
Le diedi un bacio sulle labbra da cui lei si staccò quasi subito.
Sapevo che il ritornello di quella canzone lo avrebbe cantato, lo sapeva a memoria.

"You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me"

E infatti la cantò tutta.
Sentivo le sue mani accarezzarmi le guance mentre cantava e la sua dolcezza in quel momento, era il mio tutto.
Non mi ero mai sentito così felice di averla al mio fianco.
"Grazie..." iniziò "...per essere i miei occhi, per credere in me, per essere il mio migliore amico, il mio fidanzato, il mio amante, il mio tutto."
Non mi lasciò nemmeno il tempo di replicare che unì le mie labbra alle sue.
Chiusi gli occhi e ricambiai il bacio sorridendole sulle labbra, ero sicuro che dopo quello che aveva detto sarebbe arrossita, era sempre imbarazzata ad esternare i suoi sentimenti.
"Sei tu ad avermi insegnato cos'è la vita." risposi "Grazie a te, amore mio." conclusi poco dopo.

"You gave me wings and made me fly
You touched my hand I could touch the sky
I lost my faith, you gave it back to me
You said no star was out of reach
You stood by me and I stood tall
I had your love I had it all
I'm grateful for each day you gave me
Maybe I don't know that much
But I know this much is true
I was blessed because I was loved by you"

Ci sedemmo sul divano poco dopo, era arrivata l'ora di darle il regalo.
La canzone rimase in sottofondo e ad ogni parola che sentivo canticchiare da lei, il mio sorriso si apriva sempre di più.
Presi dal cassetto del mobile la scatolina blu in cui era la collana e mi sedetti di fianco a lei ma rivolgendole il mio sguardo.
"Amore, è mezzanotte..." dissi schiarendomi prima la voce.
Lei si alzò leggermente non tenendo la schiena appoggiata al divano e sorrise.
"Ecco, questo è il mio regalo..." dissi imbarazzato "So che è poco ma spero ti piacerà, anche perché il vero regalo è un altro, ma intanto tieni questo..."
Presi le sue mani e ci appoggiai la scatolina blu di velluto.
Lei se la rigirò tra le mani poi la aprì.
Toccò all'interno e sorrise.
"Un cuore...e una goccia?" chiese.
"Sì, un cuore color rubino, la tua pietra..." iniziai "...e una goccia color azzurro, la mia pietra..."
Lei sorrise e alzò il viso verso di me per poi prendermi le mani.
"Ho pensato fosse un modo carino per rappresentare me e te, insieme, piuttosto che le solite iniziali già viste e riviste..."
Mi grattai la nuca, non aveva ancora detto nulla e avevo paura che non le fosse piaciuto ma ogni mio dubbio fu azzerato quando mi abbracciò e mi diede un bacio.
"Me la allacci tu?" mi chiese poi.
Presi la collana senza dire nulla e la allacciai attorno al suo collo.
"Ti sta benissimo." dissi poi "Però, non è questo il vero regalo per te..." dissi ancor più pauroso e imbarazzato.
"Oddio...cosa hai fatto stavolta?" chiese ridendo.
La tensione in me si stava stemperando e risi anche io.
"Spero ti piaccia ciò che sto per dirti..." feci un respiro profondo pero stringerle ancora le mani "Ad aprile dobbiamo andare a Boston..."
La sentii sussultare.
"Ho trovato un clinica che può operarti, che può risolvere il tuo problema, che può tornare a farti vedere, a farci guardare negli occhi come facevamo prima..."
Lei sorrise e le scese una lacrima che, prontamente, asciugai con il pollice.
"Davvero?" chiese incredula.
"Sì, dico davvero..." risposi "Ho già tutto pronto per partire..." continuai.
Lei mi abbracciò con forza e io la strinsi al mio corpo commuovendomi per la sua reazione, visto come aveva reagito quando avevo provato a parlarle qualche mese prima.
"Ti amo, Álvaro." disse per poi baciarmi sulle labbra in un modo mai così dolce ma allo stesso tempo appassionato.
"Anche io ti amo." risposi stringendola il più possibile a me.
"Ora devo darti io il mio regalo..." disse ricomponendosi leggermente e con un sorriso.
"So che non è un regalo materiale perché non ho potuto comprartelo, ma spero ugualmente che ti piaccia..." iniziò.
Mi prese le mani e intrecciò le nostre dita.
"Qualche giorno fa, sono andata con Valeria in giro per la città, ricordi?" chiese.
"Sì, certo..." risposi seguendo il suo discorso anche se non capivo dove volesse andare a parare.
"Ecco, io non sono andata in giro per la città, ma sono andata in ospedale per fare una visita." disse "So che ho sbagliato a non dirti nulla ma non volevo farti allarmare inutilmente, sono andata dalla ginecologa perché in questo mese non ho avuto il ciclo, nessun mal di pancia e nessun mal di testa...solo delle nausee mattutine."
Sentii il mio cuore perdere un battito e strinsi le sue mani.
Non potevo credere alle mie orecchie, non riuscivo a credere a ciò che avevo sentito, tutto ciò che volevo dalla vita si stava avverando nel periodo più inaspettato.
"Ho fatto i vari accertamenti, analisi del sangue ed ecografia e sì, amore, sto aspettando un bambino o una bambina..." disse ancora "...o chissà, magari due, non si sa ancora..."
Rise mentre qualche lacrima scendeva ancora lungo le sue guance, la commozione ormai era diventata parte integrante di quella serata, forse la più bella della mia vita.
"Dì qualcosa, ti prego..." disse e solo in quel momento mi accorsi di non aver ancora proferito parola.
"Ti amo, vi amo, non lo so nemmeno io cosa dire..." iniziai "So solo che sono troppo felice, che hai reso questo Natale, il più bello della mia vita."
Appoggiai le mani alla sua pancia e la accarezzai delicatamente.
"Sarai ancora più bella di quanto la sei ora." dissi immaginandola con il pancione.
Unii le nostre labbra e lei mi asciugò le lacrime mentre entrambi sorridevamo e io continuavo ad accarezzarle la pancia coperta dal maglione.
Sarebbe stata la vita più bella del mondo, quella accanto a lei e alla creatura che sarebbe nata entro qualche mese.

You were my eyes when I couldn't see. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora