Capitolo 8: Mostro

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Il formicolio alle gambe e i polmoni mezzi vuoti non risultavano essere un ostacolo per lei e per il suo obiettivo; stava correndo all'impazzata per tutta la tenuta, urlando il nome della sua compagna di stanza allo scopo di trovarla al più presto possibile. Le era stato affidato un compito ben preciso, e lei, temeraria, era decisa a portarlo a termine, nonostante la pazza ricerca le stesse consumando molte più energie di quanto avesse pensato prima di accettare l'incarico.

Il suo interesse principale si sarebbe unito alla perfezione al volere della sua migliore amica, creando una combinazione equilibrata tra il dovere e il piacere; nella stanza priva d'arredamento sarebbe stata circondata dal silenzio e avrebbe potuto concentrarsi sulla lettura di decine e decine di romanzi, e col passare del tempo il detective più famoso al mondo si sarebbe fatto sentire, facendola scattare in piedi e poi fuori dalla stanza, a comunicare la venuta dell'idolo di tutti gli orfani prodigio, da brava sentinella qual'era. E così aveva fatto, appena aveva sentito una voce maschile mischiata ad un'impercettibile interferenza elettronica provenire dal computer che, di fronte a lei, non veniva mai spento.

«Buonasera. C'è qualcuno? ...Ehilà? Pronto pronto?»

Amy non riusciva a credere alle proprie orecchie e ai propri occhi; lo schermo del PC era diventato completamente bianco e una grossa L nera a carattere gotico al suo centro era un pugno all'occhio. Dopo tre interi mesi passati circondata da quattro spoglie mura, dalle quali evadeva unicamente per mangiare e per dormire, era finalmente riuscita a udire delle parole provenienti dal famoso sconosciuto.

Schiuse appena le labbra. «L...»

Il detective parve accorgersi della sua presenza solo in quel momento, nonostante la videocamera fosse sempre stata attiva. «Ciao. È la prima volta che ci incontriamo?» Lei annuì appena. «Piacere, io sono L, ma questo già lo sapevi. Tu invece chi sei?»

La gola dell'orfana era arida, ma un'ondata di determinazione le diede la forza per parlare. Disse, alzandosi lentamente in piedi: «Chi sono io non è importante.»

«Ah, no?»

«No» fece lei, stringendo il suo libro corrente tra le esili braccia. «Per favore, resti in linea. Non attacchi. Devo andare a chiamare qualcuno.» E schizzò via, alla ricerca della persona che, più di lei, desiderava conoscere L.

Ma dov'era finita la sua compagna di stanza? Non era da nessuna parte. Non la trovava. Si era volatilizzata nel nulla, ma Amy no, non avrebbe smesso di correre; chi avrebbe cercato avrebbe trovato, e difatti riuscì a scovarla, finalmente, dopo una manciata di minuti che non avrebbe saputo definire, ma che avrebbe descritto come interminabili e ansiogeni. La vide starsene appoggiata contro il legno della piccola baracca nel giardino sul retro, microscopica struttura che ospitava vecchi oggetti scartati durante gli anni ma che stavano lentamente tornando alla luce grazie allo zampino di Matt, improvvisamente appassionato di collezionismo, o forse solo curioso di ficcare il naso nella polvere e passare il pomeriggio a starnutire, condizionato dalla pessima influenza di Mello, che chissà quale strano obiettivo veritiero aveva per aver indotto il suo migliore amico a sporcarsi le mani e i vestiti di un fastidioso grigio. Possibile che quei tre stessero sempre insieme? Ogni volta che incontrava la sua compagna di stanza, la vedeva in compagnia di quei due ometti combinaguai a ridere e a scherzare, e non riusciva a spiegarsi in che modo avessero legato, cosa avessero fatto per approfondire così tanto la loro amicizia. Per un attimo, si sentì lasciata indietro, abbandonata; pensò di essersi persa una moltitudine di momenti speciali durante gli ultimi mesi, che aveva trascorso a leggere e a stare all'erta, a supplicare silenziosamente L di farsi sentire in modo da realizzare i sogni di Blanca. Scosse la testa, incitando quella negatività ad andarsene, tentando di convincersi che fossero solo sue stupide convinzioni basate sull'irreale; il buon senso e il ricordo del libro divorato per ultimo le fecero ricordare la sua posizione attuale, il suo ruolo da portatrice di ottime notizie - l'egoismo di essere partecipe ad ogni singola attività svolta dai suoi amici, ignorando la richiesta che aveva in prima persona accettato, era da evitare in ogni sua forma e misura.

La Casa dei Bambini PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora