Capitolo 7 - Revisionato

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Era ormai quasi l'una e quindi tornarono a casa di Stefania. Una volta arrivati, sia la madre che il padre di Marta si fecero spiegare cosa fosse successo e Stefania fece una strana faccia e iniziò a parlare.

<<Quando avevo circa sedici anni abitavo con i miei genitori a Forlì, in quella città le case erano molto vecchie e quella in cui stavo io con i miei fratelli e genitori risaliva alla prima guerra mondiale. Una mattina mio padre si alzò dal letto senza che la notte prima chiudesse occhio perché gli era successa la stessa cosa che è successa a te, solo che quella faccia gli aveva parlato: gli disse di spostare il letto dall'altra parte della stanza o ci sarebbero state conseguenze. Allora quella mattina disse a mia madre di spostare il letto, lui doveva andare a lavoro e sarebbe tornato la sera. Quando la sera tornò, il letto era li, mia madre non aveva avuto il tempo di spostarlo e tutto terrorizzato andò a letto. Quella sera vide una sagoma entrare in camera e prendere per la testa di mia madre facendo gesto di spezzarle il collo. La mattina mio padre decise di dirle tutto e mia madre non perse un attimo a spostare di corsa il letto. In quella casa successero tante cose ma di poco conto, la più eclatante fu questa. E non è finita qui, qualche anno dopo sposata successe anche a me, abitavo da Asti ma io vidi solo il vortice che dopo una preghiera sparì>>

Nessuno osò aprir bocca, la storia aveva sconcertato Marta, per non parlare di Manuel. Quindi Stefania riprese a parlare.

<<La sorella di tuo padre, tua zia Maria, vedeva delle cose che nessuno era in grado di vedere, questo potere lo aveva ereditato da mio padre. Quando venne in quella casa a Forlì parlò con lo stesso uomo che ha minacciato papà, scoprì che durante la guerra l'intera famiglia di quell'uomo fu brutalmente assassinata. Noi avevamo lasciato quella casa vuota per anni, a causa della paura e tuttora quella casa è vuota. Quando venne ad Asti, a casa mia, vide qualcosa ma per paura che io mi spaventassi e mi trasferissi non me l'ha mai detto, purtroppo poi è morta e sono rimasta col dubbio.>>

Prese la parola Marta riferendosi a Manuel

<<Dobbiamo andarcene da quella casa>>

<<Già ce ne siamo andati, in effetti siamo qui da due giorni>>

<<Si, ma è come se la nostra vita fosse ancora li>>

<<Non giungere a conclusioni affrettate, aspettiamo che il vaticano ci approvi l'esorcismo>>

<<Esorcismo: lo dici come se niente fosse, come se fosse una cosa normale>>

<<Voglio arrivare in fondo a questa storia, mi sono sempre chiesto se potessero mai esistere queste presenze, e adesso lo so e non lo so allo stesso tempo e ho voglia di scoprire>>

La sicurezza di Manuel fece trasformare d'improvviso tutta la tristezza di Marta in rabbia e la motivò molto.

Trascorsero una normalissima giornata, verso le quattro Marta uscì dal balcone e alzò gli occhi e notò come delle scie di aereo disegnavano una croce rovesciata. Questo fece molto riflettere: la scia di un aereo dovrebbe avere un inizio, il punto in cui la scia si sta sbiadendo, ma non dovrebbe avere una fine, si dovrebbe vedere l'aereo che cammina o la scia proseguire, invece quelle linee incrociate avevano un inizio ed una fine. Quell'immagine portò nella mente di Marta la sua casa, ma non era più triste e spaventata, bensì arrabbiata e motivata a scoprire. I pensieri di Marta furono interrotti da Manuel che la stava chiamando.

<<Marta, Marta è arrivata la mail del vaticano: manderanno a controllare qualcuno domani stesso nel pomeriggio, dicono sia già in viaggio>>

<<Speriamo che domani questa storia sarà finita.>>

Da quando stavano dalla madre, avevano ripreso a vivere quasi normalmente, almeno erano tranquilli. Arrivò la notte e andarono tutti a letto ma Marta non riusciva a dormire. Quando riuscì a chiudere gli occhi sentì il rumore di acqua che scorreva che si faceva sempre più forte finché la porta della cameretta non si aprì di botto e tutta l'acqua entrò. A quel punto Marta vide di nuovo la sagoma di un bambino che correndo per uscire dalla porta, cadde e tutto d'un tratto l'acqua dal punto in cui cadde il bambino, si colorò di nero. Marta aveva sentito la botta che le ossa del bambino avevano provocato sbattendo a terra e sentiva anche le sue urla di dolore. E come al solito dopo poco tutto sparì all'improvviso e Marta non chiuse occhio. La mattina si alzò all'alba, si preparò una tazza di caffè, si preparò e uscì. Non ce la faceva ad andare a lavorare e mandò malattia e come lei anche Manuel, quindi senza pensieri ritornò a casa sua senza dire niente a nessuno, per ascoltare le ultime registrazioni fatte. Arrivò a casa e iniziò a diluviare, prese il computer, vi attaccò il registratore e riprodusse la registrazione della notte. Sentiva nella registrazione ciò che aveva sentito quella notte, un bambino cadere e piangere. A quel punto si alzò dalla sedia immersa nei suoi pensieri, pensava che forse quella specie di maledizione la seguiva dappertutto , fece un giro per la casa e notò dei graffi sulle porte, i cancelletti sulle scale, scaraventati in salone erano tutti piegati, il marmo delle scale era rotto, c'era muffa nelle pareti, i bastoni delle tende erano annodati, le lanterne decorativa al piano di sopra erano capovolte e avevano i vetri rotti, la testiera del letto, anch'essa in ferro battuto era completamente piegata in un'altra forma rispetto all'originale, la televisione formicolava oltre al fatto che non si volesse spegnere in nessun modo, neanche staccando la spina. L'unica camera intatta era quella di Martina. D'improvviso poi arrivò l'acqua e prima che si potesse bagnare uscì e chiuse la porta, si appoggiò ad essa e portandosi le mani in viso scoppia a piangere tormentata dall'immagine di casa sua devastata. Tornò dalla madre. Aprì la porta di casa di Stefania chiamandola ma nessuno rispondeva e dato che erano le dieci già doveva essere sveglia. Non ricevendo risposta la chiama più volte, poi va in cucina e inizia a scorrere acqua da tutte le parti; poi vede sua madre nell'acqua con attorno a se una pozza di sangue, aveva molteplici tagli da coltello e il collo spezzato. Al che si inginocchia e la solleva e inizia a piangere poi alza gli occhi al cielo e vede Martina impiccata con la tenda del balcone quindi si alza in piedi e muovendo a fatica i piedi nell'acqua va da lei, scioglie il nodo e la fa scendere urlando e piangendo. Poi sente la tipica risata di suo figlio e si gira verso la porta della cucina, dalla quale si poteva vedere il corridoio e vide suo figlio con un coltello sporco di sangue in mano che correva via. Allora decide di inseguirlo e arrivata a metà corridoio viene raggiunta da Stefania che teneva per mano i due bambini, Marta non aveva parole. Stefania vedendola in lacrime le chiese cosa fosse successo ma Marta non rispose e li abbracciò, nel frattempo tutta l'acqua si era asciugata. Quell'abbraccio sembrava non finire mai: Marta non si rendeva più conto di dove fosse o di cosa stesse facendo perché era assolta nei suoi pensieri. –Qualsiasi cosa ci sia in quella casa, mi segue e segue i miei bambini. Ma perché ci tormenta?- Marta voleva scoprirlo, da quando aveva assistito a quell'assassinio la sua forza morale diventò di nuovo paura, aveva paura che potesse succedere qualcosa di brutto ai suoi figli e a sua madre, ma voleva fermare tutto questo. Manuel anche era uscito e tornò di li a poco, nel frattempo l'abbraccio era finito e Marta raccontò tutto alla madre e a Manuel mentre i bambini giocavano in un'altra stanza. Manuel si alzò e disse <<Andiamo a casa, l'esorcista arriverà subito dopo pranzo e ormai è l'una, facciamoci dei panini e andiamo>>

<<Andiamo>

Salirono in macchina e arrivarono a casa, la porta però non voleva aprirsi, Manuel stette circa dieci minuti a spingere ma poi mentre tentava ancora in vano, Marta prese una pietra e la lanciò sulla finestra, che si ruppe. Manuel la guardò stupefatto e senza dire niente misero una sedia da giardino sotto la finestra, scavalcarono ed entrarono. Il tavolo era scaraventato e appoggiato su un lato, tutte le sedie a terra, intonaco del soffitto a terra, pareti impregnate di acqua, il divano era spostato al centro del soggiorno con tutta la stoffa rotta e la spugna da fuori, la televisione rotta che continuava però a formicolare, le tende del soggiorno erano appese penzoloni al lampadario e questo era solo il piano di sotto. Manuel e Marta si volevano sedere a mangiare quei panini quindi raddrizzarono il tavolo e due sedie e si poggiarono a mangiare. Marta e Manuel erano seduti uno di fronte all'altro e quando stavano per dare il primo morso al panino il tavolo vola di nuovo, Marta cade a terra e Manuel preoccupato la soccorre e decide di portarla a fare un passeggiata li fuor per aspettare l'esorcista. Ne avevano viste talmente tante che ormai niente li sconvolgeva. Dopo neanche cinque minuti arriva una macchina da cui scende un uomo con la valigetta e si avvia verso la coppia.

<<Buongiorno, siete voi i signori Marta e Manuel Lombardi?>>

<<Si, siamo noi, buongiorno>>

<<Procediamo>>

Entrarono in casa e l'uomo si tolse dal collo una catenina col crocifisso e tenendola in mano con il braccio teso davanti a se, girò casa. Poi dalla valigetta prese un libro e iniziò a leggerne delle righe. Si sentì un urlo agghiacciante, come quello che si sentiva alle tre di notte. Il prete continuò e i lampadari iniziarono a vibrare e pian piano ad oscillare fino a toccare il soffitto da una parte e dall'altra. Si iniziarono a sentire urli e scricchiolii e a quel punto il prete alzò la voce. Si trovavano al centro del soggiorno. D'un tratto il tavolo della cucina venne scaraventato sulle scale, il lampadario in cucina cadde e si ruppe. Il cancelletto che era alla loro sinistra iniziò a scricchiolare e si piegò ancora di più. Il lampadario in soggiorno continuava ad oscillare. Si ruppero tutte le finestre del soggiorno e della cucina. Poi passarono al piano superiore. Il prete continuava a parlare e i rumori continuavano. D'improvviso la porta della camera di Carlo si apre e si richiude di botto. Poi tutti i rumori cessarono e iniziò il pianto isterico di un bambino. Marta lo aveva riconosciuto, era suo figlio chiuso in quella stanza. Come era possibile, era dalla nonna. Marta dalla disperazione, perché Carlo la chiamava disperato, si inginocchia alla porta e spia dalla serratura ma vede solo nero. I rumori riprendono dopo un urlo più forte di tutti gli altri da parte di Carlo. Una botta improvvisa proveniente da tutte le direzioni e Marta cade a terra. Manuel si china per vedere come stava ma aveva perso i sensi ma il prete continuava. E d'improvviso il silenzio. Il prete non parlò più. <<Signor Lombardi in questa casa non c'è niente>>

<<Come niente?>>

<<Niente! Qualunque cosa ci fosse prima adesso non c'è più, arrivederci>> e se ne andò.

Marta si riprese.

<<Marta, Marta come stai?>>

<<Bene, non è successo niente>> aveva un'aria tranquilla e Manuel rassicurato dal fatto che in quella casa non ci fosse niente più e dalla voce serena di Marta, ritornò in se stesso ed entrambi tornarono a casa di Stefania.

"Pensate sia finita? E invece no. Questo è solo l'inizio."

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