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Non so per quanto tempo dormii.
Fu la fame a svegliarmi; mi sentivo senza forze e avrei mangiato qualunque cosa.
Erik e Jean erano rimasti accanto a me; ero appoggiata sul petto di Erik, mentre Jean mi accarezzava il viso, delicato.
Mi sorrise dolcemente, ancora visibilmente preoccupato.
"Ciao.... che ore sono?" Chiesi, assonnata.
" Sono le sei. Hai dormito tanto. Come ti senti?" Mi chiese Erik accarezzando leggero la mia schiena con la punta delle dita.
"Affamata. Da morire. Posso avere qualcosa da mangiare? Va bene qualunque cosa"; il mio stomaco brontolò eloquente.
"Assolutamente. Ti porto subito qualcosa " mi disse Jean baciandomi sulla fronte e uscendo.
"Lea, questa cosa è pericolosa per te. Ti assorbe forza vitale, non va bene. Se stai male, se hai fame, se hai sonno ce lo devi dire, va bene? Non preoccuparti di mangiare anche dieci volte al giorno. Devi recuperare le forze altrimenti morirai. Lei si sta nutrendo della tua vita. Ogni volta che hai un attacco come quello di prima bisogna intervenire subito. Capito?" mi disse Erik, serio.
"Potrei morire?" Chiesi in un soffio, spaventata.
"Potresti forse andare avanti per due giorni, ma non di più. Poi ti spegneresti. E non lo permetteremo. " mi disse, fermo e preoccupato.
Jean tornò in stanza con dei panini al formaggio, della carne,  della frutta  e una brocca d'acqua sistemati su un vassoio.
Coprendomi con il lenzuolo, iniziai a mangiare un panino a grandi morsi. Ero affamatissima. Lo finii subito.
"Piano Lea, non avere fretta" mi disse Erik.
"Scusa... ma ho davvero fame" gli risposi, addentando il terzo.
Mangiai tre quarti del cibo sul vassoio, malgrado fosse davvero molto per una sola persona.
"Sei sazia?" Mi chiese Jean, guardandomi serio.
"Si... grazie" gli dissi, sorridendo lievemente.
Lui mi restituì il sorriso.
E fu allora che, improvvisa come quella mattina, riecco quella sensazione di piacere, quella sensazione di orgasmo continua e fortissima che cresceva e cresceva, riempiendomi la testa senza farmi giungere al culmine. Era da inpazzire. Ancora più forte di quella avuta in mattinata.
Iniziai a urlare di dolore, provando nello stesso tempo piacere; dolore e piacere fusi insieme. Era atroce.  Come se il mio corpo si dilaniasse , alternando le fitte di dolore atroce al forte piacere.
Le carezze dolci di Jean alleviavano la sofferenza, così come i baci di Erik.  Ma sapevamo tutti e tre che non era sufficiente.
Erik, dietro di me, la mia schiena contro il suo petto, mi stringeva forte i polsi con una mano, facendomi quasi male per evitare che mi graffiassi il viso  mentre le sue dita mi accarezzavano le labbra.
*
Sentii qualcuno bussare alla porta della mia camera.
Mi ero fatta un bel bagno caldo,  per il momento stavo bene, anche se mi sentivo ancora stanca.
Diedi il permesso.
"Lea? Posso?" Mi chiese. Capelli neri e occhi verdi.

Non sapendo chi fosse fra i dieci, glielo domandai

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Non sapendo chi fosse fra i dieci, glielo domandai.
"Sono Liam. Come ti senti?" Mi chiese, avvicinandosi.
"Molto stanca. E assonnata. Ma nel complesso bene. Per il momento, almeno..." aggiunsi.
Sorrise preoccupato.
"Ti devo delle scuse. Non potevo immaginare che saresti stata male fino a questo punto. Non avrei dovuto dirti nulla" mi disse, lo sguardo pieno di tormento e senso di colpa.
"Anche io credo che avresti fatto meglio a non dirmelo. E anche se sono un pò arrabbiata con te, perchè non hai idea di quanto sia doloroso, ormai è fatta. Non ci puoi fare nulla. Spero solo che passi quando sarete liberi" gli dissi, preoccupata.
"Cosa provi quando hai un attacco?" Mi chiese, sedendosi vicino a me e abbracciandomi.
"Mi sembra di bruciare viva. E poco dopo un piacere enorme; non dato dal dolore, ovviamente. Un attimo prima vado a fuoco, e un attimo dopo provo piacere. Ma il piacere mi fa stare male fisicamente. Sto malissimo. Erik mi ha detto che mi assorbe forza vitale. Ho paura, Liam" gli dissi.
"Lo so. C'è qualcosa che posso fare per te?" Mi chiese, gentile e preoccupato.
"Voglio farlo smettere, Liam. Deve. E se devo andare a letto con un altro dei tuoi fratelli va bene. A questo punto, tanto vale: prima era solo per mio padre e per il mio regno, adesso è anche per me stessa. Non posso andare avanti a fare sesso ogni dieci minuti, non è da persone normali.
Ho ancora paura dei tuoi fratelli perchè non so cosa aspettarmi da loro, ma davvero, davvero, voglio tornare a essere quella di prima.
È da stamattina che mi sento svuotata, e stremata, stanca e spossata. Per favore, chiama tu qualcuno.  Va bene chiunque. Ma toglietemi questa roba." Gli dissi, ferma e disperata.
"Va bene.  Stai tranquilla, ok? E, per favore, perdonami. Non avrei dovuto dirtelo. " mi disse, ancora, mortificato.
"Ormai è andata, Liam. " gli dissi.
Lui mi accarezzò il viso con la punta delle dita e mi disse che andava a chiamare Aro.
Mi sdraiai di nuovo fra i cuscini, pensierosa e preoccupata.
Sarebbe andato tutto bene? E se fossi rimasta con questa cosa anche dopo?
Non sentii Aro entrare in stanza.
Stavo fissando un punto non ben definito del baldacchino sopra di me, disperata, mentre una stanchezza improvvisa mi avvolgeva, facendomi sentire stremata.
"Lea?" Mi disse, richiamando la mia attenzione.
Mi sollevai a fatica. Mi sentivo senza forze.
Lui mi aiutò con delicatezza.
"Come avete reagito quando Jean o Liam ve lo hanno detto?" Gli chiesi, un filo di voce, mentre stanca mi appoggiavo a lui.
"Malissimo, ovviamente. Come avremmo dovuto reagire, con te che urli di dolore in un letto? Non ci voglio pensare.  Stamattina gemevi forte, ma poi avevi iniziato a urlare di dolore. Jean e Erik si sono spaventati molto." Mi disse, preoccupato, abbracciandomi forte.
"Aro, sono così stanca" gli dissi, nascondendo il viso nel suo collo.
Una parte di me aveva paura di lui, paura dell'ignoto a cui andavo in contro. E una parte ben più grande era troppo stanca per reagire.
"Lo so. Preferisci dormire un pò?" Mi chiese, gentile.
"No, no. Ho paura di avere un altro attacco. " gli dissi, tremando.
"Non possiamo farlo e poi dormire?" Gli chiesi, implorante.
"Lea, un attimo. Devi desiderarlo tu. Non farlo per questa cosa. Devi desiderare me" mi disse.
"Ma io ti desidero" gli dissi.
"No. È questa cosa che ti fa desiderare me. Procediamo con calma, va bene? Non sono il tipo da strapparti i vestiti di dosso.
Voglio che sia bello per te. Di me non m'importa", mi disse, calmo ma teso.
"Davvero?" Gli chiesi, nervosa.
"Davvero. Come ti senti?" Mi chiese.
"Io beh... cosa  a parte... pensavo di non conoscere praticamente nulla di voi. Niente di te. E quindi, praticamente, sto andando con gente sconosciuta " gli dissi, piano.
" Hai perfettamente ragione. Ascolta, dopo assere stati insieme, ti racconto qualcosina di me, va bene? Adesso stai tranquilla, ci sono io" mi disse, abbracciandomi forte e baciandomi il collo.
"Aro, sono troppo stanca. Non so quanto potrò essere ... diciamo attiva..." gli dissi, piano.
"Ci penso io, tranquilla.  Tu sdraiati, vieni qui" mi disse dolcemente, facendomi sdraiare supina.
"E se mi dovessi addormentare?" Gli chiesi, in un sussurro esausto.
"Ti sveglio io. Avrai tutta la notte e domani per dormire. So che ne hai bisogno" mi disse, baciandomi le labbra delicato.
Fu davvero dolcissimo e paziente.
Mi riempì di baci e carezze senza fermarsi un attimo, lento e delicato.
E quando un altro attacco giunse poco dopo, mentre stava slacciando la veste con gentilezza, mi tenne ferma, i polsi schiacciati al materasso per evitare che mi conficcassi le unghia addosso mentre urlavo dal dolore. Mi sentivo la testa spaccata in due.
Dove la sua lingua passava la pelle non bruciava, rinfrescandosi come se la sua saliva fosse acqua fresca.
Mi tenne i polsi con una sola mano mentre mi contorcevo sotto di lui.
Avendo gli occhi pieni di lacrime di dolore, non riuscivo a vederlo.
E poi, improvviso, ecco il piacere sostituire il dolore. Quell'orgasmo fortissimo che mi riempiva le membra. Ed eccomi incapace di trattenere i gemiti. Era troppo. Semplicemente troppo, da sopportare. Una tortura.
"AAAAHNN~ AAAAHN~ A-aro ti prego~ Fa~llo~ Smett~ ere~ !" Gli dissi, spaventata, mentre il dolore tornava.
Anche per lui era una tortura, vedermi soffrire. Glielo leggevo negli occhi.
Con una mano mi slacciò la veste del tutto, lasciandomi a seno scoperto. Iniziò ad accarezzarmi piano con la punta delle dita, soffermandosi sui capezzoli e accarezzandoli con movimenti circolari, scendendo fino alla mia femminilità e iniziando a stimolare il clitoride.
"Tra poco sarà finita.  Tranquilla... " mi sussurrò piano, mentre entrava dentro di me con un unico movimento fluido e deciso, che mi fece gemere di un dolore diverso , ma che fece diminuire quella sofferenza  che mi lacerava.
L'eccitazione prese gradualmente  il posto di quel dolore e di quel piacere innaturale, mentre le spinte vigorose si facevano sempre  più veloci, e Aro mi sussurrava  parole dolci e tranquillizzanti all'orecchio, con voce calda, sensuale e roca, mentre ansimavo sempre più velocemente.
Venni poco dopo insieme a lui, e appena sentii il suo liquido dentro di me il dolore svanì del tutto, lasciandomi semplicemente sfinita e appagata, mentre gridavo di piacere. Un piacere puro, vero e forte, che mi faceva stare bene e non mi dilaniava.
Avevo sempre tenuto gli occhi chiusi; aprendoli, lo vidi con le braccia appoggiate alla testiera, ogni muscolo teso, il pettorale scolpito e il sudore che gli colava lungo il petto e il collo, mentre i suoi occhi verdi mi guardavano con venerazione.
Gli accarezzai quei pettorali con la punta delle dita, sfiorandogli i capezzoli. Era incredibile quanto fosse bello.
Improvvisamente, mi resi conto di come il mio fosse stato solo nervosismo. Avevo un dio greco che mi stava facendo sentire una regina; mi guardava come se fossi la creatura più bella e desiderabile che esistesse.
"Allora stellina? Lo facciamo come si deve? Non per alleviare il dolore ma per darti piacere?" Mi sussurrò ad un orecchio malizioso, mordicchiandolo. La sua voce roca, bella e calda mi diede brividi di piacere.
"Non riesco a muovermi" gli dissi, stanchissima.
"Una donna deve essere soddisfatta da un uomo. Se non sono in grado di donarti piacere e farti urlare il mio nome, allora non posso considerarmi tale. Lascia che ti dia piacere, e poi ti cullerò dolcemente nel sonno" mi sussurrò piano, mentre mi faceva girare a pancia in giù.
Mentre mi penetrava da dietro e mi baciava la schiena, sentii un forte calore al basso ventre, e mentre le sue spinte si facevano più veloci, venni di nuovo in pochi attimi, questa volta urlando fra i gemiti anche il suo nome.
"Lea~ se non fossi tanto stanca continuerei tutta la notte ~ sei bellissima~ ma capisco che hai bisogno di riposo~"mi disse, facendomi sdraiare sul suo petto, sussurrandomi un "sei bellissima, amore", mentre già dormivo esausta.

"Lea~ se non fossi tanto stanca continuerei tutta la notte ~ sei bellissima~ ma capisco che hai bisogno di riposo~"mi disse, facendomi sdraiare sul suo petto, sussurrandomi un "sei bellissima, amore", mentre già dormivo esausta

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