| 10. Lasciarsi vivere |

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Se mesi fa, mi avessero descritto, la persona che sarei diventata, con la vicinanza di Ermal, gli avrei riso in faccia.

Nessuna nuvola all'orizzonte, nell'ufficio in cui amavo ripararmi.
Scritture fluide, accompagnavano quella mattina.

Stranamente nell'ultimo periodo mi ero addolcita, ed era inevitabile che quel cambio di rotta, avesse delle conseguenze.

Ero carica nel rispondere a modo, alle valutazioni che da lì al poco, mi avrebbe esposto il mio capo, che eccezionalmente, si era presentato nel mio ufficio.

«Dev'essere davvero importante, se sei qui.» Esclamai, andando dritta al sodo.

Sedevo di fronte a lui, con un espressione tutt'altro che compiaciuta.
Esitò, in cerca delle parole giuste, prima di gettarmi in faccia una proposta al veleno.

«Dobbiamo parlare di una questione importante.
Non c'è più riconoscibilità ne tuoi articoli e sai perché? Perché sono velati. La tua verità non viene più fuori.»

«Probabilmente perché quello che ho ascoltato finora mi è piaciuto.»
Risposi, riferendomi alle mie ultime recensioni discografiche che avevano pubblicato.

«Frida, in anni che lavori per noi, hai sempre trovato il pelo nell'uovo, con una facilità impressionante, anche su quello che poi si è rivelato un capolavoro.»

«Ho giocato sporco Michael. Ho fatto soffrire la gente, messo a repentaglio le loro carriere.»

«Qualcuno dovrà pur farlo, e tu sei perfetta in questo!» Rispose, con determinazione, mostrandomi un sorriso diabolico.

«Credo di poter esprimere il mio talento anche attraverso delle critiche costruttive.»

«Vuoi omologarti al resto dei tuoi colleghi?» Sai quante ne trovo di altre come te?»

«Cosa vorresti dire?»

«Di pensarci. Perché se hai intenzione di continuare a seguire questa linea, forse questo spazio, non è il tuo modo migliore di esprimerti ormai!»

«Mi stai dando un ultimatum? »

Annuì, lasciandomi lì, con mille paranoie per la testa.
Era così, che veniva trattata una che aveva sfornato gli articoli più cliccati e condivisi degli ultimi mesi, che grazie allo scandalo di Sanremo che aveva rivelato, aveva portato le visualizzazioni del sito alle stelle.
Il cavallo di punta, diventava vittima sacrificale, solo perché voleva seguire il suo istinto umano, di chiarezza, senza gettare fango su un lavoro altrui.

Forse, se l'avessi pensata così, anche dieci anni fa, non sarei arrivata fin qui.
Ma non potevo farmi spodestare come se nulla fosse, non senza aver lottato con le unghie e con i denti per quello in cui credevo.

Lasciai quel posto, carica di affranto e preoccupazione. Sapevo che il mio futuro dipendeva tutto dalla mia penna.

Mi diressi da Marta, che era piena zeppa di lavoro al bar, non mi poté dedicare più di qualche secondo.
Ce ne volevano decisamente di più, per quello che io avrei dovuto raccontarle.

Uscì da quel tugurio di gente affamata, e mi sedetti su uno spazio verde adiacente.
Ero spaesata, per una rara volta, mi stavo sentendo fuori luogo.
Se mi fossi trovata a casa, avrei pianto senza sosta per scaricare la tensione, ma ero in pieno centro a Milano, dovevo trattenermi.

Chiamai la prima persona che sapevo mi avrebbe capita e sorretta, Ermal, che ovviamente, aveva il telefono staccato.

Lo avevo sentito fugacemente qualche ora prima e mi aveva accennato che sarebbe stato in studio a provare, per tutto il giorno.
Ero restia a raggiungerlo lì, perché non avrei avuto l'intimità di cui avevo bisogno e non volevo essere sfacciata.

Non abbiamo Armi ~ Ermal Meta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora