Capitolo 4 - Run run run

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Yuri aveva passato tutta la notte a pensare e alla fine era rimasto solo un pressante desiderio di fuga.

Quando la campana risuonò lungo i corridoi, la stessa irritante sveglia di ogni mattina, si mise a sedere sul letto e si stropicciò gli occhi appesantiti dal sonno. Sentiva un fastidio alla bocca dello stomaco, una nausea che si era acuita col passare delle ore e la cui colpa attribuiva tutta alla stanchezza. Afferrò l'asciugamano dallo schienale della sedia e uscì dalla stanza, per dirigersi verso il bagno comune in fondo al corridoio. I suoi compagni, altrettanto assonnati e altrettanto confusi, confluivano istintivamente verso la stessa direzione.

Quando entrò nei bagni e si fermò di fronte a un lavabo libero, l'immagine che il grande specchio alla parete gli restituì fu quella di un moccioso arruffato. Gli occhi verdi erano gonfi, solcati da occhiaie profonde e violacee. I capelli un nido intrecciato di ciocche sporche e bionde. Le guance erano incavate. Le labbra raggrinzite dal freddo. Uno schifo a cui neanche impegnandosi sarebbe riuscito a porre rimedio. Infossò la testa nelle spalle e si chinò su uno dei lavelli per sciacquare il volto. L'acqua era giallastra e piena di ruggine. Yuri ne bevve comunque un sorso.

Neanche il freddo era riuscito a dissipare completamente la patina di sonno. Si asciugò il volto, poi raccolse i capelli in una coda alta.

Tornò sui suoi passi. Uscì dal bagno e ripercorse il corridoio. Fuori dalle ampie vetrate il cielo era ancora buio e non avrebbe albeggiato prima di un'ora. Il cortile sottostante era deserto. Le chiome degli alberi si muovevano flessuose nel buio. Continuò ad osservarle fin quando non raggiunse la sua stanza, allora si fermò davanti alla porta e afferrò il bigliettino appiccicato al legno scuro, di cui prima non aveva notato la presenza. La carta gialla era rigida e ruvida, la scrittura lievemente storta. Lettera di richiamo, c'era scritto in una grafia sottile e ricercata. E subito sotto: ore 6.45 ufficio del rettore. Sapeva sarebbe successo, ma sperava almeno che Yakov avesse la decenza di attendere fin dopo colazione.

Impiegò meno di dieci minuti a vestirsi: gettò sul letto il pigiama, appoggiò sullo schienale della sedia l'asciugamano umido e si infilò la stessa tuta del giorno precedente. L'ufficio del rettore era dal lato opposto dell'edificio, non troppo distante dalla mensa. Yuri scese una rampa di scale per raggiungere il primo piano, svoltò a sinistra verso il salone dei ricevimenti, lo percorse fino in fondo, dove una targa in ottone, appesa a una porta in legno intarsiato, riportava Rettore Yakov Feltsman. Considerò l'idea di bussare, decidendo poi che non era il caso di dare a Yakov soddisfazioni, così abbassò la maniglia ed entrò. Il rettore, seduto un po' ingobbito dietro la scrivania, non aveva l'aria sorpresa. Sospirò e continuò a leggere il suo foglio, mentre Yuri, piuttosto soddisfatto e pronto alla battaglia, si gettava a sedere di fronte a lui, sulla stessa sedia in cui si era infossato appena due giorni prima, e accavallava con strafottenza le gambe.

"Allora?" chiese con tono volutamente provocatorio.

Yakov appoggiò la penna sul tavolo e incontrò il suo sguardo.

"Mi è giunta voce che ieri sera hai di nuovo superato i limiti" cominciò accomodante.

"Stronzate, non ho superato un bel niente. Mi hanno istigato".

"Non sei altro che un moccioso indisciplinato, continui a fare di testa tua e ignori qualsiasi cosa ti si dica".

"Perché quello che dite è stupido".

"Quello che diciamo ti aiuterà a sopravvivere in questo mondo" Yakov alzò la voce e pronunciò ogni parola con fermezza. Yuri si sporse in avanti, scavallò le gambe e sbatté i palmi sul tavolo.

"Mi aiuterà come ha aiutato Yuuri? Perché avete passato mesi a dirmi quanto fosse perfetto, quanto fosse un esempio e guarda che fine ha fatto".

"Non tirare in mezzo Yuuri".

Be strong [Omegaverse Otayuri e Victuuri]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora