Kakuzu

2.5K 51 244
                                    


Un leggero fruscio le solleticò il viso, mentre un profumo intenso le inebriava le narici.
Un profumo secco, aromatico, antico.
Sbattè le palpebre più volte, cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante.
Appariva tutto sfuocato, confuso, mosso.
Strizzò di più gli occhi, concentrandosi meglio.
Non ricordava che cosa fosse successo, sentiva solo un grande male alla testa.
Cercò di sollevarsi, ma la cosa le fu impossibile.
A quel leggero movimento i muscoli avevano iniziato, uno dopo l'altro, a catena, a farle un gran male.
L'unico arto che riuscì a muovere fu il braccio, che spostò verso il suo viso per sfregarsi gli occhi annebbiati.
Dopo qualche istante ancora di confusione, finalmente, (T/N) riuscì a vedere più nitidamente.
Aveva intuito che si stesse muovendo, in quanto poteva percepire una leggera brezza che le solleticava il viso e il continuo sballottare da un lato all'altro, ma non aveva immaginato di essere trasportata a peso morto, come un sacco di patate.
Aguzzò lo sguardo in avanti, vedendo solo una grande distesa di alberi maestosi.
Con fatica abbassò la testa, facendo un grosso errore, rischiando di rimetterci di stomaco.
Solitamente non soffriva di vertigini, ma, nella posizione in cui era, nel vedere il terreno così lontano e in maniera così poco chiara, si sentì quasi male.
Chiuse gli occhi di nuovo, cercando di calmarsi e di ignorare i dolori che l'affliggevano e di provare a ricordare cosa fosse accaduto.
Le immagini che le si proiettarono nella mente era disordinate e poco chiare.
Ricordava uno scontro, una figura scura che le si avvicinava e la afferrava, poi il vuoto.
Se non avesse percepito quel dolore continuo in ogni angolo del corpo avrebbe creduto di essere morta.
Quel profumo così forte iniziava a darle fastidio, rendendo la sua nausea ancor più pronunciata.
Non ricordava di aver mai sentito quell'aroma così pungente, chiunque la stesse scortando non era di certo un suo conoscente.
Avrebbe tanto voluto sollevarsi e capire meglio in che situazione si trovasse, ma le era davvero impossibile muoversi.
Di nuovo sentì le forze abbandonarla, le palpebre le si abbassarono lentamente, mentre la vista le si offuscava di nuovo e tutti i suoni le giungevano alle orecchie in maniera ovattata.

Il secondo risveglio, rispetto al primo, fu meno traumatico.
Questa volta riusciva a vedere perfettamente il terreno e tutto intorno a lei non si muoveva in maniera tanto veloce come la volta precedente.
Si sfregò di nuovo gli occhi, meno confusa e dolorante della volta prima, riuscendo nell'immediato a pensare in maniera concreta.
Tentò di sollevarsi, fallendo, questa volta non per mancanza di forze, bensì, una mano salda sulla sua vita le impediva di alzarsi.
La stretta, al suo tentativo di movimento, si fece più salda e (T/N) potè benissimo percepire ogni singolo dito di quella mano enorme premere sulla sua schiena.
"Lasciami andare.'' Disse, con voce ancora impastata e distorta.
Nessuna risposta le giunse alle orecchie.
Un altro tentativo di alzarsi, un altro fallimento.
Sospirò, iniziando a indispettirsi.
''Ti ho detto di lasciarmi andare.'' Ripetè, con un tono di voce più duro, tirando alcuni pugni sulla schiena possente di chi la stava trasportando.
Di nuovo nulla, la persona che l'aveva rapita non si degnò di risponderle.
(T/N) strinse tra le dita il tessuto nero dell'abito di quello che era, sicuramente, un uomo data la stazza e il profumo così pungente.
Digrignò i denti, osservando un particolare che prima non aveva notato.
Sul tessuto nero, in maniera disordinata, erano ricamate alcune nuvolette rosse, contornate di bianco.
(T/N) era sicura di aver già visto quella fantasia da qualche parte solo che, ancora, non era del tutto lucida per ricordare.
Fece perno sui gomiti per poter almeno sollevare un poco la testa e tirarsi su con il busto, riuscendo anche a respirare meglio, per cercare di scoprire chi fosse il suo rapitore.
Purtroppo il gesto fu quasi inutile in quanto, l'uomo indossava un cappuccio che non lasciava intravedere minimamente i tratti del viso.
Uno strattone la fece ricadere contro la schiena del suddetto, che con quel movimento brusco l'aveva riposizionata per bene sulla sua spalla sinistra.
Gemette appena per il colpo: il suo corpo non era ancora del tutto in forze e la posizione scomoda in cui era costretta a stare ormai da chissà quanto tempo non era d'aiuto.

𝐎𝐍𝐄𝐒𝐇𝐎𝐓 𝐋𝐄𝐌𝐎𝐍 - 𝐍𝐀𝐑𝐔𝐓𝐎'𝐒𝐂𝐇𝐀𝐑𝐀𝐂𝐓𝐄𝐑𝐒𝐗𝐑𝐄𝐀𝐃𝐄𝐑Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora