9. Rapimento

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Il giorno dopo, Matt piombò nello studio dello sceriffo di Mystic Falls, con estrema convinzione.
«Sceriffo... Ho bisogno che lei mi ascolti».
«Non adesso Matt, sto lavorando» rispose lei, con tono indulgente, sollevando un foglio di carta, senza staccare gli occhi da esso.
«É davvero importante» si avvicinò al suo tavolo e ci poggiò le mani, per richiamare la sua attenzione.
Lo Sceriffo distolse lo sguardo dal foglio e lo spostò sul ragazzo, come per dire «Vorrei ascoltarti, ma ho davvero molto lavoro da fare».
«Si tratta di Caroline» scandì bene le parole, ottenendo pienamente la sua attenzione.
Elizabeth si mise immediatamente all'erta, preoccupata. «Cosa c'è? È successo qualcosa?» posò sulla sua scrivania il foglio che aveva in mano e si alzò dalla sedia nera, fronteggiando il ragazzo ed incrociando le braccia.
Era in pensiero per sua figlia.
«Veramente si...» fece una pausa, togliendo le mani dalla scrivania, sospirando. «Klaus è di nuovo in città. Ieri pomeriggio, Tyler lo ha visto con sua figlia ed hanno discusso. Olivia Parker é intervenuta, spezzando il collo a Klaus; voleva occuparsi di lui, in modo tale che non potesse cominciare a seminare il panico a Mystic Falls, ma Caroline l'ha ferita, distraendo sia lei che Tyler, per metterlo in salvo...».
«Aspetta. Mia figlia ha messo in salvo Klaus Mikaelson? L'Ibrido Originale?»
«Si, crediamo che i suoi sentimenti per lui possano impedirci di mettere in salvo i cittadini di Mystic Falls... perciò, quello che le sto chiedendo è la sua collaborazione» il suo tono di voce era deciso, non distolse mai lo sguardo da Elizabeth.
I suoi sentimenti per lui? Da quando mia figlia prova qualcosa per lui?
Riflesse in silenzio, per qualche minuto, poi si rese conto che, se la sua collaborazione avesse permesso di tenere al sicuro i cittadini della sua città da Klaus, avrebbe fatto di tutto per collaborare.
«Va bene. Cosa vuoi che faccia?»
«Deve aiutarci a portare Caroline a Danville, il tempo necessario che ci serve per occuparci di Klaus»
«Mi stai chiedendo di aiutarvi a rapire mia figlia?» sul suo volto un'espressione contrariata.
Non voleva fare del male a sua figlia, né tantomeno infrangere la legge.
«É per il bene della città...» fece nuovamente una pausa e si avvicinò di più a Liz.
«Non voglio che dei cittadini civili vengano sottomessi dai mostri... di nuovo... Non voglio che qualcun' altro faccia la stessa fine della madre di Tyler o della zia di Elena...» parlò con sincerità, ed il suo discorso bastò a convincere lo Sceriffo, che sospirò ed annuí.
«E va bene. Vi aiuterò».

Pensò quasi tutto il pomeriggio a come aiutarli a portare sua figlia a Danville. Quando arrivò a casa, aveva già in mente come fare.
«Tesoro sono a casa!» la avvertí con tono dolce, andando verso la cucina.
Caroline si voltò verso la madre, sorridendo calorosamente, come suo solito fare. «Ehi mamma! Come è andata a lavoro?».
«Non siamo ancora riusciti a capire dove si trova Kate Davis...» sospirò stanca, tentando di non apparire nervosa.
«Vedrai che ci riuscirete» fece una pausa, poi guardò il pentolino di ferro, sui fornelli. «Mi stavo preparando una tisana calda, vuoi che ne prepari una anche a te?».
«Tranquilla tesoro faccio io. Mi prenderesti dei vestiti comodi in camera, per favore?» abbozzò un dolce sorriso stanco, per nascondere il nervosismo.
Caroline si accorse che qualcosa non andava, sentendo battito di sua madre, che era più veloce del solito;  ma pensò che si trattasse solamente dello stress che le causava il caso di Kate. Nulla di così preoccupante.
Annuí e si diresse in camera di sua madre a prenderle i vestiti.
Elizabeth ne approfittò per cambiare la bustina di tisana all'arancia con quella alla verbena.
Caroline tornò e le porse una camicia azzurra, dei pantaloni neri e delle pantofole.
«Grazie» sorrise, afferrò i vestiti ed andò in bagno a cambiarsi, continuando a pensare al suo piano.
Una volta chiusa in bagno scrisse a Matt:

Puoi venire a casa, non appena ti scrivo puoi entrare.

Dieci minuti dopo, la tisana fu pronta.
Liz ne versò per Caroline, nella sua tazza blu, e per lei, nella tazza rossa.
Porse la tazza alla figlia ed entrambe si sedettero sul divano, a parlare.
La ragazza soffiò nella tazza, per raffreddare la sua tisana, poi ne bevve un piccolo sorso.
Si sentì la gola ustionare.
Riconobbe immediatamente quel sapore e quel tipo di dolore: verbena.
Posò immediatamente la tazza blu sul tavolino e cominciò a tossire, coprendosi la bocca con una mano e chiedendosi per quale motivo sua madre avesse messo della verbena nella tisana.
«Scusami Caroline...» sua madre estrasse, dalla tasca dei pantaloni, una siringa, le bucò il collo e le iniettò un concentrato di verbena, sufficiente a tenerla svenuta per un po'.
La bionda si sentì immediatamente mancare le forze, la testa più pesante del normale.
Lottò con tutta sè stessa per tenere gli occhi aperti e chiedere a sua madre perché lo avesse fatto, ma la sua voce si ridusse ad un sussurro e le palpebre cedettero.
Lo Sceriffo la afferrò prima che potesse sbattere la testa sul pavimento e la stese delicatamente sul divano. Subito dopo afferrò il cellulare e avvertí il ragazzo che attendeva fuori casa sua, in un Chevrolet Pick-up blu scuro, tirata a lucido:

The Light To His DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora