15. Salvezza

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Fate l'amore, non la guerra. Si sta meglio a letto che sottoterra.

Caroline aprì lentamente gli occhi.
Le palpebre le sembravano talmente pesanti che le risultò difficile compiere anche solo un'azione così minima.
Si rese conto di essere seduta su una sedia di legno piuttosto scomoda.
Le sue braccia e gambe erano immobilizzate, legate con delle corde ai braccioli e alle gambe della sedia.
Subito percepì un bruciore acuto ai polsi e alle caviglie, come se fossero ricoperte di lava incandescente.
Sgranò gli occhi e si dimenò, per liberarsi, ma questo gesto le fece provare ancora più dolore e fu invano.
Si sentiva la testa esplodere.
Era talmente pesante che sembrava volesse cadere a terra e sprofondare nel terreno, fino al nucleo della Terra.
Non appena ne fu capace, misa a fuoco la vista e scorse una figura stanziata dinnanzi a sé.
Liv Parker aveva le braccia conserte e la guardava, con un'espressione alquanto arrabbiata ma pienamemte fiera di sé stessa.
Caroline non credette ai suoi stessi occhi.
«Liv...? Che cosa... tu non sei...?»
«Si, sono morta» si affrettò a dire lei, prima che Caroline potesse continuare la frase.
«Ma come...?» chiese con la testa a penzoloni e la voce ridotta a un sussurro.
«É una lunga storia» fece qualche passo verso la vampira, guardandola. «Sono ancora in transizione. Tyler mi ha costretta a bere del sangue di vampiro, ma io non voglio essere condannata come voi. Non voglio passare un'eternità di sofferenza, costretta ad uccidere per rimanere in vita» sibilò con un tono amaro.
«Ma allora... cosa... perché...» la ragazza non era capace neanche di formulare una frase compiuta; non ancora, almeno.
«Ho intenzione di utilizzare le mie ultime ventiquattro ore di vita per farti soffrire. Sai, non ho apprezzato il modo in cui hai ucciso me e tutta la mia famiglia, Caroline».
Caroline ebbe un colpo al cuore.
Immaginò Olivia pronunciare le parole: «Si raccoglie ciò che si semina».
Si sforzò di aprire per bene gli occhi e guardarla a lungo, ma era talmente tanto stordita ed indebolita dalla verbena, che le impediva di tenerli aperti senza sentirli bruciare.
«Liv ti prego... non farlo...» socchiuse gli occhi, guardando il pavimento, con lo sguardo vuoto e distrutto, tipico di un vampiro tenuto a bada da litri di verbena.
«Perché non dovrei? Hai massacrato la mia congrega, nonché letteralmente tutta la mia famiglia» rispose con riluttanza e amarezza la ragazza, facendo un passo avanti, colma di rancore. «Perciò credo che tu ti meriti questo» afferrò un piede di porco arrugginito, che poco prima si trovava a terra e glielo conficcò nella coscia destra con tutta la forza che aveva in corpo.
Caroline urlò di dolore, senza neanche preoccuparsi di trattenere le lacrime.
Sembrava che il male alla coscia si propagasse per tutta la gamba.
La ragazza dalla folta chioma riccia estrasse il pezzo di ferro dalla coscia di Caroline e la guardò visibilmente compiaciuta.
«Non ti senti minimamente in colpa per ciò che hai fatto alla mia famiglia? A mio fratello gemello? A me?» domandò Olovia, fissando Caroline negli occhi gonfi e lucidi, che con un'espressione di sofferenza annuí leggermente, mentre la ferita guariva.
«Io credo tu non ti senta abbastanza in colpa, sai?» con forza, conficcò il ferro nella mano sinistra della bionda seduta, fracassandole le ossa.
Un altro urlo straziante rimbombò nei sotterranei e nessuno sarebbe corso il suo aiuto. Si trovavano nel bel mezzo del bosco.
Il pezzo di ferro venne estratto dalla sua mano, facendole provare ulteriore dolore.
Era pieno di sangue rosso rubino, che gocciolava sul pavimento di pietra.
«Basta...basta ti prego...» Caroline cominciò a singhiozzare.
Liv esplose in una risata nervosa.
«Ho appena cominciato Caroline!» divenne immediatamente seria e questa volta il pezzo di ferro venne conficcato nel collo della ragazza, alla quale si mozzò il fiato e sgranò gli occhi.

All'ibrido originale non venne neanche in mente di utilizzare la macchina per raggiungere le due ragazze, innanzitutto perché lo avrebbe rallentanto, oltre al fatto che guidare nel bosco non era una delle attività che preferiva; soprattutto se gli importava di mantenere la sua costosissima auto integra.
Nel giro di pochi secondi riuscì a raggiungere la vecchia tenuta dei Lockwood.
Si fermò un istante, davanti alle scale che portavano ai sotterranei ed udì un urlo straziato, che non avrebbe mai voluto sentire in tutta la vita.
«TI PREGO, NON FARLO!» la voce di Caroline raschiava la gola che sentiva in fiamme, probabilmente l'ex strega le aveva iniettato quintali di verbena, per indebolirla.
Nel momento in cui Liv stava per colpire Caroline, Klaus decise di scendere con la super velocità.
Sfondò la porta di legno chiusa e le sbarre della cella nella quale le due erano rinchiude. 
Sbatté la ragazza al muro, tenendola stretta per il collo, attento a non farla sfuggire e strappandole di mano il piede di porco con la quale stava per colpire nuovamente Caroline.
«Io non ci proverei un'altra volta, se fossi in te, streghetta dei miei stivali» sussurrò con la sua calda voce l'ibrido originale, in tono minaccioso, all'orecchio della ragazza, presa alla sprovvista, che cercava di introdurre ossigeno nei suoi polmoni.
Caroline sbarrò gli occhi, puntandoli sui due, felice di vedere Klaus lì, dopo tutto ciò che aveva passato nell'arco di tempo costretta a stare con Liv.
Si sentiva il cuore più leggero, decisamente più al sicuro.
Olivia strinse la mascella, guardando con disprezzo Klaus negli occhi, riprendedosi dallo stupore e si dimenò, cercando di liberarsi e di inspirare una boccata d'aria.
L'uomo la lasciò, facendola inciampare, poi con la super velocità rivolse la sua attenzione a Caroline, iniziando a slegarla dalle corde, intrise di verbena.
L'ibrido strinse la mascella, mentre il contatto con le corde gli corrodeva lo strato superficiale della sua pelle immortale.
Ci mise più di quanto avesse creduto in principio, a liberarle la mano sinistra; tanto che Liv, dopo essersi ripresa, gli conficcò il pezzo di ferro, sporco del sangue di Caroline, nella schiena, tra le spalle, nel momento in cui lui stava riuscendo a spiegarle anche l'altra mano.
Il grido straziante di Klaus rimbombò nei sotterranei, spaventando Caroline.
L'uomo cadde a terra in ginocchio, poi cercò di raggiungere, con le mani, l'oggetto, gettandosi a terra, con una smorfia dolorosa sul volto imbronciato.
Quella streghetta mezza morta gliel'avrebbe pagata cara.
Olivia lo guardò, esitando un'istante, poi si chinò su di lui e spinse più a fondo il pezzo di ferro, sfiorandogli il cuore. Klaus gridò con tutto il fiato in gola, sentendo il ferro farsi strada tra la sua carne.
Strinse talmente forte la mascella, che i suoi denti avrebbero potuto andare in frantumi.
Gli occhi di Caroline erano colmi di lacrime e l'ottava con tutta sé stessa per strapparsi via le corde, ma la verbena non le rendeva facile la missione.
«Ti ucciderò nel giro di mezzo secondo...» ringhiò l'uomo, steso per terra.
«Tanto sono già morta» ribatté lei, senza esitazione, stringendo in pugno il piede di porco arrugginito.
Caroline riuscì a liberarsi anche la mano destra, abbassò lo sguardo, guardandosi le caviglie legate alle gambe della sedia. Ci avrebbe messo troppo tempo per liberare anche quelle.
Si morse il labbro inferiore, con gli occhi lucidi, pensando ad un modo veloce per riuscire a liberarsi, poi le venne in mente.
Si alzò in piedi, tenendo stretta con le mani i braccioli della sedia, poi si scaraventò al terrenno, fracassando quest'ultima, riuscendo a liberarsi.
Con la super velocità, mentre Klaus si sentiva scivolare via la vita, come il sapone sulle mani sotto il getto dell'acqua, Caroline si piazzò dietro la ragazza dai biondi capelli ricci, infilò la mano nella sua schiena ed afferrò il suo cuore pulsante, senza esitare.
La presa di Liv attorno alla sua unica arma, con la quale prima si sentiva incredibilmente invincibile, si indebolì lentamente.
«Scorretto... da parte tua... sorprendermi... alle spalle...» ansimò la ragazza in transizione, sputando sangue dalla bocca, sulla schiena di Klaus.
«Senti chi parla» rispose Caroline.
«Forza Caroline... fallo... uccidimi, per la seconda volta. Fallo!» gemette lei, con la voce ridotta a un sussurro e gli occhi velati dalle lacrime.
Caroline ebbe un colpo al cuore. Continuò a tenere in mano il cuore della ragazza, ma rallentò la presa, sentendosi immediatamente in colpa.
«Non esitare, Caroline. Uccidila!» la incoraggiò Klaus, con la profonda voce roca e la smorfia di dolore sul volto.
«Già Caroline, fallo. Tanto sono già...» Liv tossì sangue, sulle proprie mani, che ormai avevano abbandonato il pezzo di ferro. «morta» concluse, con amarezza nella voce ridotta ad un sussurro.
Il senso di colpa di Caroline non fece che aumentare, provocandole una pressione al petto difficile da gestire.
«Fallo Caroline!» gridò Olivia, con le lacrime che le rigavano le guance.
Ma Caroline non poteva vederle.
Poteva solo immaginarle.
Senza altra esitazione, le strappò via il cuore, tenendolo in mano per qualche istante, osservandolo, come se avesse appena ucciso una persona.
Ed effettivamente era proprio quello che era accaduto.
Lasciò cadere l'organo intriso di sangue sul polveroso pavimento di pietra, provocando uno strano rumore.
Rimase immobile per degli istanti, che a Klaus sembravano interminabili, mentre cercava di strapparsi via dalla schiena l'unico motivo della sua profonda frustrazione, senza alcun risultato.
Caroline riprese coscienza e aiutò l'uomo, estraendolo in fretta e posando quest'ultimo sul pavimento, accanto al cadavere disteso, immerso in una pozza di sangue, di Olivia Parker.
Klaus fece dei profondi respiri, mentre la sua ferita guariva e si rigenerava.
Si alzò in piedi, con la super velocità e incrociò lo sguardo colmo di lacrime della vampira, inginocchiata davanti al cadavere.
Aveva l'aria di qualcuno a pezzi, che stava per esplodere in un pianto liberatorio.
«La sua morte era già segnata, hai solo messo fine alle sue sofferenze, Caroline...» mormorò lui, cauto, arrivando al suo fianco e ponendo un braccio attorno alla sua minuta schiena.
Lei poggiò la testa tra il petto ed il braccio destro dell'uomo, scoppiando, come previsto, in un pianto liberatorio.
«É colpa mia...» singhiozzò la ragazza distrutta, gli occhi rossi e gonfi.
Lui, nel vederla in quello stato, ebbe una morsa allo stomaco.
Non voleva vederla piangere.
Non voleva che soffrisse; infondo era anche colpa sua se lei era stata costretta ad uccidere tutte quelle streghe.
Klaus emise un leggero sospiro, poi mise la mano sulla guancia della ragazza e le fece alzare lo sguardo verso di lui.
«Ascolta Caroline, tu sei una brava persona. Non è stata colpa tua, ma mia. Le streghe stavano venendo ad uccidere me e tu mi hai aiutato a salvarmi la pelle. Ciò non ti rende una cattiva persona, d'accordo?».
La vampira annuí leggermente, poco convinta.
«Non fartene una colpa. È colpa mia. Okay?» ripeté lui, aspettandosi una risposta dalla ragazza.
«Okay...» mormorò lei.
Klaus le sorrise dolcemente, rassicurandola e lei ricambiò leggermente il sorriso.
«Ti porto a casa mia d'accordo?» mormorò lui, prendendola in braccio, a mo' di sposa, lasciandole poggiare la testa sul suo petto.
Caroline annuí leggermente, chiudendo gli occhi esausta.
Con la velocità sovrannaturale concessagli grazie al suo essere vampiro, Klaus portò la ragazza alla propria enorme casa.
Aprì la porta, con lei ancora in braccio e, dopo essere entrato, stringendola forte a sé, distese l'ormai addormentata Caroline sul letto della propria camera.
Le tolse gli stivali e la coprì con le coperte fino alle spalle.
Si fermò ad osservarla, sedendosi sul letto.
Perfino distrutta era magnifica e la sua bellezza degna di un angelo.
I suoi biondi capelli, disordinati, le ricadevano sul viso.
Klaus allungò la mano e glieli spostò, sistemandoli dietro l'orecchio sinistro, poi le accarezzò delicatamente la guancia.
Tale essere era capace di fargli scalpitare il cuore come fosse ancora un adolescente.
Eppure era passato un millennio da quando era solo un giovane ragazzino alla ricerca di sé stesso e dell'amore.
Ogni volta lei era in grado di riportarlo ai migliori dei suoi ricordi giovanili, o forse gliene creava di nuovi.
Si allungò a posarle un bacio sulla fronte, poi corse a seppellire, il più profondamente possibile, il cadavere di Olivia Parker.
«Ti seppellirò talmente tanto in profondità che, nel caso dovessi risvegliarti sottoterra, ci metterai più tempo a risalire che a vivere» ringhiò sprezzante Klaus, mentre scavava la fossa.
Non appena ebbe finito, gettò il cadavere al suo interno e lo ricoprì con la terra, poi tornò a casa, entrando con la super velocità nella propria camera, dove Caroline ancora dormiva profondamente.

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