CAPITOLO 8: Colpo Di Fulmine... e Padelle

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«Porco cazzo, Sel... a sentirti parlare di 'sto Sogay sento già il bisogno di farmi un test di gravidanza...»

Noemi, con la sua impeccabile eleganza ed il suo inconfondibile accento napoletano, ha gli occhi a cuoricino.

Uguali ai miei.

Appoggio il rastrello sulla postazione da bagnino del Bagno Sociale; mi tiro indietro i capelli, ancor più rossi dai raggi del sole al tramonto.

«La descrizione che ti ho fatto non è niente se paragonata alla realtà... roba da camminare con un secchio tra le cosce, cara mia...» sospiro, concludendo così il racconto dettagliato dell'incontro con Sergej.

"Cosa sei, profugo dallo sguardo di ghiaccio... non ci sono parole..."

Abbiamo appena finito di sistemare la spiaggia, ormai i bagnanti sono andati via, una nuova giornata di lavoro volge al termine.

Ma il magone che mi stritola lo stomaco, no... quello resta.

Li mortacci.

E, se mai ce ne fosse bisogno, ho pure un avvoltoio scornacchiato che me lo ricorda sadicamente.

«Sì, tutto bello, ultrawow, e blablabla...» Mirko chiude l'ultimo ombrellone. «Ma il punto è questo, Volpina, che tu lo voglia o no: il guardiano strappamutande non ti ha ancora chiamato!»

Alzo gli occhi al cielo, vorrei che un meteorite mi colpisse in pieno come nella pubblicità della bimbetta odiosa dei Buondì.

«Grazie, becchino superfashion, per la tua solidarietà!» lo fulmino. «Sei positivo come un test per la gonorrea!»

«Io sono una persona vera, Selvaggia!» controbatte, tirando fuori una battuta da esterna di Uomini e Donne. «Sono realista!»

«E quindi? Devo pensare a buttarmi giù da un ponte pure quando mi capita qualcosa di bello?» lo guardo malissimo. «E comunque, forse, non so... ci sta che il mio numero si sia cancellato per... cause di forza maggiore!»

«Certo, dopo lo sputo probabilmente sulla sua mano c'è finita una scarica di diarrea!» Mirko si sgranchisce la schiena.

«No, sto dicendo che è andato a lavoro dopo i saluti finali!» strizzo le palpebre. «Probabilmente stava pulendo i gabinetti in qualche stanza e sul palmo c'è andata la candeggina...» ripongo le mie speranze sui detersivi.

"Omino Bianco, maledetto infame! Membro xenofobo del Ku Klux Klan!"

I miei amici mi fissano, un tantino dubbiosi.
E sì... pure io, ormai, sono sempre più drammaticamente pessimista.

«Però, Sel... beh, sono già passati due giorni, in effetti... avrebbe dovuto telefonarti prima, mandarti un messaggio perlomeno...» adesso pure Noemi è passa al lato oscuro della mia depressione.

Chiudo gli occhi, mi mordo il labbro.

Perché ciò che i miei ragazzi stanno dicendo è la pura verità.

"Era troppo bello per essere vero... ma avrò mai una gioia in 'sta minchia di esistenza di merda?!?"

Sergej non si è fatto vivo.
Niente di niente.
Manco una foto del suo billo come i morti di figa di Instagram.
Manco l'emoticon della popò.

"Ed io, idiota, schizzavo come uno shuttle ogniqualvolta vibrava lo smartphone! Dio, quanto sono sfigata!"

L'aria del mare mi avvolge, affosso i piedi sulla sabbia fresca.
Emetto un altro lungo sospiro, nemmeno il rumore delle onde riesce a rilassarmi.

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