Si era trattato di uno sguardo fugace, niente di più.
Era avvenuto con una velocità tale che avrebbe potuto benissimo essere frutto della loro immaginazione, della loro paranoia.
Tyler, Ethan e Michelle non ebbero il coraggio di guardarsi e quando, dopo secondi che parvero non terminare mai, distolsero lo sguardo dalla porta, i loro occhi si posarono su Paul.
L'uomo aveva messo su un'espressione mortificata, colpevole; talvolta, rassegnata.
Era vero, dunque. Shyla aveva origliato sul serio.
Eppure, il signor Dalton era stato previdente: aveva socchiuso la porta, così da poter lanciare degli sguardi durante il racconto e accertarsi che... be', che non accadesse quello che era appena accaduto.
«Ragazzi...» Paul ebbe la forza di dire, ma senza riuscire ad aggiungere altro.
Cosa avrebbe potuto dire? Non era neanche sicuro che Shyla avesse effettivamente sentito.
In quel momento più che mai, il peso dei suoi anni e delle sue sofferenze sembrò gravargli sulle spalle.
Dall'altro lato del muro divisorio, a livello della sala d'ingresso, i ragazzi sentirono l'armeggiare di una zip.
Fu allora che i tre si decisero a guardarsi. Un'occhiata eloquente, niente di più. Ma bastò.
Si alzarono nel medesimo istante in cui il signor Dalton posò con riluttanza la sua tazza di tè sul tavolino e disse: «Ci penso io. Sono io il responsabile.»
Tuttavia, a Paul Dalton non venne consentito di occuparsi di tutto. Non di nuovo.
Michelle, Tyler e Ethan gli rivolsero un'occhiata significata: gli dissero, con un gioco di sguardi, che non era stata colpa sua e che avrebbero provato a parlare con Shyla.
Lo guardarono come si può guardare un uomo che per anni, troppi anni, non aveva avuto nessuno con cui confidarsi, se non un vecchio Elfo Domestico.
Pochi secondi dopo, Michelle aprì definitivamente la porta di mogano che era rimasta socchiusa, per scoprire una Shyla alquanto nervosa, intenta a sistemarsi il cappotto.
Sembrò non notarli immediatamente: continuava a fare forza sulla cerniera che, evidentemente incastrata nel tessuto, era bloccata a metà chiusura.
Shyla aveva un'aria così indaffarata, così determinata, nel sistemarsi il cappotto che Michelle, Tyler e Ethan non poterono fare a meno di fare un sorrisetto.
Successivamente, Tyler le si avvicinò e, con poche e semplici mosse, le sistemò la cerniera.
La Corvonero lo guardò, poi rivolse la sua attenzione a Michelle e Ethan, poco distanti da lei, e in fine disse: «Non ho bisogno del vostro aiuto.»
Aveva messo su un tono autoritario, stizzito, un tono che gli altri conoscevano bene; eppure, questa volta furono in grado anche di cogliere una punta d'offesa nella sua voce.
Si tirò su la zip e posò la mano sul pomello della porta d'ingresso.
«Dove vai?» le chiese Tyler, con cautela.
«Non sono affari che vi riguardano» rispose lei, gelida. Aprì la porta e, senza voltarsi una seconda volta, si fece strada nel vialetto di casa fino al marciapiede.
Gli amici la videro scostarsi velocemente da un ciclista che passava di lì appena prima di perdere di vista la sua chioma bionda tra la gente.
«Forza» esordì Ethan, pochi minuti dopo.
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❝Lonely Hearts Club❞
FanfictionAmbientato ad Hogwarts, ma con un contesto e dei personaggi da me inventati. Storia nata una mattina di settembre ❁ Tyler Hogan, sedici anni, Tassorosso. Michelle Anderson, sedici anni, Grifondoro. Ethan Carr, sedici anni, Serpeverde. Shyla Dal...