Capitolo 3

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Nathan accese il cellulare come promesso solo verso mezzogiorno, non era minimamente interessato a conoscere amici e soprattutto amiche di Evan o intercettare accidentalmente una chiamata dei suoi genitori o, ancora peggio, di suo fratello Morgan.

Appena spinse il tasto dell'avvio questo squillò.

Rispose e rimase in attesa, se la voce non fosse stata quella di Evan avrebbe semplicemente riattaccato senza dire una parola.

"Ciao Nathan"

Era lui la sua voce l'avrebbe riconosciuta fra mille e ogni volta gli faceva aumentare i battiti. Era un vero deficiente a provare ancora qualcosa per lui dopo tutto quello che gli aveva fatto!

Non voleva assolutamente fare conversazione, doveva limitare al minimo il tempo che ci avrebbe trascorso insieme, così andò dritto al punto "Hai fatto quello che ti ho chiesto?"

Evan si sentì terribilmente in imbarazzo ricordando quello che aveva pensato alla fine, ma cercò di controllarsi e sembrare deciso, in fondo l'amico non poteva saperlo "Si', adesso rivoglio il mio cellulare"

Nathan non avrebbe mai voluto incontrarlo e tantomeno guardarlo masturbarsi, ma voleva umiliarlo, fargli credere che lo avrebbe fatto, e per fare ciò dovevano vedersi.

"Ci incontriamo alle 16 al caffè vicino legge. Porta il video su una chiavetta e vedi di essere puntuale"

Evan sentì una strana eccitazione invaderlo alla prospettiva di incontrare il suo ex migliore amico, aveva sperato che accadesse per così tanto tempo che adesso non gli sembrava nemmeno vero, anche se le condizioni in cui avveniva non erano delle migliori "Ci sarò"

Nathan arrivò all'appuntamento in anticipo per poter scegliere con calma un tavolino appartato e sistemare il suo portatile.

Voleva umiliare Evan, sentiva una strana euforia al pensiero di potersi finalmente vendicare, anche se sapeva che non poteva nemmeno in parte fargli sentire ciò che lui aveva provato: lui era innamorato di quello stronzo ed essere tradito, rinnegato e umiliato dalla persona amata era un dolore devastante.

Evan arrivò alle 16 precise, entrò nel locale, il suo nervosismo era evidente, attendeva quel momento da ben 5 anni, non sapeva ancora cosa dirgli, che gli era mancato? Che lo considerava ancora il suo migliore amico? Che desiderava tornassero come un tempo? Forse, sicuramente però avrebbe dovuto cominciare con delle scuse.

Si guardò intorno in cerca del suo amico. Si ricordava perfettamente i suoi lineamenti e la sua corporatura, ma non vide nessuno che gli somigliasse.

Stava per andarsene deluso quando si sentì chiamare "Evan idiota dove guardi? Sono qua"

Un ragazzo alzò il braccio e gli fece segno di raggiungerlo.

Evan rimase per un momento indeciso, la persona che lo stava chiamando non si avvicinava minimamente al ricordo che aveva del suo amico.

Nathan, il suo Nathan, era un ragazzino timido, gracilino e minuto con lineamenti delicati, quasi femminili, le ragazze non lo degnavano nemmeno di uno sguardo.

Il ragazzo che aveva davanti invece sembrava alto con un fisico magro ma ben delineato, anche se da seduto non era semplice stabilirlo con precisione; ma soprattutto era sicuro di sé, conscio della propria bellezza e dell'effetto che aveva sugli altri, le donne avrebbero fatto carte false per portarselo a letto.

Evan si avvicinò indeciso.

Nathan sentì un brivido percorrergli la schiena, era per quel motivo che preferiva non incontrarlo, non voleva e non doveva assolutamente riportare a galla nessun sentimento per lui. Quello che provava per Evan era morto e sepolto, era il passato e tale doveva rimanere. Un passato che lo aveva fatto soffrire a sufficienza e che non avrebbe portato a niente di buono. Non aveva bisogno di innamorarsi nuovamente di uno stronzo omofobo. La sua vita era già piena di bastardi non gliene serviva un altro ... e poi un conto era farsi scopare da un figlio di puttana un contro era amarlo ...

Un crudele filo rossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora