14. Chi non muore si rivede

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TumTum.
La ragazza rimase paralizzata.
I suoi occhi sgranati, fissi sul corpo senza vita del suo amico d'infanzia, nonché primo amore, Tyler Lockwood.
Klaus la guardò, rendendosi conto dello sbaglio colossale appena commesso.
Aprì la bocca, per parlare, ma lei lo precedette.
«Tyler...» sussurrò, con voce spezzata si inginocchiò a prendere tra le braccia il cadavere dell'ibrido.
I suoi occhi, pieni di lacrime, non esitarono a lasciarle uscire fuori, rigando le sue guance pallide e bagnando la maglietta verde militare del ragazzo.
Klaus rimase immobile, ad occhi sbarrati, fissando la ragazza stringere il cadavere inerme, abbandonato alla forza di gravità, senza possibilità di risvegliarsi.
Lei scoppiò in un pianto isterico, stringendo forte due lembla maglietta verde.
L'uomo sospirò, continuando a guardarla, schiudendo le labbra rosee, mentre lei non smetteva di piangere.
I suoi occhi azzurri lucidi, leggermente arrossati per il disperato pianto.
«Caroline...» mormorò, guardandola mortificato.
Lei ricambiò lo sguardo, con disperazione. Una forte pressione le spingeva sul petto, impedendole di respirare correttamente.
«Lo hai ucciso...» sussurrò lei, con la flebile voce spezzata.
«Ti stava facendo del male, Caroline, lo hai potuto constatare tu stessa!» indicò con la mano il morso sul braccio della ragazza, della quale lei si era completamente dimenticata.
Gli lanciò uno sguardo, poi incrociò nuovamente lo sguardo dell'ibrido.
«Non ha importanza! Adesso è morto, Klaus!» sbottò lei a voce alta.
L'uomo chiuse la bocca, inclinando di lato il viso, gli occhi sgranati, come quando di solito si rende conto di aver commesso uno sbaglio, senza fiatare.
Caroline scoppiò nuovamente in lacrime, chiudendo gli occhi al cadavere.
Rimase lì, a piangere, per circa venti minuti, fin quando non riuscì a calmarsi e a pensare quasi lucidamente.
Tyler avrebbe avuto una degna sepoltura.
Non lo avrebbe seppellito come una strega Gemini qualunque.
Lo prese in braccio e si alzò in piedi, camminando verso la porta della villa.
«Cosa fai?» chiese Klaus, preso alla sprovvista.
Il suo terrore più grande era che, una volta che lei avesse varcato quella soglia, non sarebbe più tornata da lui.
«Lo porto via da quì» mormorò la vampira volgendogli un'istante lo sguardo, fermandosi, per poi tornare a camminare verso l'uscita, imperterrita.
Lui aprì la bocca per parlare, ma senza saper cosa dire, la richiuse, guardando in basso, con una forte pressione al petto, poi trovò un appiglio.
«Devi lasciarti curare il morso che hai sul braccio».
Caroline si fermò davanti la porta bianca, con il braccio teso e la mano sulla maniglia, per aprirla.
«Non voglio il tuo sangue» rispose lei in modo acido, come la prima volta, dopo tanto tempo, che si rivedettero.
«Caroline, lasciami curare il tuo morso» lui fece qualche passo avanti verso di lei e le tolse la mano dalla maniglia, guardandola.
Lei ricambiò lo sguardo, ma non per molto. Non riusciva a sostenerlo.
«Lasciami andare» ordinò la ragazza decisamente.
«Non prima che tu abbia bevuto il mio sangue»
«Non credi di aver fatto già abbastanza per oggi, Klaus?»
«Non ti lascerò morire per un semplice morso di lupo mannaro!» alzò il profondo tono di voce, guardandola con insistenza.
Se lei fosse morta non se lo sarebbe mai perdonato, dal momento in cui era in grado di guarirla.
Caroline rimase in silenzio, poi rimise la mano sulla maniglia e la abbassò, poi con una gamba si aprì la porta.
«Caroline... resta» insistette lui, disperato, la testa inclinata di lato.
«Devo portarlo via di qui, Klaus!» sbottò lei, la voce tornò a tremare e la sua vista si appannò a causa delle lacrime che minacciavano di uscire nuovamente.
Lui fece un lieve sospiro. «Ti accompagno».
«No» lei serrò la mascella, stringendo il ragazzo.
Uscì, senza dire nulla.
L'Ibrido Originale non si mosse.
Una forte scossa di rabbia lo pervase in tutto in corpo, dallo stomaco per allargarsi fino alle dita delle mani e dei piedi.
Serrò la mascella, inspirò profondamente, poi andò in salotto, strinse i pugni, cercando di gestire la rabbia, ma non ci riuscì.
Afferrò il divano e lo ribaltò urlando, sfasciandolo.
Scaraventò a terra tutto ciò che c'era sul tavolo del salone, poi lo calciò, spezzandolo in due.
La rabbia lo stava devastando.
La paura di perdere Caroline ancora di più.
Perché non capiva che l'aveva fatto per cercare di proteggerla?
Perché non si rendeva conto del fatto che Tyler Lockwood era solo un peso per tutti e che in quel momento aveva fatto un favore all'intera umanità?
Come poteva lei, continuare a tenere a quell'essere, dopo che non aveva fatto altro che farla soffrire?
Aveva preferito la vendetta al suo amore.
Aveva preferito ina semplice strega qualunque, per una tale vampira, forte, bella, radiosa.
Un cieco.
Uno stolto ragazzino orfano, inutile.
Insignificante.
Strinse i pugni e cacciò un urlo verso il soffitto, poi sospirò e si sedette per terra, con le ginocchia al petto e le braccia attorno ad esse.
Gli occhi sgranati a fissare un punto qualsiasi del pavimento, mentre le sue paranoie e i suoi demoni prendevano il sopravvento nella sua mente.

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