Capitolo 8

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«E tu mi vorresti far credere che vi siete detti solo questo in dieci minuti?» Chiese lo Sceriffo, scettico sul racconto di Lane. Questi spalancò gli occhi e si mise la mano destra sul cuore.
«Glielo giuro, Signore, solo questo. La maggior parte del tempo l'ho passata a convincerlo a parlarmi,» spiegò, tentando di non mostrare che stesse mentendo. L'uomo strizzò gli occhi, poi annuì e tirò una pallina di carta nel cestino.
«Siamo punto e a capo,» commentò. Lane si schiarì la gola e alzò la mano delicatamente. L'altro corrugò la fronte e scosse il capo, incredulo. «Su, parla.»
«Mi chiedevo se fosse possibile sapere come mai l'avete arrestato. Cioè, io non ho parlato, mi domandavo se aveste trovato prove o simili,» provò il castano. Lo Sceriffo rise e Lane lo imitò, poi l'uomo divenne improvvisamente serio e scosse il capo.
«No che non è possibile. Sono informazioni riservate,» rispose. Lane annuì e si alzò, tendendogli una mano.
«Confessione firmata? No? Allora telefonata anonima. Sì? Ci ho preso?» Fece il castano, tentando di interpretare le espressioni facciali dell'uomo alle sue domande. Lo Sceriffo sembrava spazientito.
«Non posso dirtelo, Lane. Ora, se non vuoi che ti arresti per tentata vessazione di un pubblico ufficiale, ti consiglio di andartene.»
«Non mi resta che salutarla, allora, ma se le dovesse servire il mio aiuto per sapere qualcosa, non esiti a chiedere! Posso essere la sua spia, il suo uomo sul campo.» Lo Sceriffo sorrise ma annuì, ricambiando il saluto, poi lo lasciò uscire. Lane superò la porta e fece cenno a Jeremy di avviarsi, quindi i due uscirono dall'Ufficio e salirono sull'auto.
«Cosa è successo?» Domandò il biondo. Lane sospirò, guardando fuori dal finestrino, poi si voltò verso di lui e prese a raccontare.

«Facciamolo,» disse Dylan, guardando nervosamente l'altro. Lane annuì e sorrise, poi chiuse gli occhi per pensare.
«Non sappiamo cosa la spia ha detto allo Sceriffo, quindi dobbiamo raccontargli una versione abbastanza simile alla realtà dei fatti. Partendo dal funerale: la tua conversazione con Gary si riferiva al fatto che voi doveste dire cosa a chi?» Chiese il castano. Dylan guardò la telecamera e notò che era spenta, quindi si accinse a parlare.
«A mia sorella, Helen. Io volevo dirle che... so chi ha ucciso la mamma. Io e Gary abbiamo assistito ad una conversazione tra papà e un uomo. Lui lo pagava, tanto, e l'abbiamo sentito dire "sbarazzati di lei al più presto", due giorni dopo la mamma è morta. Inoltre lui non sembrava triste, aveva ottenuto i soldi dell'assicurazione sulla vita della mamma e la sua eredità. Io volevo dirlo a Helen, solo che Gary non voleva. Lui voleva... ricattare papà per farci dare dei soldi e andarcene da Fariview,» spiegò Dylan, visibilmente sollevato. Si era tolto un peso enorme. Lane scosse il capo, interdetto. Aveva sempre pensato che Byron fosse innocente, non poteva crederci.
«Ma perché non l'avete detto alla polizia?» Domandò poi. L'altro scrollò le spalle e sorrise amaro.
«È mio padre, Lane. Se lo mandassi in prigione, finirei senza un soldo e Helen andrebbe in affidamento. Volevo solo dirlo a mia sorella. Era giusto che sapesse, che stesse lontana il più possibile da lui.» Lane voleva fargli mille domande, ma non ne aveva il tempo. Si riscosse e batté un pugno sulle sbarre.
«Okay, avete sempre parlato di qualcosa da dire, non di omicidio. Non ho idea di cosa fare,» confessò, scoraggiato, il più piccolo. L'altro scosse il capo, poi si alzò e si portò a ridosso di Lane. I loro volti erano separati solo da qualche centimetro di spesse sbarre di ferro. Poteva sentire il suo respiro addosso, i suoi occhi puntati sul suo viso. Il cuore prese a battergli a mille, alzò lo sguardo e lo incastonò nel suo.
«Io sì. Dovrai dire esattamente questo, Lane, mi raccomando: ho parlato con Gary al funerale di una cosa che dovevo dire a mia sorella. Non sai cosa dovessi dirle, non te l'ho confessato, ma pensi che c'entri con l'omicidio di mia mamma. Ciononostante tu non credi che sia stato io. Inoltre sai per certo che ho comprato del fumo da un tizio poco raccomandabile, questa cosa aggiungila, ti renderà più sincero. Devi essere convincente: sguardo fisso nei suoi occhi, mento alto, schiena appoggiata alla sedia e muscoli rilassati. Non alzare o abbassare gli occhi, non grattarti la testa, non muovere il volto. Fermo, immobile, tranquillo.» Gli toccò il mento e sorrise. «So che puoi farcela. Il mio destino è nelle tue mani.»

The Last YearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora