La stanchezza lo aveva fatto addormentare presto. Si era steso sul letto, aveva ascoltato i rumori che provenivano dall'anticamera, in principio all'erta, poi con sempre minore attenzione. Otabek sembrava fare volutamente confusione, come se volesse rassicurarlo della sua presenza e al tempo stesso fargli sapere dove fosse in ogni istante. Così Yuri si era rilassato, proprio come era successo la sera precedente, e complice il fastidio crescente, si era assopito.
Il risveglio fu brusco. Il cuore gli batteva talmente forte in petto che sembrava volesse uscirne. Il respiro gli mancava, mozzato in gola, spezzato dai rantoli che lasciavano le labbra. Si aggrappò con forza alle coperte e urlò. Un urlo secco, mentre riversava la testa indietro e gli occhi sgranati fissavano il buio pesto che lo circondava. Stava morendo. Quello non poteva che essere il dolore che precede la morte, eppure era caldo da non respirare. Il suo corpo bruciava come sotto il sole cocente, il volto era in fiamme. Conficcò le unghie nel materasso in cerca di un appiglio e i tendini delle mani si tesero. Si sentiva irrequieto, era una rabbia che gli saliva dentro, nel ventre, nel petto, lungo le braccia, fino all'estremità delle dita formicolanti, ma non riusciva a comprendere come quietarla. Poi c'era il bisogno insopportabile e indefinito, l'attesa e il desiderio di qualcosa che non aveva nome. Digrignò i denti e ingoio un altro urlo. La gola bruciava, attraversata dalla bile acida che lo tormentava salendo e scendendo lungo l'esofago.
La luce si accese all'improvviso e gli bruciò gli occhi. Yuri li strinse forte, le lacrime scesero lungo le tempie e bagnarono l'attaccatura dei capelli.
"Ehi" lo chiamò Otabek, i passi si avvicinarono rapidi, seguiti da rumori di vetro e di plastica che tintinnano e sbattono. "Ehi" insistette Otabek "Apri gli occhi e guardami".
Yuri ci provò, ma al solo socchiudere le palpebre la luce divenne insopportabile.
"Non riesco" disse, forse lo pensò soltanto.
"Ho bisogno che mi guardi. Ho bisogno di sapere che sei ancora con me".
"Dove cazzo vuoi che vada?" ringhiò, ma la saliva gli riempì la bocca e si insinuò fra i denti, le sue parole furono solo un gorgogliare schiumoso. Otabek gli si sedette accanto, il materasso si inclinò, le coperte gli si strinsero attorno al corpo, non riusciva a sopportarle, stringevano e sfregavano contro i piedi e le braccia nude, voleva strapparle via di dosso, ma il peso di Otabek lo impediva.
"Ho bisogno che tu beva questo. Guardami".
"Vattene! Vattene e lasciami in pace!" Yuri non sapeva se le sue parole lo avessero raggiunto, la realtà era così vaga da non riuscirla più a distinguere dall'illusione. Si consumava in uno stato confusionale in cui non aveva più controllo del suo corpo o delle sue sensazioni. Tutto era calore e dolore. Quando una mano lo toccò e le dita gli scivolarono dietro al capo, Yuri fremette. Un brivido di freddo. La pelle si accapponò.
Il vetro gelido contro le labbra, l'acqua che scivolava vomitevole in bocca, la lingua che ne sentiva il sapore acidulo del limone. Fu troppo. Si voltò verso il lato opposto del letto, scattando via dalla presa di Otabek e vomitò fra le coperte, tossendo e sputando tutto l'acido che aveva in corpo.
Otabek gli sostenne la fronte, allontanando i capelli dagli occhi. Sapeva che sarebbero arrivati a quel punto, aveva cercato di impedirlo più e più volte, con ogni suggerimento e ogni domanda a cui l'altro aveva risposto con noncurante strafottenza.
Yuri si riversò sul materasso. Ansimava ancora, l'odore della bile era nauseante e gli invadeva la bocca, impastandola di fluidi acri.
Otabek gli passò un fazzoletto umido sulla fronte, asciugando il sudore, e a ogni tocco delle sue dita il corpo di Yuri tornava a fremere. In principio era solo il solito formicolio, una scossa elettrica che lo percorreva da capo a piedi, nulla in confronto alla sofferenza che provava, ma man mano che le attenzioni continuavano e si spostavano verso il collo, sentiva nascere una strana eccitazione. Il calore al ventre si intensificò. Quando i polpastrelli di Otabek gli sfiorarono la mandibola, un tremito più forte dei precedenti lo cose, si contorse sul materasso in uno spasmo incontrollato. I vestiti divennero una costrizione insopportabile, la stoffa ruvida a contatto con la pelle era una vera agonia. Voleva strapparseli via, gettarli lontano, e liberarsi del fuoco che gli bruciava addosso.
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Be strong [Omegaverse Otayuri e Victuuri]
FanfictionÈ un mondo difficile quello in cui Yuri è nato. Se sei un omega la tua vita è segnata sin dalla nascita. Cresci e vieni educato con il solo scopo di servire il tuo Alpha, chiunque egli sarà, in qualsiasi modo ti sceglierà e qualsiasi cosa vorrà da t...