| 27. Ripartire ancora verso te |

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Alla fine di quella conversazione con Ermal, agì d'istinto anche se mi ero ripromessa di non farlo mai più.
Eppure in quella circostanza, mi sembrò la scelta più giusta.

Non avevo idea di come muovermi per raggiungere Bari senza far sapere nulla ad Ermal.
Ero già stata in quella città qualche mese prima, ma in circostanze diverse e sapendo esattamente il luogo in cui dirigermi.
In questo caso invece, era un lancio nel vuoto in cui non potevo gettarmi senza la giusta attrezzatura.
E un buon strumento, poteva essere Andrea.
Immaginai che sapesse dove si trovava più o meno, casa di Ermal e così lo chiamai, nonostante fosse tarda sera.
Per fortuna, mi rispose subito e io andai dritta al punto dicendogli: «Dobbiamo raggiungere Ermal a Bari!»

«EH?» Aveva risposto confuso, credendo di aver sentito male.

«Hai capito bene, prepara le valigie, dobbiamo raggiungerlo!»

«Cosa hai messo nella camomilla? » Disse, riferendosi ad una foto che avevo postato qualche minuto prima sui social.

«Vorrei dirti che è uno scherzo, ma non lo è! La nonna di Ermal è finita in ospedale e lui è lì. Ha bisogno di noi!»

«Caspita, spero non sia qualcosa di grave!» Rispose con tono preoccupato.

«Non si sa cosa le sia accaduto con esattezza. Ha avuto un malore e la stanno trattenendo lì.»

«Ok Frida, ma non sarebbe più semplice avvisare Ermal del nostro arrivo?»

«Conoscendolo, pensi che darebbe il suo consenso?»

Andrea si rese conto che non era una buona idea.
Ermal ci avrebbe detto di non affrontare un viaggio lungo per lui, che se la sarebbe cavata, ma noi sapevamo quanto ci volesse al suo fianco in quelle ore così difficili.

«C'è un problema, l'unico che sa l'indirizzo esatto è Matteo. Io ci sono andato mezza volta a casa di Ermal, non ricordo nulla.»

Al suono di quel nome, e messa di fronte al fatto che avrei dovuto chiedere aiuto ad un mio potenziale nemico, esitai per qualche secondo.
Stando in silenzio.

«Pensi che sia sveglio a quest'ora?»

«Posso cercarlo con una scusa, nel frattempo facciamo le valigie e ci precipitiamo sotto casa sua!»

Non esisteva nessuno al mondo, più efficiente di Andrea Vigentini, e ringraziai me stessa per aver preso la decisione di cercare lui per primo.

Complice la mia partenza annunciata per Miami, non ci volle molto per completare la valigia che avevo già sistemato in precedenza.
Avrei dovuto mettere giusto uno, due cambi, ma non potevamo sapere se la nostra permanenza si sarebbe limitata ad una notte o a più giorni.
Nel dubbio, avevo vestiti per una settimana.
Altro che i miei vestiti in sette borse, qui avevo svaligiato un negozio d'abbigliamento, ma ero fatta così. Dovevo farmi trovare preparata ad ogni evenienza.

Andrea, era già sotto casa mia, con la faccia di uno a cui era stato interrotto il sonno.
Io, ero più pimpante che mai, ma solo perché reagivo così, quando venivo invasa dall'ansia.

Vivevo nella preoccupazione che Matteo rifiutasse di aiutarci, durante il tragitto per raggiungere casa sua.
Andrea, tentava invano di tranquillizzarmi, affermando che Matteo non si sarebbe mai tirato indietro, se si trattava di stare vicino ad Ermal, anche se doveva sorbirsi un viaggio in mia compagnia.

Il disprezzo era reciproco, ma immotivato, quindi potevamo trovare un punto di incontro o almeno provarci, ignorandoci a vicenda.

Spostai per un attimo il fulcro della mia attenzione alla considerazione che a Miami fosse ancora pomeriggio, e ne potevo approfittare per rintracciare mio fratello, spiegandogli tutta la piega tragica che aveva preso la situazione.
Gli dissi in tutta sincerità che non avrei potuto raggiungere Miami senza essere andata a Bari da Ermal.
Anche se quella volontà andava contro ogni mio principio.
Avrei invaso i suoi spazi, conosciuto la sua famiglia quasi per obbligo e lo avrei sicuramente messo in imbarazzo.
Eppure, dovevo stargli vicino e quello contava più di tutte le mie paranoie.

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora