| 1. Una strada infinita |

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I colori chiaro scuri del giorno e della notte, si fondevano in un alba maestosa, che stava accompagnando il mio viaggio.

Sì, il coraggio lo avevo trovato.
Chiudere la valigia, con poche sicurezze, verso una magia inaspettata che nessuna avventura prestabilita, avrebbe potuto darmi.

Ermal, era immerso nel sole della Sicilia, a Taormina più precisamente; la mia prossima tappa.

Dopo aver contattato il suo braccio destro, Matteo, che lo seguiva come un ombra, e aver scoperto di dovermi dare da fare per cercare un alloggio, tutto il buonumore con cui stavo affrontando quella trasferta, stava andando a farsi fottere insieme a lui.

Scesa dall'aereo, in piena crisi nervosa, dovetti chiamare una conoscente a Milano, proprietaria di un'agenzia viaggi, per chiederle di trovarmi un hotel nelle vicinanze di quello di Ermal, che accettasse il pagamento all'arrivo.
La sorte, era dalla mia parte, fortunatamente lo trovai e solo a quel punto, atterrata a Catania, cercai un taxi che mi portasse dritta a Taormina.

Durante il tragitto, riflettei sul perché Matteo, non si fosse offerto di aiutarmi.
Quasi come sperasse di non vedermi arrivare mai.
Non volli pensare che volesse sabotarmi, ma non trovai una motivazione valida al suo comportamento.
Una cosa era certa, non mi sarei fatta rovinare il soggiorno dalle mie paranoie o dai suoi tentativi di boicottaggio.

Ero sfinita: dalla sveglia presto, dal lungo tragitto, ma mi ero già innamorata del paesaggio attorno a me.
Fatto di viste sul mare mozzafiato e stradine piene zeppe di fiori sui balconi.
Aveva fatto passare in secondo piano, tutto quello che mi aveva afflitto fino ad allora.

Dopo aver posato i bagagli nel mio hotel di fortuna, mi diressi nel vicino albergo in cui invece alloggiava Ermal.
C'era una differenza abissale fra le due strutture, ma ero compiaciuta dalla loro vicinanza, che avrebbe facilitato i miei spostamenti a piedi per raggiungerlo, ogni volta che era possibile.

Chiamai quel pallone gonfiato di Matteo, che probabilmente pensava di avermi già fatta fuori, ma sfortunatamente per lui, Frida Morgan, aveva una pelle dura.
E due palle più grandi delle sue.

Non ci eravamo molto simpatici, dovevo ammetterlo, ma era stato lui ad iniziare per primo la guerra, io non ero mai stata abituata a tirarmi indietro dalle provocazioni

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Non ci eravamo molto simpatici, dovevo ammetterlo, ma era stato lui ad iniziare per primo la guerra, io non ero mai stata abituata a tirarmi indietro dalle provocazioni.
Stavo ribattendo a dovere alle sue.

Fece il vago, ma io andai dritta al punto, dicendogli che doveva permettermi di entrare in quell'Hotel senza sembrare un'attempata e ossessionata fan, in cerca del suo artista del cuore.

Cedette alle mie pressioni, mi venne incontro nella hall, concedendomi di salire con lui.

Un po di buonsenso, scorreva ancora nelle sue vene, quando decise di mostrarmi la porta della stanza di Ermal, prima di dileguarsi con tutti i suoi chili di troppo.

Bussai, nella speranza che aprisse subito, senza preoccuparsi di chiedere chi fosse.
La sorpresa doveva riuscire fino in fondo!

Sentivo i suoi passi.
Si era fermato davanti alla porta ed esitava ad aprirmi.
Bussai di nuovo.
Aprì uno spiraglio.

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora