3 CAPITOLO

476 36 3
                                    

Fabrizio scese dalla finestra e iniziò a correre nel buio della notte, poco timoroso di essere scoperto. Mentre fuggiva via da quelle mura gli tornò in mente quello sguardo, lo sguardo di un ragazzo timoroso, uno sguardo ricoperto da una profonda fragilità che tendeva di nascondere sotto quei ricci. Quella chitarra tra le mani di quel giovane ragazzo lo riportò indietro nel tempo a quando anche lui si perdeva tra le note musicali ed aveva anche scritto un testo. La musica l'aveva aiutato molto durante quel percorso tempestoso.
Ogni dolore durante il tempo l'aveva nascosto dietro una maschera di disprezzo, e tanta rabbia. Quel ricciolino lo fece sentire nudo, conosceva bene quello sguardo velato dal dolore, odiava quel ragazzo per aver messo a nudo la sua anima seppur l'altro non si era accorto di ciò. Entrò nella stanza rossa e prese tutto ciò che avrebbe avuto bisogno in quella notte. Ormai ci era abituato a vedere quel colore davanti a sé, rise nel pensare alle voci che circondavano l'Istituto. l'Alfa che uccideva le giovani anime, il mostro.
Prese a ridere fortemente tra quel silenzio assordante. Una nuova piccola anima, una nuova notte sveglio per cacciare..
Una chitarra, un riccio e quel rosso che dipingeva un nuovo quadro della sua vita.

IL MOSTRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora