▷ sette

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Una volta tornata a casa in compagnia di Cassidy, non ce la feci più e scoppiai disperatamente a piangere, rifugiandomi in bagno per non farmi vedere in quello stato.

Potevo essere forte quanto volevo, ma ero arrivata al punto di non farcela più. Soprattutto perché adesso ogni volta che abbassavo lo sguardo, vedevo l'enorme segno violaceo che lui mi aveva lasciato.

Per un anno avevo mantenuto il segreto mentre lui sembrava quasi essersi dimenticato quello che mi aveva fatto, dato che continuava lo stesso a tormentarmi.

Sapevo di essere stata io stessa a mantenerlo segreto e di aver fatto giurare a Morgan di non fiatare su quella storia, ma in quel momento avevo pensato fosse la cosa giusta da fare, ma ora mi stavo rendendo conto che invece era stata una grande cazzata.

Se solo l'avessi denunciato quella stessa notte, forse ora non frequenterebbe più la mia stessa scuola e sarebbe persino a molti chilometri di distanza da me. Invece adesso avrei dovuto vederlo, incontrarlo per i corridoi, ancora per un anno intero.

Forse con la scusa delle vacanze estive, avevo smesso di pensarci, ma quando quella mattina lo avevo rivisto camminare per i corridoi e poi rivolgermi nuovamente la parola, mi ero resa conto che non sarei mai riuscita a dimenticarmi del tutto di quella notte.

Non avrei mai potuto farlo perché quel ricordo, quel momento mi si era incollato addosso. Mi si era infilato sotto la pelle, come qualcosa di maligno che pian piano infettava il mio cuore.

Ero stupida? Lo ero? Il fatto di non aver parlato subito per paura di ritorsioni su me stessa, faceva di me una stupida?

Se solo lo avessi fatto... Se solo lo avessi denunciato in quel momento, sarebbe cambiato qualcosa nella mia vita? Avrei smesso di avere gli incubi su quella notte? Mi sarei sentita meno sporca sotto gli sguardi maliziosi dei ragazzi?

No. Non era così, ma avrei rovinato la sua vita, come lui aveva fatto con la mia. Perché sì, da quella notte tutto era cambiato. Non riuscivo a fidarmi del tutto dei ragazzi. Avevo il terrore che chiunque provasse ad uscire con me, mi avrebbe fatto la stessa cosa di Travis.

Era una sensazione orribile non potersi fidare degli altri.

«Mavis, apri questa cazzo di porta!»

Cassidy. Lei... Lei stava sbraitando il mio nome e battendo i pugni sulla porta perché voleva che l'aprissi, ma io non volevo che mi vedesse così debole, come un sottile strato di vetro a cui bastava un piccolo colpetto per frantumarsi in mille pezzi.

Tirai su con il naso, asciugandomi il viso con la manica della mia felpa poi dandomi una veloce sistemata, appoggiai la mano sulla maniglia, ma non aprii la porta.

Non ci riuscivo. E se Cassidy mi avesse compatito? Non volevo venir compatita. Volevo soltanto essere consolata e abbracciata, almeno fin quando quei ricordi non fossero svaniti per qualche ora dalla mia mente.

«Mi prometti che non farai domande? Voglio solo un abbraccio.»

«Te lo prometto. Tutto quello che vuoi, basta che esci da quel bagno», replicò lei con voce ovattata poi la udii sospirare ed io mi sentii in colpa per averla spaventata.

Feci girare la chiave nella serratura poi dopo aver preso un lungo e profondo respiro, aprii la porta e due braccia mi si gettarono al collo e una folta chioma castana mi finì sul viso.

Sentii immediatamente il viso andare a fuoco mentre con titubanza avvolsi le mie braccia intorno alla schiena di Cassidy, appoggiando poi la testa su una sua spalla, rilassandomi in quell'abbraccio.

«Voglio solo sapere una cosa», Cassidy si staccò da me e con entrambi le mani, mi accarezzò le guance ancora bagnate dalle lacrime, «Stai meglio ora?»

Falling for a ChallangeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora