7.

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Erano le 9 quando mi alzai dal letto. Mi lavai per bene e scoprii, non senza una certa piacevole sorpresa, che nell'armadio c'erano diversi abiti di seta leggera, molto eleganti ma allo stesso tempo comodi da indossare e portare, oltre che una serie di camicie da notte bianche, nere, rosa pastello e color glicine. Evan mi aveva detto che avevano cercato di sistemare la capanna apposta per me. E che non mi dovevo preoccupare degli abiti: li avevano trovati nel castello che c'era accanto alla capanna. Era un maniero imponente, color cioccolato, ed ero rimasta nella capanna solo perchè stavano finendo di preparare una stanza  apposta per me nel castello. Anzi, dato che era molto grande, dopo cena sarei andata direttamente al castello con loro. Gli abiti li avrebbero spostati loro. Io non capivo perché fare avanti e indietro, ma mi avevano risposto che gli era sembrato carino darmi degli abiti diversi tra cui scegliere. Sospirai, e presi un lungo abito viola con le bordature in oro, riccamente decorato. Era bellissimo, anche se antico. Lo indossai. E notai la presenza del corsetto, che per fortuna si stringeva dal davanti. Lo strinsi appena, non troppo, allacciandolo in un elegante fiocco.
*
Stavo leggendo un libro quando qualcuno bussò piano alla porta.
"Avanti." Dissi, chiudendo il volume.
Appena la sua figura fece capolino, mi alzai di scatto, facendo cadere il volume, e afferrando la prima cosa utile per difendermi che trovai: un attizzatoio. La capanna era in disordine, molto in disordine,  per quanto quel giorno l'avessi sistemata il lavoro da fare era ancora tanto.
Lucas si chiuse la porta alle spalle, e mi osservó, la cicatrice sull'occhio, con l'attizzatoio in mano.
"Mettilo via, puoi farti del male" mi disse, calmo.
"Fuori!" Gli dissi.
"Lea, io..." iniziò, mettendo avanti la mano sinistra bene in vista. L'altra era nascosta dietro la schiena.
"Che intenzioni hai?! Esci subito!", gli ripetei.
"Lea scusami... volevo scusarmi per il mio comportamento... ti ho portato dei fiori." Mi disse, mostrandomi la mano destra che stringeva un grazioso mazzolino di fiori.
"Mi sento terribilmente in colpa per ciò che ti ho fatto e ciò che ti ho detto" continuò, profondamente addolorato.
Io non allentai la presa dal mio attizzatoio.
"Oltre ai fiori qualche altro ceffone me lo vuoi dare? Hai idea di quanto mi sia sentita in imbarazzo ieri notte? È vero, per carità bello, tutto quello che vuoi. Però il corpo è il mio. E sono più di un paio di belle gambe. E non puoi capire quanta paura ho avuto in quei pochi istanti con te! Non lo puoi immaginare! Quindi grazie per i fiori ma lì c'è la porta." Gli dissi, dura.
Lui mi guardò triste.
"Ascoltami. Ero arrabbiato, e non ho pensato a ciò che ti dicevo. Ho agito d'istinto per gli schiaffi... ma non voglio farti del male, per favore!" Mi disse, disperato.
"Non ti credo!" Gli risposi, ormai sull'orlo di un attacco di panico.
"Lea, ascolta..." mi disse, sussurrando " ascolta... ti giuro su quanto bene porto alla mia cara madre, che gli dei l'abbiano in gloria, che non voglio farti del male. Te lo giuro.  Non ho intenzione di farti del male!" Mi ripetè ancora.
Scossi la testa; le mani che reggevano l'attizzatoio tremavano.
Si iniziò ad avvicinare a piccoli passi misurati mostrando i palmi.  Io tenni saldo l'attizzatoio.
"Per l'ultima volta... fuori!" Gli dissi.
"Dammi una seconda possibilità. Per favore... ho sbagliato tutto! Non volevo per favore!" Mi disse.
"SENTO ANCORA LE TUE MANI SU DI ME! LO SAI?! CHE SCHIFO!" Gli urlai contro.
"Lea ti prego... per favore perdonami...Non volevo spaventarti in questo  modo! Ero disperato! Sono disperato, ti supplico!" Mi disse.
"Tu provaci ancora... e finisci male. Il modo lo trovo. Fammi del male e me la paghi. Con gli interessi. Sono stata chiara?" Gli dissi, ferma.
Lui annuì. Iniziò ad avvicinarsi sempre di più. Non mi ero accorta di essere con le spalle al muro.
"Mettilo giù." Disse, afferrando con gentilezza l'attizzatoio.
"Tu allontanati da me" gli dissi.
"Lascialo... tranquilla....tranquilla..." mi disse, piano.
Con il respiro affannoso lasciai la presa. Mi maledissi quando l'oggetto passò nelle sue mani, immaginandomi chissà cosa. Mi avrebbe presa a bastonate? Mi avrebbe picchiata ancora? Invece, lui appoggiò l'attizzatoio sul tavolino. Mi prese gentilmente per mano e mi fece sedere sul letto. Si accovacciò davanti alle mie gambe.
"Va tutto bene." Mi disse, sussurrando.
Con lo sguardo inziai a cercare  una via di fuga. Ma maledizione... solo la porta. Le finestre erano troppo piccole.
"Io da sola con te una notte non ci resto. " gli dissi, subito.
"Ma anche adesso siamo soli" mi disse " e non ti ho fatto niente".
"Per ora!" Conclusi io.
Lucas sospirò.
Io trattenni il respiro.
"Non avevo intenzione di spaventarti in questo modo quella sera. Nè di farti del male. Volevo solo parlare. Ma poi il pensiero che tu ti fossi tirata indietro mi ha fatto uscire di testa. E ho perso le staffe..." concluse, chinando la testa.
"Te lo giuro non succederà mai più. Ti prego, calmati..." mi disse.
Da quando mi aveva fatta sedere stavo continuando a tremare e  facevo fatica a respirare.
Mi sentivo la gola chiusa.
Scossi la testa.
Cercò di abbracciarmi ma io lo spinsi via,e mi allontanai da lui appiattendomi poi contro il muro, non riuscendo a respirare e non staccandogli gli occhi da dosso.
Lui si alzò con calma, osservandomi. Sentivo la paura attanagliarmi, il timore che potesse colpirmi ancora. Le cose per me peggiorarono quando inziai a singhiozzare, spaventata che potesse alzare le mani non riuscivo a calmarmi.
Lui si avvicinò a me lentamente, ma io mi rannicchiai su me stessa.
"Io... non fare così... non ti faccio niente... " mi sussurrò piano.
"Lea... tesoro calmati... " mi disse accarezzandomi piano i capelli. Avevo paura che li afferrasse ancora. Poi scese sulle spalle e le braccia, accarezzandomi piano. Io non sapevo cosa fare... è vero, prima lo avevo minacciato, ma avevo paura che mi potesse fare del male se mi fossi mossa per difendermi.
Poi, all'improvviso, mi prese in braccio a forza, una mano dietro la schiena e l'altra sotto le gambe.
Mi divincolai immediatamente.
"Ferma! Ferma ti fai male! Calmati! " mi disse a fatica, cercando di trattenermi.
"Mettimi giù! Lasciami!" Gli dissi, in parole spezzate dalla paura.
"No! Voglio che mi ascolti! Sono serio quando dico che non voglio farti del male! Nessuno te ne vuole fare! Compreso  me! Ho sbagliato,  per favore Lea!" Mi disse, ancora con quella disperazione nella voce.
Io mi fermai, la mani e le braccia che facevano pressione contro il suo petto nudo.
"Parliamo un pò, ti va?" Mi propose. 
"Parlare di cosa?" Chiesi piano.
"Di te, di me, di quello che vuoi..." mi disse. "Perchè?" Gli chiesi, in un soffio. "Per conoscerci... sai, Jean lo ha proposto a tutti. So che stanotte la passerai con Erik, e mio fratello è stato gentile a concedermi del tempo prima di cena per chiarirmi con te. Anche voi due parlerete un pò prima di passare la notte insieme." Mi riadagiò piano sul letto. "Accetti le mie scuse? Sono sinceramente dispiaciuto..." mi disse.
Annuii piano, senza staccargli gli occhi da dosso.
"Bene... i fiori... ecco... tieni.." mi disse, raccogliendoli da terra.
Li presi esitante. "Non avere paura. Sono per te. Per farmi perdonare... " mi disse.
"Tu vuoi parlare... - gli dissi - e se poi ciò che ti dico lo usi contro di me?" Gli dissi. " Cosa? E a che pro?" Mi chiese sorpreso.
Alzai le spalle.
"Sapere il tuo colore preferito è motivo di ritorsione?" Mi chiese, un pò divertito.
"Non credo..." dissi piano.
"Allora? Qual è?" Mi chiese.
"Queste domande me le stai facendo volontariamente o perchè tuo fratello te lo ha detto?" Gli chiesi.
"Te le sto facendo perchè mi va di fartele. È un delitto?"  Mi chiese.
"Tu allora rispondi alle mie" gli dissi.
"Va bene. - mi disse annuendo- quindi? Colore preferito?" Mi chiese ancora.
Sbuffai. " il rosa pastello" gli risposi " e il tuo?" Gli chiesi.
"Verde." Mi disse, sedendosi accanto a me.
"Il vestito ti dona molto, sai?" Mi disse.
"Grazie. Ma non me lo tolgo, è fuori questione!" Gli dissi.
"Puoi anche dormirci, se vuoi... ho solo detto che ti sta bene...." mi disse.
"Cosa posso fare per non farti avere paura di me?" Mi chiese.
"Tempo... " gli dissi.
"Perchè malgrado la mia aggressione hai accettato di trascorrere la notte con Jean?" Mi chiese.
"Mio padre ha bisogno di me. È brutto da dire ma prima finisco meglio è. È in pericolo! E lo sono anche io... " gli dissi.
"Sarei ipocrita se dicessi che ieri notte non mi è piaciuto. Ma l'idea di andare a letto con tutti voi mi spaventa! Siete dodici! Non vi conosco nemmeno! Ho accettato perchè ho bisogno di aiuto. E sarei ipocrita anche se ti dicessi che non mi sento attratta da voi.  Ma è complicato. Poi ti ci sei messo anche tu. Cosa mi garantisce che quando sarete liberi mi aiuterete?" Gli chiesi.
"Tu stai sacrificando te stessa per noi, no? Non ti lasceremo in mezzo a una strada". Mi disse.
"E se dovessi rimanere incinta? Non ho usato protezioni con Jean! Non posso avere rapporti non protetti con tutti voi!" Gli dissi.
" Sono venuto anche per questo, infatti." Mi disse.
Detto ciò, dalla tasca dei pantaloni estrasse una scatolina quadrata.
"Questi sono cerotti femminili. Devi lavarti bene prima del rapporto e applicarne uno sopra la zona delle ovaie. E toglierlo a fine rapporto lavandoti sempre. Te li do perchè sappiamo che sono più sicuri. Almeno in questo Regno." Mi disse, porgendomi la scatolina.
*
Dopo cena, mi accompagnarono nel castello. Una grande scalinata in marmo ci accolse all'ingresso. Anche se all'esterno era diroccato, all'interno era spendido.
Erik mi prese per mano, e mi accompagnò nella sua  stanza. Avrei fatto un giro il giorno seguente. Mi avevano lasciato una mappa per orientarmi, anche.
Erik aprì piano la porta della sua camera. Io avevo ancora addosso il vestito viola della mattina, che frusciava piano mentre camminavo.
Mi prese in braccio a mò di sposa, chiudendo la porta, e mi adagiò piano su letto. Mi sorrise dolcemente e mi accarezzò piano il viso e il collo, sfiorandomi con la punta delle dita e facendomi ridere per il solletico.
"Perchè ridi, Splendore?" Mi chiese, calmo.
"Scusa... ma mi fai il solletico!" Gli dissi, ridendo.
"Ah allora soffri il solletico! Vieni qui!" Mi disse, iniziando a solleticarmi  la vita e il collo, e facendomi ridere. Ormai senza fiato e con le lacrime agli occhi, gli chiesi di smettere. Lui si fermò a guardarmi. Il corsetto si era un pò allentato, e i capezzoli s'intravedevano leggermente; i miei capelli erano sparsi sul cuscino, ed io ero ancora scossa da lievi risate. Sorrise, dolce.
"Splendore sei bellissima... e sei fantastica. Così dolce, e paziente, e intelligente. E quando ridi sei stupenda, t'illumini. Mi piace vederti così... " mi disse. Arrossii un pò. "Lucas mi ha detto che hai paura di avere questi rapporti. Perchè?" Mi chiese, tirando con gentilezza il corsetto giù, e rivelando maggiormente i capezzoli.
"Che fai?! Fermo!" Gli dissi.
"Perchè? Sono così dolcemente delicati e rosei... e bellissimi. Tu hai un seno bellissimo..." mi disse. "Perchè hai Paura? Di cosa?" Mi chiese, iniziando ad accarezzarmi il collo, e spostando con dolcezza alcune ciocche, a sfiorare con le dita i capezzoli. Gemetti piano, lui sorrise, senza fermarsi, mentre li sfiorava con i pollici o li stringeva delicatamente con le dita, e li leccava e succhiava piano.
"S~sai quando Lu~cas mi ha detto che~ ero una~ sgualdrina ahhn~... beh... mi sentirei ~ così~ ... " gli dissi.
Lui intanto aveva slacciato il corsetto e lo aveva aperto.
Avvolse i miei piccoli seni fra le sue grandi mani. Erano caldissime. Sospirai piano.
"Tu non sei e non sarai mai una sgualdrina, Splendore.  Noi sappiamo bene quanto ti costa tutto ciò. E sarei  ipocrita se ti dicessi che non ti desideriamo, perchè sei bellissima. È un dato oggettivo: quando vedi una bella rosa sbocciata non dici che è bella? Tu sei quella rosa. Ma sei molto più che semplicemente bella e basta, ricordatelo." Mi disse.
" E comunque, non hai motivo di temerci. Né di temere me, ovviamente. - mi disse baciandomi piano con la lingua - Non saremo violenti con te. Lucas ha perso la testa... ma non succederà più. Ciò che desideriamo adesso è darti piacere, solo quando poi l'incantesimo sarà spezzato potremo aiutarti a dovere." Mi disse sussurrando.
Mi tolse il vestito, e rimasi solo con  gli slip. "Jean mi ha detto che sei stata dolcissima ieri notte, Splendore..." mi disse baciandomi il collo.
"Non voglio che vi vantitate delle vostre prestazioni! È imbarazzante!" Gli dissi.
Lui rise. "Più che altro ha parlato si quanto tu sia bella, e di quanto sia meraviglioso vederti gemere. E della tua pelle bianca che sembra risplendere, e dei tuoi capelli. Lui ci sa fare, lo ammetto, ma anche io non sono da meno" mi disse.
"Erik...aspetta..." gli dissi. Lui si fermò subito.
"Cosa c'è, Splendore?" Mi chiese.
"Sei sicuro che non devo avere paura? Quando guardo Gli altri vedo sempre Lucas. So che mi ha chiesto scusa, ma..." mi interruppe.
"Sshhhh ... l'unica cosa di cui dovresti avere paura è di non avere abbastanza energia per stanotte e domani notte...non preoccuparti per i miei fratelli... non ti faranno niente". Mi disse.
Mi fece appoggiare sulle sue gambe; lui aveva ancora i pantaloni addosso.
Passò la mano destra sulla mia femminilità, sopra gli slip; chiusi gli occhi dal piacere. "Ecco, così, Splendore. Rilassati. E non avere paura di gemere forte, aumenterà il piacere. Tranquilla...." , mi disse.
Continuò  a muovere la mano.
"Aahhn~ aahhn~" due gemiti mi fuggirono dalle labbra.
Poi tolse gli slip, e non lo sentii più toccarmi. Aprii gli occhi.
Mi stava guardando.
"Che c'è?" Gli chiesi.
Scosse la testa "nulla... Jean aveva ragione a decantare la tua bellezza... " mi disse, sfiorandomi lo sterno con le dita.
"Aspetta..." mi disse.  Mi fece appoggiare sul letto con la schiena, e si spostò verso il basso. Sentii la sua lingua sul clitoride, e la sua bocca succhiare. Gettai la testa all'indietro mentre il mio corpo s'inarcava. Poi due dita mi penetrarono piano, muovendosi velocemente dentro e fuori.
"AAAHHN~~~" urlai forte.  Venni in pochi attimi. Lui sorrise dolcemente. "Non è il caso di applicare il contraccettivo?" Gli chiesi con il fiatone. "Ma certo. - mi  disse -  aspetta, te lo metto io. ", aggiunse. Detto ciò, prese la scatolina bianca che mi aveva dato Lucas e ne estrasse un cerotto a forma di cuore, dal colore rosa, e me lo applicò nella zona delle ovaie, premendo con gentilezza e vigore, per farlo aderire bene. "A posto?" Mi chiese. Annuii piano. "Dov'eravamo?" Mi chiese, malizioso, lasciando una lunga scia di baci caldi e delicati  dall'inguine alla mia bocca. La sua mano sinistra era piena dei miei umori, e la cosa mi imbarazzò molto. Lui si accorse del mio sguardo. Si pulì sul lenzuolo, e mi sussurrò all'orecchio "Lea, è una reazione naturale del tuo corpo. Non devi vergognartene. " mi disse con gentilezza. Continuò a baciarmi sul collo, con baci delicati e famelici. Chiusi gli occhi e sospirai piano, mentre iniziavano i morsi. Poco dopo mi penetrò piano, tenendo le mani sui fianchi. Sentii un forte bruciore, che non passò subito e continuò anche dopo le prime spinte. Lo feci fermare un attimo, dicendogli che mi stava facendo male. Lui si fermò immediatamente, il respiro irregolare. Poco dopo le spinte ripresero; vedevo i suoi muscoli tendersi, le sue mani appoggiate sul materasso per sorreggersi. "Ahn~ Ahn~ ahn~ Oh dei ERIK!!!~ KYAAHN!!!!~ " urlai forte, mentre venivo; la schiena inarcata e la testa all'indietro, mentre mi riempiva. Il corpo che tremava.
Lui non uscì da me,e mi abbracciò forte. "Tutto bene?" Mi chiese, la voce rauca. "Si..." gli risposi, il respiro affannoso.
Uscì piano da me, e gemetti di dolore. Mi andai immediatamente a lavare, e tornai poco dopo in camera; lui era sdraiato sotto le coperte. Gli chiesi per il cerotto: potevo toglierlo? " Si, certo. Faccio io?" Mi chiese. "Oh no tranquillo. Colpo secco?" Gli chiesi. "Assolutamente" mi rispose.
Lo tolsi con decisione. "AHI!!!" urlai, tirando un accidente.
Lui rise piano " eh lo so fa male quando si deve togliere.  Vuoi dormire o facciamo un altro giro?" Mi chiese, malizioso.
"Non ti offendi se ti propongo di dormire? Mi hai sfinita" gli dissi.
Lui ghignò. "Questo è niente. Vedrai domani notte." Mi disse,accogliendomi fra le sue braccia e facendomi appoggiare la testa sul suo petto.
"Non strapazzatemi troppo", gli dissi sbadigliando mentre chiudevo gli occhi.
"Tranquilla. Buonanotte Splendore", mi sussurrò piano, ma io non lo sentii.

(1 ) Enchanted - MaledictisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora