| 29. LUCE

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Voglio che tu sappia davvero, perché ti pretendo nella mia vita.
Con tutti i tuoi turbamenti, il tuo nervosismo ingiustificato, quando sembri cattiva, e si vede lontano un miglio che non lo sei davvero.
Sei un mistero Frida, e credo che in giro non esistano di donne come te.
Lo si vede anche dal tuo modo di non rispondere prima.
Hai una tempesta dentro e io non voglio domarla, voglio lasciarmi trascinare.
Sei una rara eccezione nel mio mondo di dittature.
Una linea discontinua in tutti i miei percorsi prestabiliti.
Un uragano distruttivo, che mi salva da un sistema in cui stavo sprofondando.
E quindi, credo di amarti per questo. E per molto altro che non riesco a decifrare.

Avrei voluto prendere una penna e trascrivere tutto questo su un foglio di carta, forse sarebbe risultato più vero, ma non sempre c'è il tempo di agire come vorremmo, a volte dobbiamo lasciarci trascinare dalle circostanze.
Io sono qui, accanto a mia nonna che già inizia a chiedere chi mi ha donato questa luce negli occhi che non vedeva da un po e vorrei descrivere te, ma tutte le parole del mondo non basterebbero per quello che sei riuscita a smuovere da un paio di mesi a questa parte.
Mi sono limitato a rispondere che è merito della sicurezza, il mio cuore è al sicuro fra le mani della persona giusta.
Che anche se a volte lo stringe un po di più, lo scalfisce un po, lo  spezza sotto il peso delle sue paure, riesce a sanarlo e farlo battere di nuovo solo per lei.
Sempre per te.
Ti amo
Ermal
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Quel messaggio in piena notte, mi privó definitivamente della mia precaria volontà di dormire.

Mi sollevai dal letto della cameretta di Ermal, mi aveva quasi pregato di trascorrere la notte lì, nonostante lui non ci fosse. E avesse deciso di non lasciare la nonna sola.
Voleva sapere entrambe al sicuro probabilmente.

Acconsentì alla sua richiesta, dopo qualche esitazione, perché insomma era pur sempre troppo affrettato dividere la casa con la tua ipotetica futura suocera, che non solo conosci appena, ma per carattere sai già che non ti sbilancerai mai più di tanto.

Eppure accettai per tranquillizzarlo, perché meritava di non avere ulteriori problemi per la testa, che fossero dipesi dalla mia disobbedienza al suo senso di premura.

Mi diressi in cucina, per bere un sorso d'acqua e magari prendere un po d'aria sul terrazzino che affacciava sul mare.
Per riappropiarmi di un po di lucidità, per rispondere a quelle parole meravigliose che Ermal mi aveva dedicato in quel messaggio, che aveva il sapore di una lettera scritta a mano.

Ero convinta che la signora Mira dormisse già, ma mi sbagliavo, se ne stava sdraiata sul divano a guardare un programma tv in albanese, di cui ovviamente non capivo nulla.

«Mi scusi se la disturbo, magari torno in camera.» Dissi imbarazzata nel farmi vedere in tenuta da notte da una pur sempre sconosciuta per me, anche se di scandaloso il mio pigiamino non aveva nulla.

«No! Non disturbi, rimani. Dovrei essere in camera mia, ma il canale albanese lì non prende e ogni mercoledì c'è questo programma di politica che mi piace molto, ma finisce a tarda notte. Chiamerò l'antennista prima o poi.»

«Beh è carino da parte sua interessarsi alla politica del suo paese nonostante non ci abiti più.»

«Sì, è un argomento che mi affascina e allo stesso tempo mi lega ancora al mio paese.»

«Segue anche la politica italiana?» Chiesi, sedendomi vicino a lei, cercando di cogliere qualcosa dai discorsi in una lingua che mi ricordava l'aramaico antico, che propinavano quei tizi albanesi in giacca e cravatta.

«No, e ti spiego il motivo. Una volta, tempo fa, avevo provato a farlo, ma non appena mi affezzionavo a qualcuno mi deludeva con qualche passo falso, quindi mi sono ripromessa di non farlo mai più.»

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora