"Aveva la strana abitudine di non raccontare nulla, aveva la tempesta dentro e nessuno lo notava."
( Cesare Pavese )
Il vicolo è buio ed è tardi. Saranno le dieci di sera, eppure in questo momento sarei pronta per una scalata.
"Non avrei mai immaginato che un film potesse essere così tanto stupido" mormora. "Ma saperti vicino ha reso tutto migliore" ridacchia soddisfatto, questo fa sorridere anche me. Anche se la battuta lascia a desiderare. Non posso vedere i suoi occhi, ma sono certa che brillino di divertimento, di ironia, di amore.
E' così un uomo innamorato.
Sospiro e mi tremano le mani, non mi succede mai ma lo attribuisco a due settimane passate con Hiram senza mantenere pistole o fucili, senza nessun tipo di missione. Due settimane in cui ho finto di avere una vita normale, quasi da illudermi fosse vero.
Senza rendermene conto, c'è un bacio.
Leggero, dolce, sincero.
Chiudo gli occhi e mi ripeto che è la cosa giusta.
Che sono qui per la cosa giusta.
Carico il mio M4 e sparo diritta al polmone sinistro, poi quello destro, poi in testa.
Erick Morris cade al primo colpo, ma io continuo con gli altri due, per essere certa che non si rialzerà. Mai più.
E' incredibile quanta velocità impieghi un proiettile a perforare un uomo. Soprattutto se si utilizza una cartuccia 5,56 × 45 mm NATO con una velocità di 940 metri al secondo.
Avrei potuto sparare dall'altro lato della strada e l'avrei preso comunque, lo avrei ugualmente fatto fuori.
Ma avevo bisogno di sentire le urla, la disperazione di chi gli è attorno e l'inespressione di chi è colpito.
Il proiettile è troppo veloce, nel momento in cui senti lo scatto in realtà ti ha già perforato la carne. Ed io mi sono assicurata che perforasse ben tre punti importanti.
Sospiro alla vista del sangue che macchia la camicia chiara, alla vista della sua sposa calarsi con lui, con tutti i loro sogni infranti, le speranze svanite.
Tutto svanito.
"Vic, dobbiamo andare" mormora Ermak dall'auto.
Ma non ci riesco.
Resto ferma ad osservare la disperazione della sua donna, Amelia Morris. Erano sposati solo da due mesi.
Ma io avevo una missione.
C'erano troppi imprenditori che non lo volevano più intorno, troppa bravura nel suo mestiere che infastidiva chi invece non ne è in grado.
"Vic, CAZZO!" urla trascinandomi via. Solo in quel momento ricordo che sono io quella che ha sparato. Quando Amelia si rivolge verso di me, ormai è troppo tardi.
Salto in auto con Ermak che sferza come un pazzo e solo dopo due isolati tolgo passamontagna e giacca nera. Infilo in fretta degli occhiali da vista finti, metto su un po' di rossetto e afferro una rivista.
Ermak semplicemente toglie il passamontagna.
C'è bisogno di fingere una certa naturalezza o non passeremmo inosservati.
"Che cazzo facevi, eh? Volevi farti beccare? La prossima volta ti digito la chiamata rapida per gli sbirri. Ma fatti beccare da sola, non con me!" sbraita Ermak. "Cazzo" batte un paio di volte il pugno sul volante ma questo non mi risveglia dalla mia trance.
Sono rimasta perché volevo vedere. Perché avevo bisogno di ricordare com'è la faccia di chi ha la consapevolezza di aver perso tutto. Tutto.
"CAZZO!" batte ancora il pugno sul volante. "Questo lo spieghi tu a Conrad quando faremo rapporto."
Questo, invece, è sufficiente per risvegliarmi.
"Da quando è importante cosa pensa Conrad?" chiedo sinceramente sconvolta.
"Da quando ho superato un 1.5 per un soffio. Io... devo dimostrare a Conrad che posso restare nella Sebak, o mi fa fuori. E con questo non so cosa int.."
"Ok, questo può bastare" lo interrompo con una mezza risata isterica. "Conrad è uno stronzo e tu non continuerai con questa merda. Ti tirerò fuori, Ermak. Te l'ho promesso!" Cerco il suo sguardo ma i suoi occhi sono fissi sulla strada, persi nel vuoto. Il suo corpo è qui, ma la sua mente è altrove.
Annuisce ma non ne è convinto, lo conosco fin troppo bene e so riconoscere le sue espressioni. E quella è decisamente turbata e resta tale per la seguente ora in auto.
"Viktorya, che piacere rivederti." Jordan ammicca ma io sono diretta ad un solo posto.
"Dov'è Conrad? Devo parlargli!" spalanco la porta del suo ufficio.
"Che bello quando arrivi qui così felice." Esordisce Conrad dalla sua scrivania.
Mi richiudo la porta alle spalle, prima che Ermak possa raggiungerci.
Non mi siedo, né porgo i miei sentiti saluti.
Mi piazzo davanti alla sua scrivania su cui sbatto violentemente le mani.
"Lascia. In. Pace. Ermak." Scandisco bene le parole con una serietà che a momenti sorprende anche me stessa.
Conrad, in tutta risposta, sorride trionfante. La sua risatina compiaciuta mi provoca brividi lungo la schiena, brividi di disgusto.
"In realtà tuo fratello ha delle grandissime potenzialità e ha superato il tuo record di due secondi. Ha superato un 1.5 impiegandoci solo 7 minuti e 59 secondi. Questo non te l'ha detto, vero?" resto impietrita ma non rispondo. "Vedi, Viktoriya" si alza e gira attorno alla scrivania scura raggiungendomi. "Noi abbiamo dei tempi e i tuoi ultimamente sono troppo lenti. Di solito in un mese e mezzo avresti quasi completato tutto o perlomeno avresti avuto delle grandi informazioni mentre l'unica cosa che sappiamo, per adesso, è che ti scopi un Campbell."
"Non osare!" lo ammonisco con uno sguardo demoniaco ma Conrad non si lascia intimorire. Non ha paura di nessuno, neanche di me.
"Oso, eccome. Ho bisogno di informazioni su Derrick Campbell e ho bisogno della sua testa qui. Perché suo figlio, Hiram, non è coinvolto, giusto?" chiede insinuando.
Non ho ancora raccontato a Conrad che in realtà Hiram è coinvolto, non ho raccontato che quella sera, al gala, lui è stato mio complice.
Non c'è un motivo, non l'ho ritenuto importante.
Ma dirglielo adesso comprometterebbe tutto, e non posso.
Scuoto il capo e fisso i suoi occhi scuri.
"Cosa c'entra questo con Ermak?"
"Sapevo che questo era l'unico modo per averti faccia e faccia, dato che non rispondi alle mie chiamate. Mi dispiace solo che ne abbia risentito lui." Si gratta il mento pensieroso e poi riprende. "E' offuscato dalla tua bravura, intelligenza, bellezza..." fa un passo verso di me "Ma ha ottime possibilità, Vicky, quasi migliori delle tue."
Scuoto il capo perché non può essere così. Mio fratello non deve fare altro, non deve immischiarsi in questa merda, non deve... perdersi.
Sospiro e mi volto verso la porta.
"Avrai ciò che vuoi entro un mese." Affermo convinta.
STAI LEGGENDO
LIES
ActionSono Viktoriya Volkov e sono nata in Russia. Ho ventiquattro anni ed ho ucciso più persone di quanto un solo terrorista potrebbe uccidere in un solo attentato. Sono Viktorya, e sono un sicario. Faccio parte della Sebak, un'organizzazione all'apparen...