Quando il giorno seguente Yuri si svegliò, il sole filtrava pallido attraverso la finestra. Impiegò diversi minuti, seduto sul letto, con la bocca impastata e gli occhi cisposi, per capire dove si trovava. I ricordi lo colpirono febbricitanti e lontani, come se tutto ciò che era accaduto non fosse che un sogno confuso da dimenticare. Eppure restava il dolore alle ossa, il sudore freddo incrostato sulla pelle, la mano fasciata e la gamba ancora rigida. Era nudo, indosso solo i boxer del giorno prima, le coperte gli fasciavano la vita sgualcite e stropicciate, nella notte doveva aver cercato di calciarle via.
Il suo stomaco si mise a brontolone improvvisamente. Yuri vi premette una mano sopra, cercando di quietare il gorgoglio insistente, ma il suo corpo sembrava ostinato a palestre i suoi bisogni. Ricordò improvvisamente il pane che aveva portato con sé al momento della fuga e percorse con lo sguardo la stanza alla ricerca dei suoi vestiti. Non li trovò. Otabek doveva averli presi, al loro posto aveva lasciato degli abiti puliti, piegati sopra alla poltrona di fronte al letto. Yuri cercò di misurare le sue forze. Si sentiva meglio rispetto alla sera precedente, i muscoli delle braccia e delle gambe rispondevano alla sua volontà. Cercò di sollevare una gamba, poi l'altra. Flesse il ginocchio. Mosse le dita dei piedi. Poi quelle delle mani. Il fastidio al basso ventre si era quietato, o almeno aveva cambiato forma, adesso era un calore vacuo che si contorceva all'altezza dello sterno e gli lasciava un'insolita sensazione di disagio. Lo ignorò, finché riusciva ad alzarsi sarebbe andato tutto bene. La boccetta rossa sul comodino era riversa, le pillole sparpagliate sul legno. Yuri aveva dovuto prenderle un paio di volte durante la notte, quando il dolore si era intensificato, ma non aveva avuto le forze necessarie per versarsi l'acqua o sollevare il bicchiere, di chiamare Otabek per chiedere aiuto non se ne parlava neanche, così le aveva ingoiate a secco.
Scese dal letto. I piedi nudi entrarono in contatto con la moquette morbida, le dita affondarono nei fili caldi. Dovette fare leva con le mani per sollevarsi, e quando si alzò lo colse un capogiro. Si appoggiò in fretta al comodino, la vista si oscurò e le luci nella stanza scomparvero per qualche secondo, fin quando non riuscì a riprendere totale controllo di sé. Un passo dopo l'altro testò la sua stabilità, in una lenta processione verso gli abiti. Aveva bisogno di una doccia. Il calore dell'acqua avrebbe disteso i muscoli e scrostato via dalla pelle la sporcizia del giorno precedente. Doveva anche disinfettare di nuovo le ferite, le sentiva prudere e bruciare, bisognava sincerarsi che tutto andasse bene. Con questi pensieri entrò nel bagno en suite e si chiuse la porta alle spalle.
Avvolto ancora in un asciugamano, con i capelli umidi e aggrovigliati e gli occhi gonfi, tornò nella stanza. Sentiva ancora addosso la sensazione del calore che scivolava sulla pelle e saliva nell'aria con nuvole di fumo. Il rumore dell'acqua che ritmica usciva dal soffione gli aveva fatto accantonare tutti i suoi problemi. Era da tempo che non si ritrovava in un ambiente accogliente, in una stanza luminosa e silenziosa. Non c'erano tubature arrugginite, non c'erano altri ragazzi in attesa alle sue spalle. Yuri ne aveva approfittato, addormentandosi quasi, mentre passava le mani fra i capelli e li riempiva di profumata schiuma rosa. Aveva dimenticato l'esistenza di Otabek, così come aveva dimenticato la fame che lo aveva attanagliato al risveglio. Quando lo trovò seduto al piccolo tavolino rotondo, al lato opposto della stanza, di fronte alla abat-jour, trasalì e i suoi muscoli si tesero all'erta. Il ragazzo teneva fra le mani una mela e sfogliava attento un quotidiano, le sopracciglia leggermente arcuate e una smorfia irritata sulle labbra.
"E tu che ci fai qui?" gli sbottò addosso Yuri, nella speranza che ringhiargli addosso per primo potesse instillare nell'altro una sorta di disagio e fargli capire che la sua presenza non era la benvenuta.
"Questa è la mia stanza e sono venuto a controllare come stavi, mi sembra che al momento il calore si sia calmato".
Gli occhi neri e sottili si sollevarono dalla carta giallognola per fissarsi nei suoi. Yuri rispose minaccioso, assottigliando lo sguardo e arricciando il naso. Fece un passo indietro per avvicinarsi di più alla porta del bagno così da tenersi aperta una rapida via di fuga. Otabek scosse la testa e tornò al suo giornale.
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Be strong [Omegaverse Otayuri e Victuuri]
FanfictionÈ un mondo difficile quello in cui Yuri è nato. Se sei un omega la tua vita è segnata sin dalla nascita. Cresci e vieni educato con il solo scopo di servire il tuo Alpha, chiunque egli sarà, in qualsiasi modo ti sceglierà e qualsiasi cosa vorrà da t...