Tre caffè mattutini e una missione da compiere

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Disclaimer! Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle entità realmente esistenti citate, nè offenderle in alcun modo. Tutti i fatti narrati sono puramente inventati o sola fonte di ispirazione. 
Nemmeno i componenti dell'immagine di copertina sono di mia proprietà: li ho semplicemente modificati e assemblati.

Capitolo 1 - Tre caffè mattutini e una missione da compiere

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«Non sono il tipo, Liam».

Uno sbuffo. «Il problema credo sia un altro: non hai capito cosa intendo. Devi solo fermarla e chiederle il suo parere. Lo farei io, ma...»

«Ma sai quanto la tua idea sia stupida».

Il suo piano era geniale, non avrebbe lasciato che il solito cinismo di Zayn lo smontasse del tutto. Era per il suo bene, dopotutto. «... ma non credo avrebbe senso. Voglio dire, non sarebbe credibile se uno studente di un altro dipartimento la fermasse in corridoio e le chiedesse... E poi, insomma, io cosa c'entro?»

«La cosa non ha alcun senso, infatti».

«Non essere così scettico, devi solo chiederle aiuto! Non puoi pretendere... insomma, come pensi di fare, altrimenti? Le nostre sarebbero sempre e solo supposizioni, mai nessuna certezza. Le ragazze le capiscono, queste cose. Io non sono una ragazza, anche se posso cercare di pensare come una di loro. Non mi riesce nemmeno bene a dirla tutta».

«Non sono così disperato!»

«Ma è un peccato, Zayn! E se avessi qualche possibilità di riuscirci? Non puoi mandarla in fumo solo perché “non sei il tipo” da fermare una ragazza in corridoio!»

Un sospiro. «Ecco, a proposito di fumo: ho bisogno di una sigaretta». Zayn si alzò pigramente dal divano, già intento a cercare l'accendino nella tasca dei pantaloni. Aveva fatto solo qualche passo, quando Niall era entrato in salotto, aveva allargato le braccia, attento a non far cadere il sacchetto di patatine stretto in una mano, e aveva ridacchiato: «Avete finito di sussurrarvi nelle orecchie, finalmente? Di Louis e Harry ne basta una coppia, grazie!».

Un sorriso ironico comparve sul volto mulatto di Zayn, mentre usciva scuotendo il capo. «Siete tutti fissati» borbottò.

 *

Poche cose importavano a Dixie, quasi nessuna. La lista dei suoi interessi, se si escludeva tutto il tempo che passava a sguazzare nel mondo delle fanfiction e dintorni, si riduceva alla lettura e ai videogiochi. Non era circondata da molte persone e quelle poche che riuscivano a ricambiare la sua “entusiasta sopportazione” - come la chiamava lei - con la stessa moneta erano i suoi fratelli, un ragazzo irlandese -suo fedele compagno di XBox – e un paio di psicopatiche, fangirlanti compagne di vita. La sua cerchia di conoscenti era perfettamente ristretta, conteneva il numero giusto di persone in grado di impedirle di poltrire per il resto della sua esistenza davanti ad un computer e contemporaneamente lasciarle il tempo necessario a studiare e non rimanere troppo indietro con gli ultimi aggiornamenti delle sue fanwriter preferite. Per questo, quando un ragazzo dall'aria non troppo sveglia l'aveva fermata in corridoio, all'università, dicendole: «Tu devi essere Dixie, giusto? Ho bisogno di chiederti un favore, se hai un minuto», lei aveva frettolosamente risposto con un pragmatico «Magari più tardi, d'accordo?», senza nemmeno fermarsi a chiedersi che intenzioni avesse. Dixie aveva imparato un sacco di cose nel corso della sua vita – le più incredibili leggendo assurde fanfiction e ragionando per antitesi, per lo più – e tra queste c'era anche il non fare favori a perfetti estranei che non salutano né si presentano, ma sembrano conoscerti. Specie se hanno la camicia abbottonata fino all'ultimo bottone. Quale ragazzo si allaccia la camicia fino all'ultimo bottone? (*)

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