13. Morte e distruzione

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La vampira infilò la pala nella terra ed iniziò a scavare.
Non le importava molto di sporcarsi gli stivali di pelle, oramai delle macchie di sangue li avevano resi inutilizzabili per sempre; era più concentrata nel cercare di metabolizzare di aver quasi compiuto un genocidio.
Klaus la guardò, ricordandosi del primo omicidio di massa della ragazza.
Lei lo aveva ferito con le sue parole, poi aveva messo in pericolo la vita di tutti per salvare la sua migliore amica.
Una vita anziché dodici.

«Mi rendo conto che la matematica non è il tuo forte, ma uno è meno di dodici». Le aveva rinfacciato lui, dopo aver seppellito tutte le dodici streghe, al posto della ragazza.
«Si ma quell'uno è la mia migliore amica» aveva dibattuto lei, guardandolo dritto negli occhi senza pudore.
Non aveva bisogno di sentirsi dire altro, era consapevole di ciò che aveva combinato.

Klaus dedusse che anche in quel momento la ragazza stava venendo divorata dai sensi di colpa, per averne salvato uno anziché trentasette.
Lui anziché un'intera congrega di streghe, anche piuttosto potenti, a dirla tutta.
Lei gli era di spalle, ma poteva immaginare l'espressione dispiaciuta sul sottile viso angelico.
Gli occhi azzurri, lucidi.
Le lacrime trattenute ed il labbro inferiore tremante.
Sospirò, guardando prima i cadaveri dei Gemini ammassati, poi Caroline.
«Caroline... lascia fare a me» la guardò, mettendo una mano sulla sua spalla, per farle percepire la sua presenza e la sua vicinanza, emotivamente e fisicamente.
«No...» sospirò lei, con voce spezzata, fermandosi dallo scavare. «Li ho uccisi io» esclamò, guardando in alto, per evitare di far scendere giù qualche lacrima.
Lui continuò a guardarla.
«Ne ho uccisi anche io, Caroline» le ricordò, quasi come se volesse vantarsene.
Dopotutto, se fosse stato qualcun'altro a prendersi il merito di aver ucciso un'intera congrega, Klaus ne sarebbe stato offeso, ma non in questo caso, non con Caroline, perché lei non andava fiera di ciò che aveva appena commesso.
«Lo so ma...» come l'uomo aveva immaginato, il suo labbro inferiore tremò e lei fece una pausa. «Ho ucciso trentasette persone...» mormorò con lo sguardo perso nel vuoto.
Lui la guardò ancora negli occhi, accarezzandole una guancia, con dolcezza.
«Lo hai fatto per salvare me» le ricordò, con gratitudine e serietà.
I due rimasero in silenzio per un po', poi Klaus aggiunse:
«Posso farti dimenticare tutto... Devi solo chiedere».
Caroline lo fissò intensamente negli occhi, percependo bene la mano di Klaus sulla sua guancia destra.
«No» abbassò lo sguardo. «Non voglio dimenticarlo» fece un passo indietro, tornando a guardarlo. «Sono stata in parte io a fare questo» lo guardò.
Lui tirò un sospiro.
«D'accordo. Ti aiuto a seppellire anche le mie» aggiunse, con la super velocità prese dalla sua macchina una pala e tornò da lei, prima che battesse ciglio.
Caroline non si oppose.
Lo lasciò fare, versando delle lacrime silenziose sulla tomba improvvisata di Liv, che lei stessa aveva seppellito, con una morsa allo stomaco, della quale non si liberò per tutto il giorno.

Finirono di pomeriggio tardi, verso le 17:47.
Klaus la invitò ad entrare in casa sua e lei accettò.
Le offrì una sacca di sangue o un bicchierino di buon Scotch, lei scelse la sacca, mentre lui bevve in un sorso l'alcolico.
Caroline rimase in quella casa per qualche ora, sotto richiesta dell'ibrido; non che le dispiacesse più di tanto.
Prima che lei se ne andasse, rimase a guardarla, con un'espressione seria che lasciava intravedere un velo di gratitudine nei suoi confronti.
«Grazie... per avermi aiutato oggi» si avvicinò a lei, sfiorandole un braccio, come se volesse accarezzarla ma temesse di fare la cosa sbagliata, di distruggerla, quasi come se lei fosse fatta di sabbia.
Lei sospirò ed abbozzò un lievissimo sorriso, guardandolo negli occhi e cogliendo quel velo di gratitudine.
«Figurati» mormorò, sottovoce.
Il volto dell'uomo avanzò verso di lei e si sentì immediatamente attratta dalle sue labbra carnose.
In poco tempo anche lei si avvicinò a lui, un passo avanti, facendo incontrare le loro labbra ed unendo le loro lingue in un ritmo che sembrava solo loro conoscessero.
Dopo qualche istante, Caroline sentì un rumore di passi inconfondibile, quelli di Tyler.
Si staccò immediatamente dall'uomo, guardandolo negli occhi, poi spingendolo leggermente, facendolo indietreggiare di qualche passo.
Lui la guardò con aria interrogativa. Aveva udito i passi di quel rompiscatole di Tyler Lockwood, ma li aveva ignorati e sperava che Caroline facesse lo stesso.
«Non... non posso...» mormorò lei, guardandolo.
«Suppongo sia per la presenza di Tyler Lockwood. Ignoralo, Caroline» sussurrò, facendo un passo avanti.
Lei scosse la testa, indietreggiando per l'ennesima volta.
Vi fu il suono del campanello della villa.
Klaus sospirò, leggermente seccato, poi andò ad aprire la porta con la super velocità, e non si stupì di trovarsi di fronte il primo ibrido da lui generato.
Il primo ad essersi ribellato al volere del suo creatore.
Colui che gli aveva aizzato l'esercito di ibridi che lui stesso aveva generato.
Un traditore.
Un pezzente.
Una spina nel fianco, che era ancora in vita solo per il volere di Caroline e nessun'altro.
Senza essere invitato, il ragazzo irruppe in casa, con passo svelto.
«Vi stavate baciando! Voi due vi stavate baciando!» esclamò incredulo e schifato, guardandolo Caroline con delusione.
Lei lo guardò, ma distolse immediatamente lo sguardo; non riusciva a guardarlo negli occhi, dopo quello che aveva fatto ad Olivia e alla sua congrega.
«Ma prego, entra pure Tyler!» esclamò Klaus, con sarcasmo, chiudendo la porta bianca. «Mi fa davvero piacere che tu sia venuto qui per assistere ad un nostro atto d'intimità» aggiunse poi, andando in salotto, guardandolo.
«Sono venuto qui per accertarmi che Liv stesse bene!»
«Mi spiace davvero tanto deluderti... no, in realtà non è vero» ridacchiò l'uomo, irritando la pazienza del giovane ibrido «In questo momento, probabilmente, il suo corpo mortale starà iniziando a decomporsi sottoterra» ghignò, guardandolo dritto negli occhi con acidità e sfida.
Caroline, al suono di quelle parole, ebbe un colpo al cuore, come una forte martellata nella cassa toracica e rabbrividì.
Quasi come se il suo cuore stesse cercando un modo di uscirle dal petto, a costo di spezzarle le costole e trapassarle il petto.
Trattenne il fiato, guardando Tyler, che ricambiò il suo sguardo.
«Come sarebbe a dire?» chiese Tyler, con tono di voce duro, come una pietra, guardando Caroline.
«L'ho uccisa» ammise Klaus, guardando il ragazzo.
Il cuore di Caroline fu immediatamente più leggero, guardò Klaus, come per chiedergli cosa stesse dicendo.
Lui ricambiò lo sguardo per un secondo; neanche il tempo di posare lo sguardo di Tyler, che già quest'ultimo si era fiondato verso l'ibrido originale, intento a sbatterlo al muro.
Ma Klaus era più veloce, inoltre aveva immaginato che il ragazzo avrebbe reagito così.
Si liberò dalla sua presa, prima che riuscisse a bloccarlo con la schiena al muro, e lo immobilizzò, facendo posare il suo petto e la sua guancia sulla parete del salotto.
Caroline li guardò e con la super velocità li raggiunse, agitata.
«IO TI AMMAZZO!» urlò il ragazzo, stringendo la mascella, perdendo completamente il controllo.
Riuscì a liberarsi dalle grinfie dell'uomo ed iniziò a tirare pugni, avanzando, mentre l'altro li schivava, con la mascella serrata, leggermente divertito, in cuor suo.
Il cuore di Caroline non aveva mai battuto così forte.
«Smettetela!» ordinò, con fermezza, guardandoli; ma Tyler non le diede ascolto.
Klaus, con la sua forza sovrumana, spinse via il ragazzo, che sbattè con la schiena contro il muro, talmente forte che la crepò.
Gemette dal dolore e cadde a terra, ma si rialzò immediatamente e con un pugno ruppe il setto nasale di Klaus, facendogli abbassare per qualche istante la guardia.
Istanti in cui, infilò la sua mano nel petto dell'uomo, senza pietà né esitazione, afferrando il suo cuore pulsante.
«TYLER NO!» gridò Caroline, raggiungendoli con la super velocità.
«Ti ricordo che se muoio io morite tutti voi» sibilò Klaus, a denti stretti, guardando il ragazzo, respirando a fatica, come un leone in difficoltà.
«Non mi importa» disse lui, colmo d'ira, stringendo più forte la presa attorno al cuore dell'uomo, che si sentiva sempre più debole.
La vampira li guardò, con gli occhi lucidi ed il battito a mille.
Dio... non posso lasciarglielo fare... non posso lasciare che Klaus muoia.
Non voglio.
Prese coraggio ed urlò la verità:
«L'ho uccisa io, Tyler!».
Tyler ebbe un colpo al cuore.
Si voltò a guardare la ragazza, senza smettere di stringere in mano l'organo dell'originale.
«Non cercare di difenderlo!» la guardò con sguardo folle.
«É vero, Tyler» le scese una lacrima lungo la guancia. «Se non mi credi... ascolta il mio cuore. Dimmi se sto mentendo» lo implorò con lo sguardo.
Lui rimase in silenzio, ascoltandolo.
Il cuore della ragazza batteva all'impazzata.
Era difficile capire se stesse mentendo.
Lei cercò di calmarsi ed il suo battito rallentò.
«L'ho... uccisa... io...» ripeté lei, calma, il suo battito rimase invariato, segno che quella era l'amara verità.
Tyler lasciò andare Klaus ed il suo cuore, poi guardò Caroline, esterrefatto.
Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere da parte sua.
Lei rimase in silenzio, ricambiando lo sguardo pieno di lacrime del ragazzo.
La rabbia prese il sopravvento sul suo corpo di giovane ibrido; i suoi occhi divennero di un color oro lucente e le zanate spuntarono fuori, aguzze e taglienti, assieme ai lunghi artigli all'estremità delle sue dita.
Si sentiva arrabbiato, deluso e triste, il ché gli provocava un nodo alla gola ed una pressione al petto.
«É TUTTA COLPA SUA SE SEI ARRIVATA A TANTO!» indicò con ribrezzo Klaus, che rimase in silenzio a guardare Caroline.
«DA QUANDO È ARRIVATO QUI IN CITTÀ, LA PRIMA VOLTA NON HA FATTO ALTRO CHE CAUSARE MORTI E DISTRUZIONE! CI HA ROVINATO LE VITE, CAROLINE, E TU TE NE SEI INNAMORATA!»
La vampira ebbe un colpo al cuore, che iniziò a palpitare più velocemente, aveva gli occhi lucidi, come Tyler.
«Ho intenzione di mettere fine a questo massacro di anime innocenti» disse, poi, con voce fredda.
Non gli importava più di morire o se i suoi amici fossero morti.
L'amore della sua vita era ormai sotterrata chissà dove, senza vita.
Morta a causa sua.
A casua dell'uomo che aveva ucciso sua madre, lo aveva trasformato in un ibrido ed aveva fatto si che Caroline uccidesse Liv. L'amore della sua vita.
Tyler si fiondò, con la super velocità, verso Klaus, ma Caroline si mise tra loro due, per cercare di calmarlo.
«Rifletti, Tyler! Se uccidi lui moriamo tutti!» lei lo stringeva per le braccia, guardandolo negli occhi, la sua voce tremava.
Klaus la guardava, con occhi leggermente sgranati e le labbra schiuse, pensando che fosse tipico della ragazza.
«NON MI IMPORTA, LEVATI!» accecato dalla rabbia, la morse, scatenando stupore e rabbia in Klaus, che poco prima era rimasto in piedi senza trapelare alcuna emozione.
Caroline urlò dal dolore e lo lasciò andare, stringendosi istintivamente il braccio che era stato morso, mentre Klaus, con la velocità da vampiro, corse verso di lui e gli strappò il cuore dal petto, facendo cadere il corpo senza vita ai piedi di Caroline.
Ora il sangue di Tyler sgorgava sul pavimento della villa.
Finalmente. Era fin troppo patetico. Pensò Klaus.

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