8 Sacrificio

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Fuori era scoppiato l'inferno.
Autobot e Decepticon si fronteggiavano tra loro con le armi sguainate e i muscoli pronti all'azione.
"Cosa succede?", chiese Grimlock, bloccando Snarl, lo stegosauro.
"I Decepticon ci hanno teso un'imboscata".
Detto ciò il Dinobot si dileguò.
"Dove vai?", chiese Darkdeath voltandosi, notando la fuga di Darkmoon.
"Vado a recuperare la mia arma".
"Sei pericolosa già di tuo...".
"È importante".
Non disse altro e tornò indietro.
Dovette farsi strada a spintoni - andando a scontrarsi a qualche Dinobot - e andò nell'armeria.
Appena entrata, puntò dritta nel suo scomparto.
Lasciò da perdere i cannoni e la vide.
La sua arma prediletta, riparata dopo tre mesi di manutenzione.
La catena armata.
Era molto semplice come arma ma ciò nonostante era pericolosissima.
Era costituita da un'asta di metallo
- lunga sufficiente per essere impugnata a due mani, ricca di simboli cybertroniani in bassorilievo - con fissata a un'estremità una catena lunghissima, composta da grossi anelli metallici. Sull'altra estremità della catena c'era fissata una grossa lama nera intrisa di un liquido bluastro.
Energon pieno di batteri che - se entrati in contatto con una ferita aperta - potevano trasmettere la peste cybertroniana.
Darkmoon impugnò l'arma che fosse una reliquia ed uscì.
Ancora inferno nei corridoi.
Dinobot da tutte le parti, voci mescolate all'allarme ancora attivo, tintinnii di lame che si scontravano...peggio dell'ultimo girone dell'Inferno.
Dopo vari tentativi, Darkmoon riuscì ad uscire.
E la vide.

Darkdeath contro Shockwave.
Aveva aspettato quello scontro da tutta la vita: lei, armata di spada e in posizione di combattimento.
Lui, apparentemente disarmato ma con un cannone al posto del braccio.
"Come può la mia creatura essere contro di me?".
"Io non sono la tua creatura!".
" invece; è solo che non lo vuoi ammettere".
Darkdeath non resse più.
Attaccò con un fendente dall'alto ma Shockwave bloccò la lama col cannone e con l'altro braccio strappò la spada dalle mani di Darkdeath.
La conficcò a terra, quasi impossibile da estrarre.
La ragazza passò all'azione.
Entrò in modalità Predacon e con un attacco diretto Darkdeath puntò il petto con gli artigli sguainati. Shockwave riuscì ad afferrare le zampe per i polsi, facendo inginocchiare la Predacon. Alzò il cannone, ma una catena lo bloccò, da dietro Darkdeath.
Shockwave alzò lo sguardo.
Darkmoon stava tirando la catena con i muscoli tirati, sudando freddo.
Darkdeath ne approfittò per liberarsi e con un pugnale ferì a morte lo scienziato, pugnalandolo nel petto.
Spinse sempre più in profondità la lama, guardando dritto negli occhi il suo torturatore, colui che l'aveva marchiata, segnata con incubi che le facevano passare notti insonne.
Solo allora Darkdeath estrasse il pugnale.
"Sei in debito con me", le disse una voce alle spalle.
La Predacon si voltò.
"Maddai Moon! Non mi dirai che tieni il conto di tutte le volte che mi hai salvato la vita!".
"Proprio così".
Sorrise, ma si spense subito non appena alzò lo sguardo dietro Darkdeath.
"Attenta!", urlò Darkmoon, mettendosi dietro l'amica, coprendole la schiena.
Darkdeath udì un sussulto - ma non capendo cosa fosse successo, si voltò lentamente - ma appena vide la Dinobot, le parve che il mondo si fosse fermato in quel preciso istante.
Il tempo aveva ormai perso il proprio valore.
Darkmoon era in piedi con le braccia lunghi i fianchi, ma gli occhi di smeraldo erano spenti, come privi di vita. Sul fianco destro presentava una grossa ferita da cui fuoriusciva a fiumi Energon di un azzurro spento.
Darkdeath era incapace di agire, soprattutto quando vide l'amica cadere in avanti, mostrando alle sue spalle Predaking con in mano un pugnale sporco di Energon.
"No! Bastardo!", urlò Darkdeath.
Non fece caso al corpo agonizzante di Darkmoon e con la spada sguainata decapitò il fratello con un unico fendente rotondo.
Dopo quel gesto, cominciò a respirare affannosamente, poi cadde.
Tutto divenne nero.

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