Hidan

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Blood Honey- Marilyn Manson
Questa è la canzone citata nella storia.

"I got you tied up and I love it.
Tied up and I love it.
Now, why would I set you free?"

(Ti ho legata e lo amo.
Legata e lo amo.
Ora, perchè dovrei lasciarti libera?)

"Bastardo." Ringhiò, la ragazza, leggendo con un po' di fatica, con gli occhi semichiusi, il post-it appiccicato sull'abajour, posta su un comodino, poco distante da letto su cui era sdraiata, o meglio legata, di quella stanza d'albergo.
Strattonò le braccia indolenzite, inarcando un poco la testa all'indietro per vedere quanto stretti fossero i nodi intorno ai polsi arrossati.
Sbuffò, arrendendosi al fatto che non sarebbe mai riuscita a liberarsi da sola, mentre qualche imprecazione contro colui che l'aveva lasciata lì, in quello stato, gli usciva dalle labbra.
In più, come se non bastasse il dolore che provava dalle spalle sino alla punta delle dita delle mani, per via della posizione scomoda in cui era stata per troppo tempo, si aggiungeva anche un dolore lancinante alla testa e un bruciore, per fortuna lieve, al naso.
Il telefono, a terra, in un angolo remoto, aveva iniziato a suonare incessantemente.
Era stata proprio la suoneria a svegliarla, facendola sobbalzare e rimanere interdetta per un istante, quando si era accorta di non potersi muovere.
Era già la quinta volta, nel giro di dieci minuti, che quella dannata canzone, che iniziava a disprezzare sempre di più, le distruggeva i timpani e le faceva riaffiorare i ricordi della serata passata.
Era stata un pessima idea, davvero pessima, decidere di passare la notte con lui; ne era stata consapevole, conscia, che il ragazzo fosse un tipo ingestibile e imprevedibile, eppure, gli aveva detto di sì e lo aveva seguito.
Era stata la rabbia, il bisogno di attenzioni, la necessità di fare del buon, sano, sesso, forse anche il brivido, l'adrenalina, l'emozione di poter andare a letto proprio con lui, a farla cedere, non ascoltando minimamente quello che le aveva consigliatl la ragione.
Fece vagare gli occhi sul soffitto bianco, soffiando su una ciocca di capelli (C/C) che le ricadeva scomposta davanti ad un occhio.
Quanto sarebbe dovuto stare ancora legata in quel modo?
Probabilmente fino a quando non sarebbe tornato.
Non l'aveva slegata, dopo l'amplesso, consapevole che se l'avesse fatto se ne sarebbe andata subito, sparendo silenziosamente una volta addormentato.
Non capiva perchè lei, per lui, fosse tanto diversa dalle altre a cui, a detta del ragazzo, non aveva mai dato la possibilità di rimanere al suo fianco durante la notte, cosa che, a lei, non importava minimamente; probabilmente, era stato proprio questo, la sua contrarietà e menefreghismo nei suoi confronti, ad averlo attirato.
Una smorfia di dolore le si dipinse sul volto quando, con uno sforzo immenso, si tirò seduta sul letto, facendo leva sulle braccia legate alla testiera con una corda piuttosto spessa.
Gli occhi vagarono sul suo corpo nudo, notando quanti, grandi e piccoli, morsi e segni rossastri erano sparsi dalle coscie sino al suo seno; marchi di possessione, di lussuria o forse fatti solo per dispetto.
Di nuovo, il telefono squillò ed invase la stanza con la canzone scelta come suoneria, quella melodia dolce e violenta al tempo stesso, che era stata il sottofondo perfetto di quella notte di alcool, droga e sesso.

"(T/N)! Ritira subito quel cazzo di telefono!" Le urlò nell'orecchio, per farsi sentire, dato che il volume della musica era troppo alto per parlare ad un tono di voce normale, Karin.
La ragazza chiamata in causa, spostò di lato la testa, sentendo la sgradevole voce acuta dell'amica farle vibrare il timpano dell'orecchio.
Una morfia infastidita le si dipinse in volto e lanciò l'ultima occhiata allo schermo del telefono, prima di bloccarlo e infilarlo tra le calze di nylon nere e la sua pelle.
La rossa le afferrò il braccio, strattonandola appena per parlarle di nuovo pericolosamente vicino alla sua faccia.
"Sbattitene il cazzo di quello sfigato! Goditi la serata!" Parlò di nuovo, sistemandosi poi gli occhialetti del medesimo colore dei suoi capelli contro l'attaccatura del naso, sorridendole con aria superiore.
Prima che (T/N) potesse anche solo tentate di risponderle, la ragazza iniziò a saltellare e sculettare, nei suoi pantaloncini neri striminziti, tirandola per il braccio e facendola barcollare leggermente.
"SASUKEEEEEE!" Urlò, saltellando sul posto, rischiando più volte di cadere, complice dell'alcool e delle scarpe fin troppo alte e scomode che indossava, quando il corvino fece la sua entrata, insieme agli altri due amici, Suigetsu e Jugo, sul piccolo palco del locale.
Anche il resto dei presenti, iniziò ad urlare e prestare finalmente attenzione alle tre figure apparse sotto ad una luce accecante.
"SASUKEEEE! SONO QUIII!" Di nuovo Karin, quella gallina strozzata che aveva come amica, si sbracciò da sotto il palco per farsi vedere dal ragazzo che letteralmente adorava come se fosse una divinità, ricevendo come risposta un occhiata annoiata dal suddetto, che, poi, fece segno agli altri due di prepararsi per suonare.
"Mi chiamo Sasuke, loro sono Suigetsu e Jugo ed insieme siamo i Taka.
Questa sera apriremo il concerto degli Akatsuki." Disse, il corvino, con espressione seria e senza un briciolo di emozione, indicando gli altri due componenti della band, ricevendo urla e fischi di assenso dalla folla di persone cariche per ascoltare della buona musica.
Sasuke fece segno al batterista, Jugo, di dare il tempo, iniziando poi a cantare e suonare la chitarra, seguito da Suigetsu al basso.
Karin era completamente impazzita, urlava e cantava a squarciagola quelle canzoni che aveva sentio migliaia di volte, tenendo gli occhi puntati sull'amato che, però, non la degnava minimamente di uno sguardo, limitandosi a fissare il fondo della sala, non mutando minimamente la sua espressione assente.
(T/N) prestava poca attenzione ai tre ragazzi, esternata completamente da ciò che la circondava, impegnata a pensare ad altro.
I Taka erano bravi ed erano anche suoi amici, perciò conosceva molto bene le loro canzoni e poteva permettersi di non essere presente mentalmente nonostante quella loro prima esebizione ufficiale come band.
Di fatti, i tre ragazzi, erano una band conosciuta da pochi a Konoha, anzi, la maggior parte di quelli che sapeva chi fossero era perchè il cantante, Sasuke Uchiha, era il fratello del chitarrista degli Akatsuki, una band emergente del posto, che in pochi mesi stava diventando sempre più conosciuta nel Paese del Fuoco.
Era proprio grazie al legame di sangue con il maggiore degli Uchiha, che il piccolo gruppo aveva potuto provare ad emergere a sua volta, aprendo il concerto della famosa band, ed era stato grazie all'amiciza con i Taka, che le due ragazze, fan del suddetto gruppo, avevano potuto avere il privilegio di essere in prima fila al loro concerto e di sperare di poter incontrare i componenti.

𝐎𝐍𝐄𝐒𝐇𝐎𝐓 𝐋𝐄𝐌𝐎𝐍 - 𝐍𝐀𝐑𝐔𝐓𝐎'𝐒𝐂𝐇𝐀𝐑𝐀𝐂𝐓𝐄𝐑𝐒𝐗𝐑𝐄𝐀𝐃𝐄𝐑Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora