Prologo

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Massimo si guarda intorno e sbuffa, tamburellando nervosamente con le dita sul volante, ci sono cose nella sua vita che non sono mai cambiate, come la golf grigio metallizzato che si ripromette sempre di rottamare ma che poi si ritrova comunque a riparare quando serve per farla tirare avanti ancora un po'. Come la facoltà di "Lettere e filosofia" alla Sapienza in cui insegna storia contemporanea, come quella cattedra polverosa che pur essendo astratta, pur essendo solo un termine che sta ad indicare il suo essere occupato a tempo indeterminato, si ostina a tenere stretta, così stretta che quel posto fisso sembra aver messo radici là dove prima c'era l'incertezza del futuro e ora ci sono "solo" vent'anni di onorata carriera.
Come il maglione blu scuro che indossa stamattina, qualcuno una volta gli ha detto che gli donava più quel colore che il grigio topo che perseverava ad indossare e da allora lui ama il blu scuro, non solo per il maglione che gli è stato regalato dalla stessa persona, ma perché è l'unico ponte che lo collega ancora al ricordo di Sara insieme ad una fotografia, in qualche modo.
Anche se Sara chissà dov'è questa mattina, anche se Sara avrà cambiato numero perché l'unica volta in cui ha ceduto alla nostalgia e ha provato a chiamarla, quello di sempre risultava inesistente, anche se sono passati due anni dall'ultima volta che l'ha vista. Sperava che si iscrivesse all'università ma chissà secondo quale criterio poi lo sperava, chissà che cosa gli aveva fatto credere alla fine che forse quel passo lo avrebbe fatto, che avrebbe portato avanti gli studi anche se i libri con lei non erano mai andati d'accordo, o almeno non quelli di scuola, chissà perché alla fine si era lasciato convincere dal fatto che prima o poi...magari più poi che prima...chissà.
Perso nei suoi pensieri, Massimo non si accorge che è scattato il verde e che il tipo nell'auto dietro di lui sta suonando come un matto, abbassa il finestrino e si volta, stendendo il braccio fuori con il palmo aperto e rispondendo a tono "Ma che modi, ma vuole aspettare? Guardi che non è in ritardo solo lei, io..." e poi il tonfo.
Tutto quello che Massimo vede è una lingua di fuoco alzarsi verso il cielo, troppo vicina al proprio viso per i suoi gusti, poi qualcuno grida e nelle orecchie gli esplode il suono di una lamiera che si contorce in un stridìo di ferro e asfalto intrecciati, da qualche parte, in un recesso lontano della sua mente, Sara ride, accendendo l'oscurità di mille campanelli argentati, ma poi il buio vince e Massimo vi si abbandona, incapace di reagire oltre.

Le prigioni di Garibaldi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora