Cap. 17

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Elena's POV

Quando mi sveglio sono già atterrata e, ancora con gli occhi chiusi, recupero il mio bagaglio e successivamente l'auto. Saluto i miei parenti e guido fino a Torino fra vari sbadigli.

Devo recuperare il jet-lag italiano, a quest'ora starei ancora dormendo  a Chicago.
Parcheggio l'auto salgo fino al secondo piano, senza suonare il campanello, ormai il portiere mi conosce e sa che voglio sempre fare delle sorprese a Paulo.

Busso dunque alla sua porta, ma quello che mi trovo davanti è tutt'altro che rassicurante. Una ragazza, una fottuta e meravigliosa ragazza con gli occhi neri e i capelli pure.
-Paulo, è per te, io vado allora!- alza il tono di voce per farsi sentire poi mi supera e scende per le scale.

Sento un sbuffo pesante arrivare dall'interno dell'appartamento. I miei piedi sono bloccati e non riesco a fare un passo.
Il suo sguardo cambia quando mi vede.
-guarda un po' chi ha deciso di tornare dopo la luna di miele con lo stronzetto che sembra una femminuccia- batte le mani teatralmente.
Le parole mi muoiono in gola.
-che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Sai Elena, quanto ho conosciuto credevo fossi diversa dalle altre, e invece non hai proprio nulla di speciale- pronuncia con cattiveria.
-chi cazzo era quella?- balbetto.
-non credo ti debba interessare-
-sono la tua ragazza, certo che mi interessa- la mia voce assume più vigore.
-no, non lo sei più-
Lacrime calde sgorgano dei miei occhi come se fossero un fiume in piena.

Il suo sguardo cambia ancora.
-sei solo uno stronzo. Quella "femminuccia" come lo chiami tu è sì uno dei miei ex fidanzati, ma come te anche lui era occupato e ha preferito rimanere con quell'altra, è la prima volta che ci siamo visti in due anni! Sei contento? Spero tu possa esserlo finalmente visto che corso a cercare conforto in una persona diversa da me appena ho girato le spalle-

Mi volto lascinando la valigia lì sul pianerottolo e scendo le scale.
-dove vai? Torna dentro- Paulo mi prende per il braccio.
-vado a Verona a vedere la partita che sta per iniziare, ma non lo faccio per te, lì c'è Sofia- mi libero e in fretta raggiungo il piano terra.

Giudo veloce, anche se partita inizierà tra un'ora, so che la mia migliore amica è già lì per evitare di fare ritardo.

Raggiungo i posti in tribuna vip e come immaginavo lei è già lì, assieme a poche altre persone.

Mi siedo accanto a lei e le racconto tutta la storia.
-mi dispiace per come sia andata, aveva qualcosa di diverso quando ti guardava negli occhi- sorride premurosa asciugando le mie guance arrossate.
-ora ti sistemo il trucco e ci pensiamo quando torniamo a casa perché la partita sta per inziare e di sicuro ti inquadreranno- prende dalla borsa il correttore, l'eyeliner e il rossetto.
Le poche ore di sonno non mi rendono più bella, anzi.

Il suo sguardo vaga per la tribuna, e io cerco di farmi piccola piccola, ma mi nota lo stesso. Entrambi cerchiamo di reprimere un sorriso.

L'arbitro fischia l'inizio della sfida fra Juventus e Hellas Verona.
Nel primo tempo, oltre ai vari tentativi di gol da parte del pipita, va ricordato quello di Matuidi. Mentre nel secondo tempo in aggiunta alla rete di Caceres, e più precisamente al settanduesimo Paulo si riesce a distinguere come un tempo.
Va davanti alla curva per segnare e dopo aver mostrato orgoglioso la maglia numero dieci se la alza rivelandone sotto un'altra.

Riconosco la sua scrittura, non ci posso credere!
C'è scritto "Elena scusami, ma ti amo troppo", lui è proprio matto.
Sorride come un bambino indicandomi dopo aver fatto la Dybala mask.
Cerco di non arrissire di non sorridere, in teoria dovrei essere arrabbiata con lui. Ma tutto è scomparso con questo gesto di amore fin troppo plateale anche per lui.

-immagino tu non sia più incazzata con lui- Sofia mi prende in giro alla seconda esultanza dell'argentino rivolta verso di me.
-oh sta zitta!- la spitono.
-pensa già a cosa dirgli a fine partita-
Non la smette la piccola stronza.

L'arbitro fischia tre volte, la partita è finita e mando un messaggio con scritto che lo aspetto nel parcheggio al numero dieci appena lo vedo dirigersi verso gli spogliatoi.

Trascorro molti minuti pensando a ciò che devo dire o al fatto che lui non arriverà mai perché non ha letto il messaggio, tutti complessi inutili che si dissolvono quando lui si presenta davanti a me, ancora con i capelli umidi.

-ehi- tenta di dire cauto.
Le mie dita formano un segno preciso sulla sua pelle ancora arrossata dalla doccia.
-ma che?- borbotta dolorante.
-questo è per avermi fatto piangere e per aver fatto tutto quel casino solo per me-
-"solo per te"? Elena sei una delle persone più importanti per me, erano mesi che volevo farti una dedica del genere e mi dispiace di averti fatto piangere non era mia intenzione, ma ero accecato dalle gelosia. Con quella ragazza non ho fatto nulla, è semplicemente la sorella di Giorgio, ogni tanto mi confido con lei- prende le mie mani nelle sue.
-davvero?-
-sì, è tutto vero-
-ti amo, Paulo- questa volta sono lacrime di gioia.
-anche io nena- mi bacia.

The end

Ti devo tutto. Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora