Capitolo 19, FINE.

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Il cielo era ironicamente sereno quel giorno, il sole splendeva, i suoi raggi scaldano la bianca bara del più grande preside che Hogwarts avesse mai avuto. Erano passati pochi giorni dal tragico evento ma il mondo sembrava essersi fermato nel tempo con lui. Nessuna lezione, nessun esame, nessun animo quel giorno.
I suoi da sempre amati studenti erano riuniti intorno a lui, a debita distanza, in un profondo silenzio commemorativo. Trattenevano una lacrima, le mani si stringevano, le nocche si sbiancavano nel tener ben salda la presa tremante delle bacchette puntate in alto, verso quel cielo limpido che aveva accolto Albus Silente.
I professori, i suoi anziani colleghi, si facevano forza verso se stessi e i loro studenti. Tra di loro mancava quello più fidato per lo stesso Silente, quello che gli ha strappato via la vita, ma nessuno osava nominarlo, nessuno voleva velare quel giorno di profonda indignazione.
Tutti erano presenti quel giorno per commemorarlo, ogni singolo abitante di Hosgmeade, maghi, creature, maghinò. Tutti versavano lacrime in silenzio. C'erano anche i fantasmi del castello, appena visibili alla splendente luce del sole. Era strano pensare che Silente fosse ora più vicino a loro che al mondo terreno. Solo adesso Harry ne riusciva a prender coscienza, ora, che il funerale era finito, i canti delle sirene, le coreografie, la musica, i tributi. Tutto sfumato in cielo, insieme ai pensieri e le lacrime agrodolci che ognuno di loro aveva versato.
Draco era seduto alla destra di Harry, era pallido, riusciva a trattenere a stento i sensi di colpa che gli attanagliavano l'anima, non aveva ucciso Silente, ma era come se lo avesse fatto. Poteva evitare tutto quello, evitare le lacrime che appannavano gli occhiali del ragazzo che lo aveva salvato, che ora doveva essere ricambiato, e tutto quello che riusciva a dargli era una mano da stringere e una spalla dove sfogarsi.
Alla sinistra del prescelto si trovavano i suoi amici di vecchia data: Hermione e Ron. Il resto della famiglia Weasley si trovava lì vicino alla bara, laddove i membri dell'ordine della fenice si erano riuniti. Draco osservò da lontano il volto di Bill Weasley, non lo aveva notato in infermeria, delle cicatrici paurose lo avevano rovinato. Il padre aveva raccontato della sofferenza che il figlio aveva provato quando Fenrir Greyback lo aveva morso, che erano state ore interminabili, ma per fortuna Lupin che ci era passato e sapeva come gestire la situazione, gli era stato accanto. Si era ripreso immediatamente, per stare accanto alla sorellina ferita. Era fortunato, non correva rischi di trasformarsi in lupo mannaro in quanto Grayback era in forma umana al momento dell'attacco, ma ciò non lasciava di certo tranquilli i suoi pensieri, Draco rabbrividiva all'idea di trovarsi tra le grinfie del lupo mannaro, lo impauriva quasi più di Voldemort in persona.
Il Serpeverde lasciò il filo slegato dei suoi pensieri quando accanto a lui Harry si mosse per estrarre da sotto la camicia il medaglione di Salazar Serpeverde.
Quella mattina Draco sapeva qualcosa in più della vita del suo ragazzo, era venuto a conoscenza degli Horcrux, e si chiese come potesse essere stato tanto ingenuo da essere stato anche solo un pizzico accecato dalle ideologie di quel folle assassino.
Certo, non fu facile comunque ottenere il consenso degli amici di Harry su informazioni tanto importanti, perfino quest'ultimo era dubbioso in quanto sentiva di tradire il volere dell'ormai defunto Silente. E' stato sottoposto a lunghi interrogatori, dove scocciamente era costretto a spiegare ogni suo gesto, ogni suo pensiero e intenzione. Parola per parola, lettera per lettera. Se qualcuno gli chiedesse mai cosa secondo lui fosse l'amore non avrebbe dubbi sulla risposa: sicuramente, sopportare tutto quello senza tirare un pugno sui denti a nessuno, nemmeno una volta. Con il rosso in particolare poi, resistere a quella tentazione era uno sforzo notevole.
Si sorprese però sulla sorella. Ginny, la ragazza che aveva avuto una cotta per Harry Potter dalla prima volta che posò gli occhi su di lui, era colei che lo aveva per prima visto di buon occhio. Nel momento in cui Draco confessò senza vergogna che tutto ciò che aveva fatto e le scelte sbagliate che avevano compiuto, erano mosse dal egoismo di proteggere la sua famiglia senza badare troppo al resto, lei lo compatì. Infondo, tutti per primi erano mossi da questo, per fino Harry, che dei genitori non li aveva più principalmente era mosso da essi. Quasi si dispiacque nel sapere che lei non era a conoscenza degli Horcrux, il fratello non voleva metterla in pericolo in una faccenda tanto grossa, e lo capiva perfettamente.
«Dovremmo movimentare la nostra ricerca» disse piano Harry, gli tremavano le mani intorno all'oggetto «E' quello che avrebbe voluto Silente, non avrebbe voluto che il tempo residuo fosse accorciato per il suo compianto»
«Lui vive in noi» concordò Hermione annuendo, mostrando la forza che possedeva.
«Dovremmo parlarne alla Tana» disse Harry guardandosi in torno «Non sappiamo quante orecchie amiche ci siano qui per Silente, inoltre magari potremmo documentarci con più libertà»
Mentre Ron dava il suo consenso, Draco restò in silenzio, fissando davanti a sé, sentendosi leggermente fuori luogo e ancora una volta insicuro su cosa fare. Ad Harry bastò un'occhiata per capire cosa passasse nella testa del ragazzo biondo, così si rivolse a Ron: «Amico, non è che anche Draco...»
Ron lo guardò serrando le labbra, avrebbe tanto voluto far finta di non aver capito e rifiutare la proposta, non teneva molto ad avere in casa sua il bulletto che per anni lo aveva denigrato e chiamato "sporca sanguemarcio" la sua ragazza. Ma dovette mettere da parte i rancori per l'amore del suo migliore amico. La sua mente non faceva altro che vagare sull'immagine di Draco scortato dai più terribili mangiamorte, era stato chiarito quel malinteso, ma lui non riusciva ad avere totalmente l'anima in pace, se era stato capace di affiancarli per il bene della sua famiglia, ci sarebbe cascato ancora? Il fianco di Harry sarebbe stato più importante?
«Certo» rispose annuendo rigidamente. Sorprendendosi di vedere sul volto dell'amico il sorriso più caloroso e riconoscente che avesse mai visto in quei mesi di dure preoccupazioni, stonava nell'insieme di volti rigati dal pianto ma andava bene così. Perfino gli angoli della bocca di Draco si curvarono verso l'alto, impercettibilmente, ma Harry aveva imparato a decifrare tutto il sentimento che il ragazzo metteva in quei piccoli gesti. Ma quel sorriso fu ridotto dall'ansia perfezionista di Hermione.
«Ha ragione Harry. Ci serve un posto più sicuro dove parlare di questo» indicò il medaglione «Ma la Tana non è il posto giusto. Siamo in troppi, i Weasley non staccherebbero gli occhi da Malfoy e cercherebbero di ascoltare le nostre ricerche nel tentativo di dare una mano, ne sono sicura.»
«Puoi anche chiamarmi per nome» disse Draco lasciando perplessi un po' tutti, ed Hermione leggermente imbarazzata.
«Beh» tossicchiò Harry dopo un po' «Dove dovremmo andare? Grimmauld Place?»
«Sei matto? Harry, Piton può entrare!» disse Ron a bocca aperta.
«Tuo padre ha detto che hanno già pensato a mettere delle fatture contro di lui, ne parlava sta mattina con Bill durante la sua medicazione di rutine, si attivano solo in sua presenza.»
«Sei sicuro...?» chiese la ragazza.
«Giuro che non sono in vena di aver a che fare con Piton al momento»
«Va bene allora» Disse Hermione apparentemente non troppo convinta «Datemi il tempo di prendere le mie cose e si parte.»

Amortentia. - Italian Drarry Fanfiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora