A noi, che siamo sempre osservati.

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Ed eccoci qui.

Troppe nubi hanno compiuto il loro pellegrinaggio attraverso il nostro pallido cielo. Alcune ci hanno visti felici, hanno invidiato i nostri sorrisi, hanno desiderato una compagnia speciale come la nostra. Altre guardando giù ci hanno trovati soli, magari anche vicini fisicamente, ma separati da un terribile muro di indifferenza. Altre ancora si sono voltate scoprendo il lato peggiore di noi; hanno visto urla, pianti, paura.
Nessuna di queste, però, aveva ancora mai scorto una frattura in quel legame così instabile, quella finale, che avrebbe fatto scivolare il potenziale chimico di quell’unione.
Eppure, molte di esse auspicavano una prossima rottura, probabilmente a causa di ciò a cui avevano assistito nel loro turno.

Molte di loro mi hanno parlato, sai?
Credono che io debba allontanarmi per il nostro bene, che debba fuggire da questa interazione. Non ti nascondo che mi capitò anche di pensare che ciò fosse giusto.
Ma una notte, particolarmente luminosa, mi venne a parlare la Luna.
Da subito mi consigliò di non dar peso alle parole delle passeggere nubi, poiché esse conoscevano solo una parte infinitesima di ciò che tu ed io siamo stati. Lei, Luna, ci aveva osservato sempre, anche quando a noi pareva che non ci fosse.
Mi disse di continuare, di aspettare momenti migliori, di superare quelli difficili insieme, stringendo i denti e tenendoci stretti, perché lei sapeva quanto tenessimo l'uno all'altro.

Perciò anche stavolta, che c'è solo silenzio nell'aria, col mio cuore rimango legato a te, e immagino come sia bello fare la pace.

Al momento, però, la mia ultima speranza risiede nel fatto che la Luna sia corsa anche in tuo aiuto e che tu non abbia dato retta a qualche ingenua nuvola di passaggio.



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