Capitolo 3: Il collezionista

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- Ehi!! Mangia stupida forestiera! - avevo aperto gli occhi con fare lesto al chiamare di una voce masculina.
- Se non mangi almeno degnati di dirmelo così mangio io. - Io, indignata avevo risposto malamente - Senti qui omino dei miei stivali! Non sei mica Dio quindi datti una sciallata!- l'ometto pareva non capire - Sciallata? È una botta data con uno scialle? - ero estremamente fuori di me perciò mi limitai a farfugliare          - Non fare finta! Vuol dire stai tranquillo. - Mi voltai di scatto ricordandomi di Jack. Ora penso che ci leghi qualcosa di più dell'amicizia, quindi sbotto - Chi cavolo sei tu? Dov'è Jack? - il piccolo uomo borbottò - Ehm...mi chiamo Tamtof. Il tuo amico è di sotto. Piuttosto chi sei tu? - osservai da capo a piedi quell'omino tozzo e paffuto, con un'espressione angelica nel volto. - Io...sono Chris. E...tu, cherubino non mi ricordo più come ti chiami, indicami Jack.- Ora lui mi stava portando in un piano interrato. Quel luogo era pazzesco: enorme, e pieno di ossa monumentali. - Cosa..? - lui mi tappò la bocca - Questa è la mia collezione di ossa di Tramtulco. Sono delle specie di scimmie giganti. Dopo ti spiego meglio...- Stavamo raggiungendo un piano ancora più sotterraneo. L'umidità penetrava nelle mie ossa, nonostante cercassi di coprirmi con un lembo di quella tutina che mi ero ritrovata addosso. - Chris! - correva già ad abbracciarmi, quel ragazzo che tanto avevo voluto mi rivolgesse più di qualche parola durante l'anno e che ora risultava essere il mio unico conoscente. Ma Tamtof, l'irascibile nanetto, ruppe il silenzio - Volete sapere sì o no che lavoro faccio? Mi sembra una cosa rilevante se volete diventare apprendisti. - mi ero appena girata, dopo aver dato un breve abbraccio a Jack - Dai, dimmi. - Ero seccata. -Io colleziono ossa di Tramtulco. Queste ossa sono molto grandi, e le scimmie sono oltremodo difficili da abbattere, ma le mie principesse sono delle tiratrici fenomenali. Oh, giusto. Voi non lo sapete...comincerò dal principio. Una volta c'erano due nani: Tramloca e Subdoco. Loro hanno avuto 5 figli: Sumir il potente della guerra breve, Tamudy la ragazza della luna bella come il sole, Cafir il potente dell'omicidio, Uhfmko il potente della tristezza e Tamtof il potente dell'arco. - Non capivo. Perchè cavolo ci stava raccontando questa storiella? Gli porsi la domanda più logica - Scusa ma, Tamtof sei tu...e gli altri fratelli dove sono? - Tamtof annuiva. - I miei fratelli come me negli anni hanno coltivato ognuno le proprie capacità. Sumir ha allenato delle pattuglie di guerra, Tamudy è diventata più vanitosa che mai con le sue ancelle e uccide con uno sguardo le sue vittime che vengono abbagliate da tanta bellezza, Cafir ha allenato delle squadre che uccidono la selvaggina per divertimento e se non gli piaci ti uccide nei modi più infernali, Uhfmko ha chiamato dei lavoratori per i Campi della Tristezza che ti fanno fuori dalla tristezza ed infine io, il disonore di famiglia dal quale per fortuna siete capitati. Io ho cominciato poco tempo fa a collezionare queste ossa, ma ho cominciato molto prima ad allenare degli arceri.  Mi aiutano ad uccidere delle scimmie ogni tanto: tengo le ossa e mangiamo tutti insieme la carne. Io sono il più pacifista, e per fortuna siete qui. Vi allenerò. Come figli miei, come gli altri. Una volta all'anno c'è una competizione per ogni materia delle competenze dei fratelli. Chi vince più competenze è il più onorato...- diventava rosso come un peperone mentre parlava - ...ma io non ho mai vinto. -
Per tutto il giorno Tamtof si era dedicato ad insegnare tutte le materie di competizione a noi ragazzi con calma meticolosa. Dopo averci insegnato l'arte del tirare, ci aveva accompagnati al tavolo delle iscrizioni. Lì, si era presentata dinnanzi a noi una donnina paffutella e con degli occhi porcini che pareva scrutarci divertita. Jack mi cinse le spalle con un braccio sudato. Penso che fosse un modo per mettere a disagio quella donnetta, che parve ancora più divertita dal nostro atteggiamento, che quindi non ci aiutò per nulla. - Chi siete? - mentre chiedeva i nostri nomi aveva intinto la punta di una penna di oca nel calamaio. Pareva di essere tornati indietro di molti anni.
- Io sono Christina e lui è Jack...- la donna alzò la mano cicciottella con fare lesto e poco elegante, per fermare lo scorrere di parole dalla mia bocca. Come si permetteva? - Basta così. Concorrete con il Potente Tamtof?- Come se non bastasse, nella sua voce sentii il sottofondo di disprezzo della donna, e mi salì la collera -Senta qui bella signora. Ora le assicuro che vinceremo per lui. Vinceremo noi. Solo noi. E lei si ricrederà su Tamtof. Glielo posso assicurare. - La grassa signora mi sorrise abbassandosi gli occhialetti a mezza luna, che la facevano sembrare più vecchia di una quercia centenaria. - Tutti voi dite così...- mi porse il ritaglio da una specie di giornale - Sa chi è lui? - io negai con la testa - È il più qualificato concorrente alla gara. Si chiama James. James Toulbert, se non vince lui mi mangio la testa a morsi, parola di Gilareid. - La donnetta assunse un tono di intesa - Noi due ci capiamo, questo ragazzo è un bel....voglio dire ha un buon potenziale. - Una pausa faceva intendere chiaramente il disprezzo contro di me in quella frase. Cosa le facesse credere che tra me e lei esistesse un qualche compromesso, bè, questo non lo so proprio.
- Senta bene signorina, io scommetto su questo ragazzo, ma se lei vince - e mi si avvicinò con il capo scandendo bene le parole - Le darò quello che più vuole. Le informazioni. - A che cosa cavolo mi servivano le informazioni da una svitata come quella? Comunque sia volevo proprio vedere. - Ma se io perdo? - Gilareid mi sorrise - Allora lavorerai qui per diciamo...una settimana. - Jack era intervenuto - Ma una settimana è tantissimo! Chris non ha capito il tempo di qui...una settimana equivale ad un mese!! - intanto, firmavo un accordo mentre Gilareid (o come cavolo si chiamasse) timbrava. Era fatta.
Tamtof irruppe nella stanza - Che succede...? - diceva, mentre con orrore spostava il capo verso la scrivania dove stavo scrivendo e vedeva l'accordo. - Cosa?? - Jack abbassò il capo. - Ha firmato un accordo per il quale se perde la gara deve lavorare qui per una settimana. E se vince avrà informazioni. - Il nano mi squadrava. Non era arrabbiato.
- Grazie...la tua fiducia è sacra. - e così dicendo mi porgeva un arco. Legno di Ubro. Il legno più pregiato, color lilla. Alcune striature erano bianche e le frecce azzurre risplendevano in una faretra di cuoio nero. - Grazie. - potevo solo dire.
Di sera, la sera prima del fatidico giorno,  il potente dell'arco radunava tutti i suoi "discepoli" intorno al fuoco. Noi stavamo facendo conoscenza con gli altri, presentandoci come fidanzati...fino a quando il potente non cominciò a parlare. - Questo mese il regolamento è cambiato. Come "mese" in linguaggio terrestre intendo anno. Comunque, ora le discipline sono sei: lotta, bellezza, la gara dei manichini da colpire per simulare l'omicidio, resistere alla tristezza, tiro all'arco e infine una lotta fra i rappresentanti dei vari potenti, che eleggerò domani. Essi dovranno lanciare delle freccette sonnifere agli avversari, e addormentarli tutti. Sarete in un posto che non so, tipo una specie di labirinto perciò sarà difficile scovarvi. - C'era il devasto, subbuglio. Non si capiva più nulla fino a quando -Silenzio! - aveva urlato un ragazzo con i capelli blu e gli occhi arancioni.
- Ascoltate il nostro potente! - io non avevo ancora capito nulla - Scusate, posso chiedervi per l'esattezza quanto durerà questa...gara? - Tamtof mi guardò di traverso. - Un mese, come sempre...scusa, un anno. - non capivo ancora una cosa - E chi sarà il rappresentante? - silenzio. - Tu - .

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