Capitolo 17

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Gea, San Jose, 16 luglio 2022

Finalmente erano giunti alla base di quelle stupide creature. Non che avessero voluto andarci per davvero, ma le continue seccature che gli stavano causando dovevano finire immediatamente e questo sembrava essere l'unico modo per farglielo capire.

Nonostante loro fossero i più forti e i più pericolosi, continuavano insistentemente ad attaccarli e a stuzzicarli come dei piccoli bambini che non capiscono quando è ora di smettere di giocare.

Avrebbero avuto qualche difficoltà ad affrontare quell'intero branco in una sola volta ma, se anche soltanto avessero provato a mancar loro di rispetto, non ci avrebbero pensato più di qualche secondo prima di sterminarli.

La strana creatura che si erano portati lungo il viaggio era cresciuta in fretta: ancora non era pienamente matura, ma mancava davvero poco prima che potesse liberare la sua vera forza.

A differenza loro, sembrava che si dovesse nutrire e quindi, nei giorni passati, mentre camminavano verso la base, gli era toccato procurarsi un po' di carne umana con cui sfamarla, d'altronde era l'unica forma di cibo che erano riusciti a trovare lungo il tragitto.

Il corpo di quella piccola bestiola si era presto irrobustito ed ora camminava fiera al loro fianco come un segugio. I suoi artigli erano diventati ancora più lunghi ed affilati così come le sue zanne e le grosse spine che aveva lungo tutta la schiena. Anche il sangue nero che ricopriva la maggior parte del suo corpo era diventato duro come la roccia, ma la testa sembrava essere rimasto l'unico punto in cui quella sostanza scura non era presente, mettendo in risalto quale fosse il punto debole di quell'essere.

Avevano provato a parlarci un paio di volte, ma non sembrava comprendere appieno il linguaggio umano: quella cosa riusciva a capire gli ordini più semplici e, attraverso il tono della voce che usavano, a capire quando veniva sgridata per via di qualcosa di sbagliato che aveva fatto. Più che ad un umano assomigliava ad un grosso cane da guardia.

L'enorme porta chiusa che si trovava davanti a loro non era sorvegliata da nessuno, ma avevano percepito da chilometri di distanza che colui che stavano cercando si trovava lì. Senza un attimo di esitazione sferrarono svogliati un pugno davanti a loro.

L'enorme porta di ferro si staccò dal muro con un suono metallico e cadde pesantemente all'interno della struttura, creando un rimbombo fortissimo e facendo entrare dei raggi di luce all'interno del posto buio.

Insieme al loro segugio si inoltrarono all'interno della scura struttura, immergendosi all'interno della nuvola di polvere che era stata innalzata dal loro attacco. Quel posto era proprio quello che avevano immaginato: un'enorme magazzino pieno di scaffali e ripiani dove traboccavano confezioni di cibi vari che gli umani erano soliti mangiare.

Quella costruzione sembrava infinita e sembrava continuare a vista d'occhio. Gli enormi scaffali erano disposti ovunque, andando a formare una sorta di labirinto e sembravano scomparire nel buio di quell'edificio che dava l'impressione di essere stato abbandonato da anni.

Se non fosse che gran parte di quel cibo era ancora commestibile e che sapevano per certo il momento in cui quelle creature avevano messo piede in quel mondo, non avrebbero mai pensato che solo la settimana prima quel posto fosse stato pieno di umani felici e spensierati. I muri e i pavimenti dell'edificio erano pieni di graffi o di buchi e parte degli scaffali e dei cibi posti sopra di essi erano stati scaraventati in giro per il luogo come se un tornado vi avesse messo piede dentro.

Ma da dei selvaggi come quelle cose non si sarebbero di certo potuti aspettare diversamente. Camminarono in silenzio lungo i vari corridoi senza notare nulla di importante, poi si imbatterono in un paio di scale che portavano al piano superiore.

VAMP: il primogenitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora