▷ ventinove

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L'ultima campanella finalmente suonò e mandrie di ragazzini stanchi e accaldati si ammassarono nei corridoi della scuola.

I miei compagni di corso furono i primi ad uscire dall'aula. Io, invece, aspettai che i corridoi si sgombrassero, dato che non volevo immergermi nella calca e venir spintonata a destra e a sinistra da quei babbuini impazziti.

A volte vorrei avere il potere dell'invisibilità o meglio ancora della supervelocità, così almeno schizzerei fra i corridoi senza venir massacrata ogni volta da spintoni e da persone che mi venivano addosso perché non stavano a guardare dove andavano.

Ero sul punto di ritirare il mio astuccio nello zainetto appoggiato sul mio banco, quando un botta violenta contro la porta mi fece sussultare per lo spavento e il mio portapenne mi scivolò dalla mano, cadendo a terra con un tonfo secco.

«Ma che cazzo?», sbraitai col cuore in gola poi raccolsi da terra l'astuccio e lo ficcai in modo brusco nello zaino. Me lo portai su una spalla mentre sul mio viso si formò una smorfia di dolore poiché lo zainetto pesava un quintale.

Detestavo dover portare tutta quella roba sulla schiena! Prima o poi sarei diventata gobba a furia di mettere pesi sulla mia povera schiena.

Sbuffai aggressivamente quando fuori dalla mia aula si sentì il grido di Tarzan con gli ormani a palla e poi la sua risata, susseguita da quelle di altri ragazzi. C'era qualcuno di normale in quella scuola? Mi stavo seriamente preoccupando.

Passandomi una mano nei capelli arricciati e gonfi, mi diressi verso la porta, ma dovetti fermarmi quando di fronte ad essa si piazzò Morgan che mi sorrise e mi fece perdere un battito cardiaco. Perché era così bello?

«Ehi», mi salutò con voce calda, la quale mi accarezzò i timpani dopo una giornata passata ad ascoltare professori con voci nasali o acute.

«Ehi», alzai una mano in segno di saluto poi mi mordicchiai l'interno guancia, indecisa su cosa fare. Dovevo passargli accanto e uscire oppure aspettare di sentire quello che aveva da dirmi?

«Ti serve qualcosa?», parlai senza pensarci quindi dovetti poi sforzarmi di mostrare un sorriso cordiale, ma ero quasi certa di sembrare una folle, dato che ero molto nervosa. Sicuramente gli stavo mostrando un sorriso alla Joker o alla Jack Nicholson in Shining.

«Ti va di fare un giro? Mangiamo qualcosa e poi pensiamo a dove e a che graffito fare?», propose lui, fissandomi coi suoi occhi scuri e penetranti che mi fecero tremolare le gambe e sussultare il cuore.

Voleva davvero imbrattare un muro della città con un nostro "graffito"? Lo avevo messo tra parentesi perché io ero certo di non essere minimamente capace a farli mentre per Morgan non potevo parlare, ma ero sicura che lui ne fosse in grado. Cioè quello sapeva fare tutto!

Mi sforzai di non sembrare nervosa, spostandomi in modo teatrale una ciocca di capelli sulle spalle, «Sì, va bene.»

Gli occhi nocciola di Morgan presero vita, si illuminarono totalmente e il mio cuore tremò davanti a quello spettacolo mentre un sorriso smagliante fiorì sulle sue labbra sottili.

Il mio cuore mi stava letteralmente facendo impazzire davanti alla bellezza di Morgan, tant'è che all'interno del mio stomaco sembrava esserci una mandria di elefanti che ballavano la conga.

«Bene, allora andiamo!», allungò una mano, verso di me, aspettandosi che io l'afferrassi e l'avrei anche fatto senza esitare, se solo la mia ragione non si fosse messa in mezzo, ricordandomi che ufficialmente stava ancora con Cassidy e che vederlo mano nella mano con me avrebbe destato troppo interesse negli altri.

Falling for a ChallangeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora