▷ diciassette

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Due minuti. Erano passati due minuti da quando eravamo entrati nel negozio di ferramenta e già avevamo discusso su quale blu scegliere per dipingere il cielo.

«La camera è mia quindi decido io con quale vernice dipingere la parete», borbottai, rimettendo sullo scaffale il blu scuro che aveva scelto Morgan e sentii quest'ultimo sbuffare alle mie spalle.

«Ma quella era bella! Questa che hai scelto tu è troppo chiara», vidi una mano del ragazzo alle mie spalle passarmi vicino al viso, la quale andò poi ad afferrare un barattolo di vernice bianca.

Inarcai un sopracciglio, accigliata e mi voltai verso di lui per una spiegazione.

«Possiamo usare la vernice bianca per schiarire il blu scelto da me, creando così delle sfumature, ma non adopereremo quello che hai in mano tu. È orribile», detto quello mise la pittura bianca nel carrello e pochi secondi dopo, anche quella che io avevo rimesso al suo posto. Sbuffai ancora.

«O le prendiamo tutte e due oppure ti scordi che io ti faccia dipingere con quel colore», gli puntai un dito contro, cercando di guardarlo nel modo più minaccioso possibile, ma al posto di incutergli paura, lo feci sorridere divertito.

Morgan avvicinò pericolosamente una mano alla mia testa poi mi spettinò i capelli, muovendola con velocità e facendomi gridare istericamente, «Sei incorreggibile, piccola Mavs.»

Picchiettai i piedi per terra poi arricciai le labbra, indispettita, «Le prendiamo entrambe e smettila di trattarmi come una bambina», gli sbraitai contro, colpendolo con un pugno sul petto.

Lo vidi ampliare il suo ghigno poi mi diede un buffetto sulla fronte che mi fece emettere un versetto infastidito e nel frattempo cercai pure di allontanarlo da me.

«Sei una bambina capricciosa, ma mi piaci anche così.»

Gli feci il verso poi chinai il capo verso il basso, provando a nascondere le gote arrossate per una strana emozione che avrei preferito non provare e infine gli mostrai il dito medio, «Vai a cagare.»

Sentii sfiorarmi il mento e pochi attimi dopo mi ritrovai con lo sguardo intrecciato con quello di Morgan, il quale mi stava fissando con una tale intensità da farmi capovolgere lo stomaco oppure era ancora il pasticcio di carne?

«Sei arrossita quindi vuol dire che ti piaccio anche io», mi mostrò un sorriso che mi fece venire la pelle d'oca poi lasciò andare la presa e io tornai a respirare normalmente mentre con lo sguardo vagai ovunque tranne che di fronte a me.

Ma come si permetteva di accusarmi di una cosa così innaturale? Io avere una cotta per lui? Ah, ma che mi facesse il piacere!

Non ci eravamo sopportati per un'infinità di tempo e ora se ne usciva con una cavolata del genere? Poi come poteva dirlo se stava con Cassidy? Lei era una così brava persona e lui proprio non se la meritava.

«Piantala di dire stronzate e finiamo di comprare la vernice che poi ci tocca la parte più difficile», borbottai atona, afferrando il carrellino e allontanandomi da lui.

Morgan arrivò al mio fianco con poche falcate poi incominciò a fischiettare, guardandosi in giro alla ricerca di uno stencil adatto.

Era la prima volta dopo quattro anni che ridipingevo la mia camera.

Era successo durante l'estate dei miei dodici anni. Con l'aiuto di mio fratello e nostro padre, avevamo tolto quell'orribile rosa fluo dalle pareti, sostituendolo con un bellissimo azzurro pastello che tuttora illuminava la mia stanza, anche se in certi punti era rovinata o sporca.

Ci eravamo divertiti moltissimo quel giorno quindi perché non provare a farlo anche questa volta?

Sapevo di doverlo fare con Morgan, ma potevo provare a mettere, almeno un po', da parte il mio astio nei suoi confronti per qualche ora e dipingere la mia camera in santa pace.

Falling for a ChallangeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora