CAPITOLO 2

721 23 10
                                    

"Tutto quello che la gente fa è così... non so: non sbagliato, no. Neppure stupido, e nemmeno meschino. Solo così insignificante, così minuscolo, così... deprimente."
( Salinger )



La vita da giornalista è noiosa.
Certo, se nella vita la tua massima priorità è arrivare alla fine del giorno con una notizia pressoché sconvolgente, allora non lo è.
Per una persona come me, che è abituata all'azione, alle pistole, ai fucili, ai coltelli e blablabla, questa è noia pura.
Soprattutto perché in una settimana di infiltrazione non ho scoperto niente di utile. O meglio, ho appreso quasi tutte le abitudini di Derrick ed Hiram Campbell, ma niente di estremamente importante.
So con sicurezza che Derrick arriva mezz'ora prima di tutto il personale, che chiude sempre a chiave il suo ufficio e che nessuno ha il permesso di entrarci, neanche la sua segretaria, se non con il suo consenso.
So di per certo che Hiram, invece, ha l'abitudine di prendere un caffè al bar all'angolo alla stessa ora in cui il padre raggiunge la redazione. Lo so, perché sono stata appostata fuori l'edificio per sei giorni di fila, almeno tre ore prima dell'orario di lavoro.
Hiram sceglie sempre un caffè panna e caramello, poi ne porta uno al padre decaffeinato.
La sua vita appare piuttosto statica: Caffè – lavoro – pranzo – lavoro – aperitivo\cena – casa. E so che questo può sembrare normale, ma lui lo fa con una meccanicità che mi sconvolge. Non c'è passione, non c'è divertimento o amore, solo... Routine.
Ma questo non importa. Adesso, quello che conta, è ingraziami i due babbei.
Solo che per ora non sembra andare alla grande.

Hiram mi odia. In realtà sembra odiare chiunque qui dentro. L'unico amore che pare provare, è quello per se stesso.
Non fa che specchiarsi in ogni superficie riflettente, di toccarsi i capelli e mordersi il labbro come una donna in calore. Il punto è che lui non considera nessuna donna qui dentro. Eppure ce ne sono di carine e chiunque sembra essere ammaliata da lui, ignorando totalmente il pessimo carattere.
Ma Hiram non degna di uno sguardo nessuno. Sembra essergli tutto indifferente. Non sa che in questo gioco sono molto più brava io.

Derrick è poco presente, ha sempre qualcosa da fare o qualche commissione da portare a termine. Hiram, invece, è onnipresente.
Da quando sono al The New Day ha provato a mettermi in difficoltà in qualsiasi modo. Mi ha dato dei compiti assurdi e criticato qualsiasi mia azione, indipendentemente da come io la compiessi.
Ho mantenuto la calma e fatto finta di niente, perché è questo quello che fa un sicario in missione, ma non mi sono di certo mostrata stupida o arrendevole.
Ho risposto quando c'era da rispondere e sono stata in silenzio quando sottolineava i miei errori.
Come adesso.

«Hai sbagliato tutto. Questo non è nel nostro stile, perché non ti attieni alle indicazioni date?» É qui da dieci minuti, con il suo completo grigio elegante, a farmi la predica per la modifica grafica che ho fatto alla "nostra" pagina web.
Sono da circa quattro giorni a modificare questa pagina e nessuna modifica sembra andargli bene, neanche questa volta che è quasi simile a quella di partenza.

«D'accordo, proverò di nuovo.» Provo a trattenere un sospiro esasperato ma soprattutto il controllo. Mantengo lo sguardo sul computer ma i miei occhi e la mia attenzione sono dappertutto. E lui oggi è preoccupato. Non fa che guardarsi attorno e controllare l'orologio. Non capisco chi sia in ritardo, ma è chiaro che aspetta qualcuno.
Maneggia il suo tablet e sbuffa di continuo e questo è snervante per una persona che cerca di lavorare.

«Possibile che qui nessuno parli il russo?» in genere qualcuno nella mia stessa situazione avrebbe una reazione differente, inizierebbe ad andare in panico e pensare che la copertura è saltata, ma non io.
Primo, perché so che aspetta qualcuno ed è chiaro che quel qualcuno è russo.
Secondo, la mia copertura non salta mai.

«Io so parlare il russo.» Dico con nonchalance mentre continuo a modificare cose che non capisco e di cui non mi importa nulla.

«Certo, e io sono povero.» Che pessima ironia ostentata.
Mi volto e cerco di attirare la sua attenzione con lo sguardo ma questo appare del tutto inutile perché il suo continua ad essere incollato sullo schermo del tablet.

«Beh, probabilmente non avrai letto accuratamente il mio curriculum. C'è scritto quante lingue so parlare e, tra le tante, c'è il russo. Quindi potrei essere molto più utile del modificare una pagina web.» Dico col fare affabile.
Hiram mi osserva, porta le mani al mento che inizia a strofinare con aria pensante, poi arriva alle sue conclusioni.

LIES Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora