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"Signorina, spinga, ci siamo quasi!" Silvia viene incoraggiata dall'ostetrica. Dopo 24 ore di travaglio tutti qui dentro sono stanchi, sudati e stremati, ma quella che sta soffrendo di più è Silvia. Sono l'unica qui che conosce e alla quale stringe la mano, non ha voluto che Ermal entrasse...forse non voleva farsi vedere debole, chi lo sa.

Ma in fondo, questo è il miracolo della vita.

"Eccolo qua...un bel maschietto!" Dice l'ostetrica, portando il bambino tra le braccia di Silvia dopo averlo asciugato e riscaldato per qualche secondo.

"Amore mio, quanto sei bello..." sussurra lei, quasi senza forze.

Il bambino urla e poi, quando sente il profumo della madre e la sua mano affusolata che lo accarezza, si rilassa e apre leggermente gli occhietti tali e quali a quelli di sua madre.

"Ciao, amorino della zia!" Lo saluto io.

"Posso far entrare il padre? Starà morendo dall'ansia, prima ho visto che un tipo e da intendersi, che tipo -sottolinea lei, evidenziando la bellezza di Fabrizio non sapendo che sono la sua ragazza e rendendomi leggermente gelosa- gli faceva aria con un giornale!"

"Certo, certo. Può entrare, ovviamente" Risponde Silvia.

Poco dopo, Ermal entra e alla vista di suo figlio si commuove. Si avvicina ai due amori della sua vita e li stringe a sé, cercando di nascondere le lacrime senza riuscirci.

In questo momento mi sento un po' il quarto incomodo, così tolgo la "divisa" sterilizzata che mi hanno dato prima di entrare qua e raggiungo Fabrizio. Sono stremata anche io: completamente sudata e con gli occhi che mi si chiudono da soli.

"Amore, com'è andata?" Mi dice lui, venendomi incontro e reggendomi con le braccia data la mia stanchezza.

"Bene...è un maschietto...davvero stupendo Fabrì, non puoi immaginare...ma non ce la faccio più, me vai a pigliá 'n caffè?" Gli dico, sedendomi sulla sedia di fronte alla sala parto.

"Sì, vado e torno. Te non t'addormentare!" Mi ammonisce lui, correndo a prendere il mio amato caffè.

Poco dopo Ermal viene fuori e mi dice che dovevano continuare e che non avevano finito.

"Sicuramente dovrà espellere la placenta" dico io. Mi sto preparando per diventare un'infermiera, certe cose le so.

"La che? È pericolosa?" Chiede lui, spaventato.

"Ma che...Ermal, lascia sta'. Cose da donne, da ostetriche, ginecologhe e infermiere" Gli dico io, scherzando.

Lui si viene a sedere accanto a me ed io appoggio la testa sulla sua spalla. È come un fratello maggiore per me.

"Te lo saresti aspettato tutto questo, qualche annetto fa? Io, lo ammetto, no...ma guarda, adesso per opera mia e di Silvia e nata una piccola creatura...è magica la natura, è magica la vita..." sussurra lui, con voce sognante e gli occhi che brillano di gioia e commozione.

"Già, hai ragione. Spesso crediamo che la vita sia un grosso fardello da portare per tanti anni, ma in realtà è il dono più prezioso che abbiamo" affermo io, pensando a tutte le volte durante le quali quasi mi sono stancata di vivere.

"Caffè?" Dice Fabrizio, porgendo sia a me che a Ermal due bicchierini di caffè del bar nell'ospedale.

"Fabrì, sei 'na salvezza" dico io, annusando il dolce e pregiato odore del caffè mentre bevo il primo caldo sorso di questa bevanda salvavita dopo 24 ore stancanti e estenuanti.

"Grazie, lo sapevo già" ridacchia lui, venendosi a sedere accanto a me.

"Adesso io vado nella stanza di Silvia ad aspettarla e a sistemare i suoi effetti personali negli armadi. Voi andate a letto, che siete stanchi pur non avendo fatto nulla! C'avete due occhiaie così! -dico io, imitando la forma delle loro occhiaie e facendoli ridere- Soprattutto tu, Fabrì. Ma barba e occhiaie sono essenziali in un uomo per me, quindi sei proprio bono! Buonanotte" Ridacchio io, baciandolo.

"Ma va, strunz, mi fate sentire il terzo incomodo!" Esclama Ermal.

"Ma dai Ermallino, vai a dormire! Buonanotte anche a te, riccio!" Dico io, baciandolo su una guancia e abbracciandolo.

"Noi andiamo allora...sicura che vuoi sta' sola?" Mi chiede Fabrizio.

"Sì, andate, dai! Ci vediamo domani" dico io, salutandoli.

È passato un po' di tempo dal mio esame. Non solo ventiquattro ore: non è più mattina.

È notte fonda, io sono sveglia mentre Silvia e il bambino dormono. Controllo i loro respiri che procedono di pari passo: sembra quasi che il respiro di Silvia prenda per mano quello del piccolino che è tenuto stretto tra le braccia della madre.

Li guardo e penso che...forse anche io un giorno affronterò l'immensa gioia e le grandi difficoltà che implica la maternità.

Forse è questo ciò che voglio nel mio futuro...sarebbe fantastico essere madre.

Chissà quante cose cambieranno fino a quel giorno, ma sono sicura di una cosa.

Il mio amore per Fabrizio non cambierà mai...mai e poi mai.

Lui è tutto per me, lui è l'essenza dell'uomo vero, l'essenza dell'amore, l'essenza della vita.

Questi pensieri, questi sogni e queste fantasie mi avvolgono come una calda e morbida coperta mentre Morfeo mi prende tra le sue braccia e mi fa addormentare.

Nota autrice
Ehi lettori! Questa volta un capitolo più lungo e con, decisamente, più impatto emotivo. La gioia di una nuova vita è sempre unica, così come la gioia di una rinascita. Si può sempre ricominciare e rinascere...voi non credete? E poi, la felicità di un bambino che entra a far parte del nucleo familiare -sia esso adottato o meno, l'importante è che venga AMATO sempre- è qualcosa di magico, no? È un argomento molto bello questo, adoro trattare temi come la nascita, la rinascita dal passato e la morte. No, non ho appena scritto qualcosa di macabro, anzi, non mi piacciono nemmeno gli horror: semplicemente adoro essere travolta dalle emozioni che la scrittura mi trasmette, soprattutto quando mi confronto con temi e argomenti più grandi di me, come la vita con la sua "Genesi" e la sua conclusione...nel bene e nel male. Adoro la vita, mi piace viverla e raccontarla...è la mia musa. Avete presente Omero, che scrisse "Cantami, o diva, del pelide Achille l'ira funesta", chiedendo ispirazione alla musa Calliope? Ecco, la vita è la mia musa Calliope. Non mi sto paragonando assolutamente ad Omero (magari fossi abile come lui!), ma vi sto illustrando un legame tra me e lui, un sottilissimo filo che lega due nostre dita, seppur il suo dito molto più grande e imponente del mio: l'ispirazione tratta dalle nostre muse. La vita mi racconta e io trascrivo per chi vuole leggere le parole che mi sussurra all'orecchio nei momenti felici e in quelli di sconforto. Perché , credo che le migliori storie nascano dai peggiori momenti della vita che, alla fine, si rivelano i più propizi per l'arte. Dopo questo papello scritto per l'esigenza di tradurre i miei pensieri a volte contorti e spesso intricati, vi lascio. Grazie per l'attenzione.
Baciniiii,
Martina

Amami, da ora all'infinito - Fabrizio MoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora