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"Che vuoi che faccia?" Gli chiedo, seccata.

"Per andare al ristorante stasera devi metterti i miei vestiti"

"Ma sei matto?!" Urlo.

"No, sono Fabrizio, pensavo di avertelo detto...comunque se vuoi uscire, devi fare ciò che ti ho detto! Devi riscattarti perché prima mi hai preso in giro!" Risponde lui, ridendo.

"E va bene. Apri!" Gli dico.

Mi apre la porta e io sono un po' imbarazzata perché sono in accappatoio, ma fa nulla, adesso dobbiamo scegliere i vestiti.

"Allora...metti questa camicia bianca -me la lancia- e questi pantaloni neri!" Mi dice, lanciandomi anche i pantaloni.

"Uff...e va bene. Esci, così mi cambio!" Lo scaccio dalla stanza e poi mi vesto. I pantaloni mi stanno molto lunghi, data la differenza d'altezza tra me e lui, e la camicia mi arriva sotto il sedere.

Metto un paio di stivali neri corti con il tacco e poi vado in cucina, dove ci sono.

Appena Ermal mi vede, scoppia a ridere, così come Fabrizio.

"Ma...cosa...?" Mi chiede Silvia.

"Sono i vestiti che Fab ha messo quando siamo andati a C'è posta per te! Ti stanno un po' lunghi, ma proprio poco eh" scherza Ermal.

"Andiamo o no?" Chiedo spazientita.

"Ah, certo, non ti ho dato il giubbotto di pelle! Ecco, prendi!" Mi dice Fab, avvicinandosi all'attaccapanni, prendendo il giubbotto di pelle e lanciandomelo.

Finalmente arriviamo al ristorante. Tutti mi guardano straniti: "sono proprio ridicola, lo so, ma non fate in modo che me ne accorga!" Penso, rivolgendomi agli altri clienti.

Ci sediamo, io e Fab da un capo del tavolo e Silvia e Ermal dall'altro.

Mi arriva un messaggio.

Apro il telefono...è un numero sconosciuto.

"Ti sta proprio bene la mia camicia"

"Fabrizio? Come hai fatto ad avere il mio numero?"

"Ho le mie fonti"

Sicuramente sarà stato Ermal. Cominciamo a mangiare, parliamo e scherziamo.

"Mi ricordo quella volta in cui Fabrì ed io eravamo invitati a casa di un cantante importante, nostro amico. Stava camminando tranquillo, ma non aveva visto le scale ed è rotolato giù come una capretta di montagna" ci racconta Ermal.

Scoppiamo tutti a ridere, soprattutto io. Fabrizio mi guarda male.

"Aspettate, ma non vi ho mai raccontato di quando eravamo a casa mia e Martina ha cominciato a cantare a squarciagola pensando fossimo da sole a casa!" Dice Silvia. Io divento bordeaux, e poi Fabrizio chiede:

"E poi che è successo?"

"Poi è entrato mio cugino e ha chiesto chi fosse quella oca che starnazzava. E pensare che in quel periodo aveva una cotta per lui!" Scoppiano tutti a ridere. Che vergogna!

Sento il telefono vibrare.

"Quindi ti è piaciuto qualcuno prima di me, eh?"

"Certo che si"

"Però, aspetta..tu non mi piaci!" Mi correggo.

Devo ammettere che amo sentire il suo profumo mascolino sulla pelle, mi fa impazzire.

Dopo aver mangiato, torniamo tutti a casa, io mi cambio e metto i vestiti a lavare nella lavatrice del mio bagno.

"Avresti anche potuto non farlo. Avrei voluto sentire il tuo profumo sulla pelle" sento una voce.

Mi giro e Fabrizio è sulla porta, con le braccia conserte.

"Ma va, il mio profumo ahah -rido- comunque, domani che faremo?" Gli chiedo.

"Boh, non lo so. Io pensavo di stare con te sul divano a guardare un film, gli altri due vogliono andare in giro da soli e non mi va di disturbarli. Ti va?" Mi chiede.

"Sii! Che film guardiamo?" Chiedo.

"Scegli tu"

"Titanic?" Chiedo.

"Mh, è un po' seccante ma okay...se ti piace..." mi metto a saltellare per tutta la stanza urlando e poi lo abbraccio.

Ognuno va nelle proprie stanze a dormire. Io sono sdraiata ma non riesco a dormire. Ho un sacco di pensieri nella testa, ho paura di molte cose, come del domani. Certe volte mi capita di avere questi attacchi di ansia, ma con una dormita passano. Il problema è che non riesco a dormire.

Decido di alzarmi per bere un bicchiere d'acqua. Passo davanti al divano dove dorme Fabrizio: è così tenero accovacciato su sé stesso!

Mentre bevo il mio bicchiere d'acqua, sento un braccio avvolgermi da dietro.

Mi giro e vedo che è lui.

"Si puo sapere che stai facendo?" Gli chiedo, a bassa voce per non svegliare gli altri.

"Ti sto abbracciando. Avevo bisogno di un abbraccio, tutto qui -mi spiega- non mi sento tanto bene."

"Anche io non sto tanto bene. Sto in ansia" Gli dico.

"Per cosa?" Mi chiede, preoccupato.

"Non lo so nemmeno io. È solo che penso a tante cose e mi viene la paura, non l'ho mai detto a nessuno" Gli spiego.

"Andiamo sul tuo letto, almeno parliamo più tranquillamente, no? Non ti mangio mica" mi dice lui.

Annuisco, finisco di bere e saliamo in camera a parlare.

Nota autrice
Ehi belli, come va? Vi sta piacendo la storia? A me piace moltissimo scriverla, e ricevere i riscontri positivi mi fa sempre piacere!
Ci sentiamo,
Baciniiii
Martina

Amami, da ora all'infinito - Fabrizio MoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora