Capitolo 2: Davanzale

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Isabel era l'angelo della Wammy's House. Oltre a ricoprire il ruolo di responsabile dei dormitori, era come una vera e propria madre per tutti i bambini dell'orfanotrofio - non a caso, era la moglie di Roger; era una donna onesta, dolce come il miele e, spesso, si schierava dalla parte degli orfani, diventando loro complice e mettendosi volontariamente contro suo marito, ma solo per convincerlo a chiudere un occhio su una marachella combinata da qualcuno dei bambini. Tutti l'amavano, lì, e anche Blanca l'aveva presa subito in simpatia.

«Per ora, questi dovrebbero bastarti» disse Isabel, tirando fuori dall'armadio della sua camera alcuni indumenti femminili di piccola taglia, per poi porgerli alla bambina che, pazientemente, la stava osservando dallo stipite della porta.

«Come fai ad avere questi vestiti?» le chiese Blanca, guardandola con aria interrogativa. «Tu sei più grande, te ne servono altri.»

Isabel si scostò una ciocca di capelli neri dal visto. «Mi piace avere degli abiti per bambine nel mio armadio. Gli arrivi qui sono molto irregolari, per questo non si sa mai chi si presenta alla nostra porta. Sono abiti d'emergenza» disse, per poi aggiungere: «Non temere, in questi giorni faremo un salto in città per comprarne degli altri.»

Un sorriso fece capolino sul viso di Blanca. «Grazie.»

«Non devi ringraziarmi, tesoro» le rispose Isabel. «Adesso vieni con me, ti faccio vedere la tua camera.»

Detto questo, entrambe uscirono dalla camera matrimoniale della tenuta e iniziarono a percorrere il corridoio silenzioso; passarono davanti a una finestra, e Blanca poté vedere alcuni bambini che giocavano a rincorrersi.

«Ti piace stare in compagnia?» le chiese la donna tutto d'un tratto.

Blanca si girò a guardarla: le rughe attorno agli occhi erano deboli e appena accennate. «Dipende. Non mi piace stare in compagnia di brutte persone.»

«La tua compagna di stanza non è una brutta persona.»

La bambina chinò la testa di lato e, di conseguenza, una delle due piccole codine che raccoglievano i suoi capelli castani sfiorò una spalla. «Avrò una compagna di stanza?»

«Sì. Tutti i bambini hanno almeno un compagno di stanza. La tua si chiama Amy.»

A Blanca non parve affatto un nome cattivo, ma volle saperne di più. «E com'è?»

Isabel cambiò direzione, prendendo a salire le scale sulla sinistra del corridoio. «È molto timida, non è riuscita ancora ad integrarsi con gli altri bambini. Non esce mai dalla sua camera, se non per andare al bagno, di tanto in tanto» le spiegò la donna. «È arrivata qui qualche mese fa, ma non ha mai rivolto la parola a nessuno. Non riusciamo a capire il perché del suo blocco. Dobbiamo persino portarle da mangiare in camera, altrimenti morirebbe di fame.»

Blanca annuì silenziosamente; non sapeva cosa dire, si sentiva abbastanza impacciata.

«Potresti aiutarla?»

La bambina alzò immediatamente lo sguardo, facendolo incontrare con gli occhi color nocciola di Isabel.

«Prova a parlarle, a farla uscire dalla stanza, fate conoscenza con qualcuno. Non può restare chiusa tra quelle quattro mura per i prossimi dieci anni.»

«Ha la mia stessa età?» chiese Blanca con gli occhi che le brillavano.

«Sì» rispose Isabel. «Ci proverai?»

La bimba sorrise, colpita da uno dei suoi rari momenti di sicurezza. «Ci proverò.»

La donna le rivolse uno sguardo amorevole e la ringraziò in silenzio. Subito dopo, le indicò una porta in legno scuro, una delle tante che decoravano quel tratto di corridoio, dicendole che erano giunte a destinazione. Isabel bussò alla porta e, nonostante non avesse ricevuto il permesso per entrare, aprì l'uscio, seppur lentamente, ritrovandosi davanti ad una stanza immersa nella penombra del tramonto.

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