Capitolo 5 - Stay away

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Non appena il ragazzo lo appoggiò sul letto Yuri scalciò, colpendolo al fianco sinistro. Lo sconosciuto gemette e si allontanò di qualche passo, Yuri ne approfittò per rotolare sul lato opposto del materasso, senza mai perderlo di vista.

"Dio che male" si lamentò il giovane, mentre si slacciava il cappotto e lo toglieva, gettandolo su una sedia poco distante. Sollevò il maglione e si tastò il punto leso. "Potevi andarci più piano".

"Mi fai schifo!" gli urlò contro Yuri, ma il suo disprezzo si ammortizzo nel dolore che gli attanagliava lo stomaco. Affondò la testa nel cuscino e chiuse gli occhi. Persino la luce gli faceva male, era troppo intensa, illuminava ogni angolo di quella lussuosa stanza d'hotel e gli penetrava nella pupilla.

"Come ti chiami?" domandò il ragazzo. Si spostò verso il fondo della stanza massaggiandosi ancora il fianco, Yuri lo seguì con lo sguardo, cercando di schermare gli occhi con un braccio.

"Col cazzo che te lo dico" gemette, vide l'altro sospirare e piegarsi sull'abat-jour per accenderla. Poi spense il lampadario. La luce, ora soffusa, riempiva la stanza d'ombre, creando strani giochi sulla pelle bronzea dell'altro. Yuri tirò un involontario sospiro di sollievo, mentre si rigirava e osservava guardingo il ragazzo.

"Il mio nome è Otabek" cominciò quello, offrendo per primo l'informazione, nella speranza che Yuri abboccasse e ricambiasse. Yuri era sul punto di mandarlo al diavolo, quando un crampo gli strappò un singhiozzo. Sollevo le gambe d'istinto, rannicchiandosi in posizione fetale. La fronte premuta contro le ginocchia, gli occhi serrati, i denti stretti. Faticava a respirare, il fiato gli si mozzava in petto, bloccato sul nascere dalle fitte che dilaniavano il ventre. Sentiva sotto i polpastrelli il sangue freddo, colato fino ai polpacci. La ferita si stava stagnando ma il bruciore residuo non faceva che amplificare il suo malessere. Otabek si stava muovendo. Le sue scarpe frusciavano sulla moquette verde. Yuri lo sentì aprire la porta d'ingresso. Poi rumori lontani, prima che il materasso al suo fianco si abbassare sotto il peso di un corpo estraneo.

Dio no, pregò, ma la mano del ragazzo gli afferrò la spalla e un brivido percorse la schiena di Yuri. Tentò di ribellarsi e di scacciarlo, ma questa volta Otabek era preparato. La stretta si fece più intensa e Yuri si sentì tirare verso l'alto.

"Lascia le gambe" gli intimò. "Guardami".

No, non voleva guardare. Se avesse continuato a ignorarlo, forse Otabek si sarebbe stancato e lo avrebbe lasciato in pace.

"Ascoltami, non voglio farti del male".

"Vattene via! Mi fai schifo!" gemette, rannicchiandosi ancora di più su se stesso, ma Otabek era insistente. Lo strattonò con forza, fin quando Yuri non lasciò la presa sui polpacci e incontrò il suo sguardo. Gli occhi scuri lo guardavano preoccupati ed empatici, come se davvero il suo unico desiderio fosse quello di aiutarlo, ma Yuri si rifiutava di crederlo.

"Ho bisogno che tu prenda questo" allungò un bicchiere. Un liquido giallastro e frizzante lo riempiva per metà, sul fondo si sedimentava una polvere dello stesso colore.

Yuri venne colto dal panico, cercò di sgattaiolare via, gli occhi sgranati e il respiro affannoso.

"Fermati!" urlò Otabek, ma Yuri non lo sentì neanche. Una mano si sollevò ad artigliare quella dell'altro, ancora stretta attorno alla sua spalla. Ne graffiò il dorso e la sentì cedere. Fece appello a tutte le sue forze e con una spinta si scaraventò giù dal letto, rotolando sulla moquette. La forza dell'impatto si ripercosse su tutta la schiena, Yuri sentiva gli occhi umidi di lacrime. Non era il dolore a causarle, ma la stanchezza che si era impossessata del suo corpo, quella contro cui cercava in ogni modo di lottare ma che di minuto in minuto diventava sempre più prepotente.

Be strong [Omegaverse Otayuri e Victuuri]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora