Il giornale del giorno parlava di una cosa incredibile che doveva succedere presto. Sorseggiando tranquillamente un caffettino di prima mattina, leggevo il quotidiano con insolito interesse. Tutte le mattine lo facevo, ma era solo per perdere un pò di tempo. Jerda stava entrando nella caffetteria con fare aggraziato dicendo - ...ma si perchè lei si vanta tanto ma non farebbe male a una....oh ciao Chris. - Le altre ragazze che erano con lei ad ascoltare i suoi pettegolezzi che adorava inventare di sana pianta sussultarono tutto d'un tratto. Quel giorno la caffetteria doveva essere un luogo d'incontro perchè entrò a seguito anche Jack Mirkson. Mi alzavo già per battere il cinque a quel ragazzo così carino che mi stravolgeva appena lo vedevo e che allo stesso tempo non volevo frequentare, per paura, credo. - Ciao Chris. Come va? - io sorrisi appena - Male, lo sai. Tra poco i comuni mortali come noi cominciano scuola...- lui ridacchiava compiaciuto - Ah perchè io non sono un comune mortale, come te o sbaglio? -. Sorridevo spesso in sua presenza. Mi divertiva. Vinceva sempre lui. Mi faceva pensare a tutte le cose che non potevo fare con nessun altro a parte con lui.
- No non lo sei. Quando ti pare e piace salti scuola...oppure pesti qualcuno e ti mandano a casa. - Jack, sorridendomi, disegnava con una matita per le ordinazioni la firma di suo padre sul tavolo. Tutti sapevano che falsificava la firma dei suoi. Quando non picchiava malamente qualcuno a box, lo faceva a scuola. - Ma ai suoi ordini Maestà...oggi rimarrò a scuola! - entrambi ridevamo a crepapelle. Tornavo seria ogni qualvolta si parlasse di quell'argomento - Non dovresti falsificare le firme - lui - Parla la secchia che anche se non sa che c'è verifica prende un sette lo stesso. - Si era alzato vacillando, lasciando la caffetteria, e mi salutava già con la mano.
- Era decisa anche questa conversazione, credo. - Non avevo capito. Proprio no. Ma ben presto, avrei compreso a pieno molte altre cose.Dopo poco la campanella del liceo suonava, talmente forte da far si che le mie orecchie emetessero un fischio ad intermittenza.- Hei bella! - mi chiamava quel fusto del mio amico. Volevo apparire frastornata (come ero già, del resto, dopo il suono tanto odiato delle campanelle di prima mattina), e quindi la mia espressione assunse un tono di innata superiorità. - Ehi Mirkson! È la tua come si dice...cavia numero infinito? - lui scocciato - Sta zitto Thomson.-
Sapevo benissimo cosa intendeva, quel ragazzo che spesso faceva commenti di quel genere. Nel corso della sua vita, Jack aveva avuto un trilione di ragazze, che aveva sempre ridotto all'esasperazione dopo averle trattate male, parlato a monosillabi, e molte altre cose. Speravo solo non lo facesse di nuovo. - Buongiorno ragazzi. Seguitemi oggi è un giorno speciale! - era la prof di lettere. La Brisol. - Buongiorno prof, cosa c'è di speciale oggi? - avevo chiesto con finto interesse. - Oh lo vedrai. Sarai la prima ad entrare in auditorium, con...Jack. - Gli occhi verdi del ragazzo scintillarono per un istante e intanto si spazzolava con una mano i biondi capelli. La prof sembrava stranamente inquieta. Quasi li spinse in auditorium. Poi richiuse la porta a chiave. - Cosa?? Ci apra! Ci apra! - urlavo. La stessa cosa stava facendo Jack che era decisamente più spaventato di me. Si sentiva il suono del suo anello d'argento contro quelle porte tagliafuoco. Non sarebbero usciti, non quel giorno. Almeno così credevo io. Gli occhi sicuri di Jack ora rispecchiavano solo terrore con un contorno di rabbia, delusione e dolore. Non gliel'avevo mai visto così stampato in volto. - È inutile - ripetevo. - Non ci apriranno mai.....ahhhhhh! - Jack già si girava a vedere perchè avevo urlato, ma rimase a bocca aperta solo vedendo le luci violette. Un buco orlato da un viola melanzana e all'interno di un lilla a onde azzurre ci invitava, chiamandoci all'interno. Ora eravamo stati risucchiati da quel magnete viola. Il buio ci avvolgeva come l'acqua con i sub. Lui mi teneva per mano. Le nostre mani intrecciate emanavano poco calore, ma bastava per aiutarci a proseguire. Lo faceva spesso, il gesto di prendermi per mano, ma io, fredda come sono, lo respigevo sempre indifferente. Ora però mi serviva. Una luce davanti a noi si accese. Un proiettore cominciò a proiettare delle scritte. Poi cominciammo anche a sentire l'audio. "In origine questo era un esperimento che doveva durare esattamente 18 anni. Ora è stato concluso con il prelievo di Christina. L'umana femmina unica e rara e l'umano autorizated Jack. Se non hai capito, Chris, puoi chiedere di farti spiegare meglio. "
Come avrei potuto capire. Dicevo già ad alta voce - Spiegati meglio. -
" Tutte le persone che hai conosciuto nel mondo erano robot molto evoluti piazzati da noi nel mondo per farti fare la prima prova. Ora dopo questo allenamento nella quotidianità sei pronta alla seconda prova che ti spiegheremo in seguito. Il mondo dov'eri non era altro che una realtà virtuale nella quale sei stata catapultata per una prova. Buon proseguimento." Si spegneva il sistema mentre mi piegavo in due e cominciavo a piangere. Non riuscivo a fermarmi. Non poteva essere vero. Era un sogno. Pensavo a tutte le avventure vissute con la mia "famiglia". Le lacrime cadevano delle mie palpebre e scivolavano sulla giacca di Jack. I miei genitori...tutti robot. Con i suoi "amici". Tutti robot. Tutte le cose belle dette a me o i dolori di quella vita durata solo diciotto anni nella falsa normalità alla quale ero abituata, erano solo state progettate da dei robot. Jack le si avvicinò. Mi alzavo già di scatto. - E tu? Sei un robot anche tu? - lui fece di no con la testa. Non ce la facevo più a reggermi.
- Oh Jack...dove siamo finiti? - chiedevo abbracciandolo. Era una bella sensazione.
- Non lo so...- mormorava lui, lo diceva per me.
Lui lo sapeva. Sapeva tutto. Ecco perchè quelle allusioni a fatti programmati. Lui non era un robot, io avevo vissuto pensando di non esserlo. Ma se tutti intorno a me lo erano, io era stata in qualche modo influenzata? Non ci avevo mai pensato prima. Ora le mie mani si muovevano sulla schiena di Jack, mentre consumavo le ultime lacrime. No, non lo avrei mai accettato. Non oggi. Non in questo istante. Tempo. Volevo solo tempo per assimilare tutto. "Ma fino ad ora, mi basta chiudere gli occhi". Dormivo, almeno che non fosse una simulazione. Come tutta la mia vita.

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Progetto 16
RomanceAvete mai pensato che tutto il mondo fosse fatto su misura per voi? Per verificare foste la persona giusta per un compito speciale che solo voi potete portare a termine? E non vi è mai capitato, invece, di trovare una persona che sapete che non rius...