10 Gli incubi della Predacon

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Grimlock si risvegliò alla mattina seguente. Aveva dormito benissimo quella notte, e non ricordava di aver dormito così bene prima di allora.
Si voltò alla sua destra: Darkdeath stava dormendo su un fianco, con un respiro regolare e un sorriso sul volto.
Il Dinobot avrebbe voluto dormire di più, ma c'era una cosa che doveva fare: si alzò e, in punta di piedi, uscì.
Uscì dalla base Autobot e si diresse alla quella Dinobot, ma appena entrato venne accolto da una figura appoggiata alla parete con le braccia incrociate.
Era piccola e snella, di un azzurro scuro - quasi nero - coperta da un'armatura. Aveva due perle smeralde in volto: la caratteristica più comune dei Dinobot.
"Dove sei stato?", chiese la figura, con uno sguardo indagatore.
"Ho dormito troppo. Niente di speciale, Strafe".
"Mi fido. Di cos'hai bisogno?".
"Di parlare con Scorn. Lui c'è?".
"È occupato con Darkmoon. Ma non credo sia lei che più ti preoccupa".
"E chi sarebbe sentiamo".
"La Predacon".
Grimlock venne preso alla sprovvista, non sapendo tuttavia come controbattere.
"Non è lei che mi interessa, ma proprio perché Scorn mi aveva parlato della connessione psico corticale".
Strafe sorrise con un ghigno.
"Per me sono entrambe le cose. È da quando che l'hai vista che chiedi a Darkmoon gli hobby e le passioni".
"Questo non è vero...".
"...e ti rode il fatto che Scorn non te lo abbia detto".
Porse a Grimlock una cartella.
"Che cos'è?".
"Gli appunti di Darkmoon. c'è tutto quello che vuoi sapere su Darkdeath".
"E cosa me ne faccio?".
"Invitala a un appuntamento".
"Sei impazzito? Non posso farlo. Romperei il regolamento".
"Lo disse anche Darkmoon e guarda dove siamo finiti".
Grimlock sospirò.
"Hai ragione, ma come posso farlo? Non sono bravo in queste cose".
"Sii te stesso. Comincia nel starle vicino durante la connessione. Sarà spaventatissima".
"Chi sarà spaventata?", chiese una voce, alle spalle di Grimlock.
Questo si voltò di scatto.
"Buongiorno bella addormentata".
"Giorno Grimlock" salutò Darkdeath "sto per fare la connessione psico corticale".
"Lo so. Vengo con te. Voglio vedere che cosa combinerà Scorn".
Che idiota, pensò il tirannosauro.
Ma era troppo tardi.

"Sei stato un vero stupido. Dovevi dire che eri per lei!", disse Strafe a Grimlock, attraverso un auricolare.
"Lo so. Me ne pento solo adesso".
Darkdeath non udì niente mentre - sdraiata sul lettino nel laboratorio - Scorn la collegava a un macchinario col computer.
"Bene. Darkdeath" disse lo spinosauro "con questa macchina potrò vedere i tuoi incubi. Tieniti pronta".
Questa annuì mentre una lacrima le solcava la guancia, senza aprire gli occhi.
Appena la vide piangere, Grimlock si sentì stringere la Scintilla, provando un dolore così acuto che Strafe lo vide abbassare lo sguardo.
Grimlock e Strafe si affiancarono a Scorn per vedere sullo schermo del computer la lunga serie di immagini che componevano gli incubi di Darkdeath.
Tutti questi mostravano Shockwave mentre la torturava senza anestesia, facendola urlare e sbraitare senza alcuna pietà.
Ogni urlo provocava a Grimlock una profonda ferita nella Scintilla;
ora conosceva il suo dolore.
Scorn non riuscì a vedere altro, troppo scandalizzato: aveva visssuto di molti dolori nella sua vita, ma quello che aveva visto superava ogni limite.
Scollego' Darkdeath dalla macchina; questa aprì gli occhi di scatto, mettendosi subito a sedere con un respiro accelerato e irregolare.
"Sarebbe meglio che ve ne andiate", disse Scorn guardando Grimlock e Strafe, porgendo a Darkdeath una bevanda calda.
Questi annuirono e si dileguarono.
"Eccoci qua. Riusciresti a parlare degli incubi?".
"P-perche'?", balbetto' la Predacon.
"Ho bisogno di sapere le tue sensazioni. Credimi, sono importanti".
Darkdeath sospirò prima di cominciare.
"Sento ancora i dolori che provavo, le mie urla di dolore, la sensazione di morire a occhi aperti...", non riuscì ad andare avanti.
"Molto bene. Dovremmo rifare la connessione".
La Predacon sbarrò gli occhi.
"Perché?".
"Questa connessione che ti sei sottoposta mi serviva per vedere i tuoi incubi. Domani riuscirò a liberartene di essi".
"Va bene".
Si alzò dal lettino e si diresse alla porta.
"Ah, un'ultima cosa", aggiunse Scorn.
"Cosa c'è?".
"Non ti azzardare mai più di dare dello stronzo a Grimlock".
Darkdeath sbarrò gli occhi.
"Non l'avevo detto...".
"...ma l'hai pensato. Sono un *occlumante".
"Allora sai che ho ragione".
"No. Grimlock è venuto per te".
"Ha detto che...".
"Senti" la interruppe il medico "so cos'hai pensato, ma so anche cos'ha pensato lui. Appena ha visto i tuoi incubi, si è sentito male, ha provato un senso di colpa che non immagini.
Credimi. Io l'ho visto".
Darkdeath rimase completamente spiazzata; gli occhi verdi di Scorn le rammentarono quel prevede periodo di baci e abbracci con Grimlock. E quella notte...
Abbassò lo sguardo, cominciando a piangere.
"Dai, non fare così...", tentò di rassicurare Scorn.
Si avvicinò a Darkdeath per abbracciarla, ma questa fuggì via.


*occlumante: terminologia di Harry Potter. È colui (o colei) che può leggere la mente altrui.

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