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"Mi piace proprio questo posto.. sa di casa" dice Fabrizio, quando abbiamo finito di mangiare e beviamo il caffè preparatoci da Annamaria.

"È proprio per questo che è un posto speciale...Annamaria e Gino sono tra le persone più importanti della mia vita, sono davvero speciali..." Gli dico, mescolando il mio caffè mentre guardo il vortice liquido che viene a formarsi.

"Già, sono proprio speciali..." concorda Silvia.

"Mhmh" annuisce Ermal.

"Ragazzi, che piacere! Quanto tempo è passato? Troppo per i miei gusti! -è Gino, il marito di Annamaria, nonché proprietario con lei di questo bel ristorante- Ah, Silvia, Ermal, adesso siete in tre! Che gioia! E tu, Martina...-dice lui, fermandosi a guardare me e Fabrizio-...è un tuo parente?" Chiede lui, con sguardo interrogativo.

"No, -ridacchio io- è il mio ragazzo"

"Ah...piacere, io sono Gino!" Lo saluta lui, anche se non è la persona calorosa di sempre.

Forse ho capito cosa sta pensando...è meglio che io gli parli un attimo in disparte.

"Salve, io sono Fabrizio" lo saluta presentandosi Fab.

"Gino, vorrei chiederti una cosa in privato un attimino...hai tempo per me?" Gli chiedo

"Certo, per te questo e altro Martina! Vieni in cucina" mi dice lui.

Quando arriviamo in cucina vedo che Annamaria non c'è. Meglio, così potrò essere diretta con lui.

"Gino, ho capito cosa hai pensato di Fabrizio...no, non è troppo grande per me. Noi ci amiamo veramente, e il nostro amore va oltre la differenza di età" Gli spiego, appoggiandomi al lavabo e incrociando le mani al petto.

"No, Martina, sta volta non c'hai azzeccato. Stavo pensando ad un'altra cosa... -mi spiega lui- ti ricordi quel bambino del quale ti raccontava sempre tua nonna? Quello al quale badava per qualche spicciolo al mese?" Mi chiede lui. Gino, Annamaria  e mia nonna sono venuti qui a Milano insieme da giovani, quindi erano come una famiglia...come io, Silvia ed Ermal praticamente.

"Sì, quel bambino romano che si era trasferito da lei per qualche anno perché i suoi genitori lavoravano in giro per l'Italia. All'età di dodici anni, poi, è tornato a Roma e mia nonna non ne ha saputo più nulla. Ricordo che era molto triste quando me lo raccontava, teneva a quel bambino come se fosse suo figlio" dico io, ricordando le parole di mia nonna.

"Ecco, brava. Credo proprio che sia lui...sai, me lo ricordo bene anche io...anche se il suo nome mi sfugge. Andiamo a chiederglielo?" Chiede lui.

"Va bene!" Annuisco io.

"Avete finito di parlare voi due? Siete coalizzati contro di noi tutti?" Chiede Ermal, indicando loro tre e anche Annamaria, arrivata mentre io non c'ero.

"No...Fabrizio, dobbiamo chiederti una cosa -inizio io- per caso, dall'età di un anno a quella di dodici, tu non sei stato a casa con i tuoi...vero?" Gli chiedo.

"Hai ragione. Sono stato con una donna che mi ha accudito come se fossi stato suo figlio...una persona magica che non vedo da anni. Mi ricordo che abitava qui a Milano, perciò se trovo l'indirizzo potremmo..." comincia lui, ma io lo interrompo prima.

"Fabrizio, non c'è più indirizzo. Andiamo, ti prego, dobbiamo andare in un posto...per favore" dico, cercando di trattenere le lacrime e lottando con le mie emozioni più istintive.

Nota autrice
Ehi lettori! Come al solito, capitolo della buonanotte. Grazie per aver letto questo capitolo, scusate per la lunghezza minima e per eventuali errori ma sono molto stanca. Detto questo, è ora che io vada. A domani!
Baciniiii,
Martina

Amami, da ora all'infinito - Fabrizio MoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora