"Dove andiamo?" Chiedo ad un tratto, guardando di sottechi il ragazzo seduto al mio fianco.
Siamo in macchina da circa dieci minuti e l'atmosfera è sicuramente diversa rispetto a ciò che mi ero aspettata.
Non sono nervosa, non mi sento a disagio, sono stranamente... Tranquilla.
Viaggiare in macchina mi rilassa sempre, ma questa volta è stata la sua presenza ad aiutarmi maggiormente.
È come se, solo vendendolo, tutti i problemi che fino ad ora mi tormentavano fossero svaniti nel nulla, come per magia.
Il che è strano, dato che solitamente la causa principale di gran parte del mio malessere è proprio Harry."Devo firmare alcune carte" Mi spiega, mantenendo lo sguardo concentrato sulla strada.
Appoggio la testa al finestrino e lascio che i miei occhi osservino la città di Londra in pieno movimento. Non c'è molto traffico, però siamo un una zona abbastanza centrale, quindi è normale che ci si muova più lentamente.
Forse dovrei accendere il telefono e avvisare papà. Mi sono comportata come una bambina. Non voglio che parta per questo viaggio di lavoro preoccupato.
Alla fine, seppur non del tutto convinta, decido di estrarre il telefono dalla tasca posteriore dei miei pantaloni e solo dopo averlo squadrato scetticamente, lo accendo.
Come immaginavo, ci sono cinque chiamate perse di mio padre, tre massaggi da parte di Micol e un paio di chiamate dei miei fratelli.
Sospiro mentre fisso il telefono stretto fra le mie mani e poi riappoggio la testa al finestrino, nel tentativo di distrarmi un po'.
Aspetterò che qualcuno richiami.Distolgo la mia attenzione dalla coppia che sta passeggiando lungo il marciapiede, in compagnia di un bellissimo cane, nel momento in cui percepisco due occhi fin troppo familiari concentrarsi su di me.
Sono quasi del tutto certa che le mie guance abbiano appena cambiato colorito, infatti, inizio a sentire leggermente caldo.
Sentendomi piuttosto a disagio, decido di chiedergli se ha bisogno di qualcosa, ma proprio nell'istante in cui sto per aprir bocca, mi precede.
"Chi è stato?"
Eh?
Mi volto completamente verso di lui, aggrottando le sopracciglia.
Dovrei sapere di che parla?
A giudicare dallo sguardo fin troppo intenso e il suo tono estremamente serio, si, dovrei.
Ma per quanto mi sforzi non riesco a trovare nessun collegamento logico alla sua domanda.
"Cosa?" Decido di chiedere, confusa.
"A farti piangere" Risponde dopo alcuni secondi di silenzio.
Le sue parole mi colgono totalmente alla sprovvista. Credevo che, come al solito, avesse deciso di evitare la questione.
A quanto pare mi sbagliavo.
So che probilmente non dovrei parargliene, non avrebbe alcun senso. Ma del resto... Niente di tutto quello che succede quando sono con lui ce l'ha."Papà andrà a New York due settimane per lavoro. Io e i miei fratelli dovremmo stare da mia madre" Spiego, iniziando a giocare nervosamente con le dita delle mie mani.
"E?" Mi intima a continuare, anche se il sguardo è rivolto sulla strada.
Probabilmente sta cercando di capire perché circa un'ora fa io mi trovassi in lacrime davanti a casa sua, giusto.
Sento i suoi occhi concentrarsi ancora una volta sul mio volto. Ormai conosco Harry, so che andrà avanti così fino a quando non avrà ottenuto ciò che vuole.
Solo... Non sono sicura di volerglielo dire.
Di me non gli importa nulla.
Prima si è comportato in quel modo solo perchè trovandomi fuori da casa sua, in quello stato pietoso, l'ho colto alla sprovvista. Sono sicura che tra qualche ora, se non addirittura minuti, tornerà tutto come prima."Non voglio stare con lei. E inoltre, appena prima della partenza ho scoperto che si è trasferita dal suo nuovo compagno" Confesso, arrendendomi alle sue occhiate insistenti.
Tanto è inutile discutere con lui, soprattutto ora che sono così provata, non ho le forze necessarie per riuscire a tenergli testa.
Lo sguardo di Harry è ancora fisso sulla strada, ma la sua attenzione è completamente rivolta a me.
Mi sta ascoltando, non fa alcun tipo di commento, nessuna domanda, semplicemente, ascolta.
"Zac e Niall ne erano già a conoscenza, anche mia sorella lo sapeva, l'unica all'oscuro di tutto ero io" Dico, stringendo la mia mano in un pugno. Provo rabbia, nel sapere che papà mi ritenga meno responsabile dei miei fratelli.
Ecco, magari non aveva tutti i torti, non ho reagito proprio da persona matura...
Però, specialmente in quest'ultimo periodo, di mia madre non riesco nemmeno a sentirne parlare.
Non so perchè provo ancora tutto questo rancore nei suoi confronti, ero convinta di averla perdonta. Adesso invece, quando c'è lei, è come se provassi una specie di sensazione negativa.
"E poi-"
Mi ammutolisco, rendendomi conto di avergli raccontato forse fin troppo.
Ora il suo gomito destro è appoggiato sul finestrino quasi completamente abbassato. Lo osservo mentre gioca con il suo labbro inferiore, sfiorandolo ripetutamente con le dita. A cosa starà pensando?
Non scherzo, darei oro, montagne d'oro per scoprire anche solo un terzo, di tutto ciò che passa per la mente di Harry.Emetto un piccolo sussulto, quando sento la suoneria del mio cellulare, interrompere l'apparente momento di quiete che si era creato.
Abbasso rapidamente lo sguardo sullo schermo illuminato e inizio a mangiarmi nervosamente le unghie non appena realizzo che si tratta di mio padre.
Devo rispondergli? No dai, se faccio finta di niente magari la smette di squillare.
Ma cosa sto dicendo? Si che devo rispondergli.
Prendo in tutta fretta il telefono, e dopo aver accettato la chiamata lo porto vicino all'orecchio."Papà?"
"Elizabeth... Dove diavolo sei finita?"
Non sembra arrabbiato, solo stanco e preoccupato, e percepisco anche una punta di sollievo nel suo tono di voce.
"Non andrò dalla mamma" Dico subito, e abbasso lo sguardo sulla mia mano sinistra, che in questo momento sta sfregando nervosamente il tessuto dei miei jeans.
"E dove pensi di stare?" Chiede alterato. Riesco a immaginare perfettamente mio padre, mentre in questo momento si starà sicuramente massaggiando le tempie, nel tentativo di mantenere la calma. Si, ho la fortuna di avere un genitore molto paziente.
Istintivamente, stavo per rispondere alla sua domanda pronunciando il nome del mio migliore amico, ma sono costretta a tacere, quando rammento che per queste due settimane Liam andrà da sua zia.
"Questo non lo so, ma non preoccuparti" Rispondo, affondando i denti nel mio interno guancia.
"Adesso dove sei?"
In sottofondo sento chiaramente una voce, che attraverso un autoparlante sta annunciando la partenza di un volo. È ancora in aeroporto. Allora sarà meglio non farlo arrabbiare, sarebbe capace di venirmi a prendere, portarmi di peso a casa della mamma e partire con il volo di domani mattina.
"Con Harry" Confesso, lanciando una rapida occhiata al ragazzo seduto al mio fianco, che lentamente, con il polpastrello del dito pollice, sta ancora accarezzando il suo labbro inferiore.
Senza nemmeno accorgermene sollevo l'angolo della bocca in un piccolo sorriso. Ho notato solamente ora che Harry, ogni volta che riflette, tende a giocare con le proprie labbra.
Sta fissando il semaforo e la sua espressione è molto concentrata, ma ormai lo conosco abbastanza da poter affermare che, non è alla strada, che la sua attenzione è rivolta. Anche se non lo ammetterà mai, so perfettamente che sta ascoltando tutta la conversazione con mio padre.
"Styles?"
Il suo tono è leggermente sorpreso.
"Si" Rispondo. Papà non sa cosa sia successo quel giorno, non ha motivo di preoccuparsi.
"Elizabeth, te lo chiedo per favore, non fare niente di stupido mentre sono via. Per oggi resta pure a casa se vuoi. Ma domani dovrai andare da tua madre, ho lasciato la tua valigia lì. Non puoi rimanere più di due settimane da sola" Il suo tono di addolcisce un po', sta provando a farmi ragionare.
"Adesso devo spegnere il telefono, chiama Zac e digli dove sei e cos'hai intenzione di fare per oggi, grazie" Aggiunge rapidamente.
"Ho capito" Rispondo alzando gli occhi al cielo.
"Più tardi ti richiamo" Dico poi, guardando l'ora sul tablet dell'auto. Dopodichè termino la chiamata facendo scorrere il dito sullo schermo del mio telefono, chiudo gli occhi, e appoggio esausta la testa al sedile.
Sono le diciotto passate. Direi che di tempo per trovare una soluzione ne ho ben poco."Puoi stare da me. Fin quando non si sistema tutto intendo"
Nell'udire la sua voce pronunciare queste parole i miei occhi si riaprono, solo che ora, fissano esterrefatti il ragazzo alla guida.
Inutile dire che la mia bocca si spalanaca letteralmente.
Io ed Harry? Insieme, nella stessa casa per più di un giorno? Da soli?
No no, no. No, assolutamente no. Cioè è fisicamente impossibile, non so se mi spiego.
Mi sta prendendo in giro vero?
Alzo di scatto lo sguardo sul suo volto e temo che di questo passo il mio mento potrebbe veramente arrivare a toccare terra.
Perchè nei suoi lineamenti non trovo nessuna traccia di ironia?
"Stai- stai scherzando, no?" Balbetto incredula, fissandolo come se un gruppo di omini verdi con un paio di antenne in testa lo avesse appena rapito.
Trascorsi alcuni secondi di assoluto silenzio, dopo avermi rivolto un'occhiata veloce, l'angolo sinistro delle sue labbra si solleva il uno strano sorrisetto.
"Forse" Si limita a dire, guardando fuori dal suo finestrino abbassato. Dopodichè, la spegne il motore, si slaccia la cintura ed esce dalla macchina.
"Resta qui" Dice, e senza lasciarmi la possibilità di repliare inizia ad incamminarsi a passo deciso verso un grande edificio.
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My only reason 2
FanfictionLei : Elizabeth Horan Lui : Harry Styles "Ho commesso l'errore di non essermi allontanata subito da te ma adesso che sono qui, penso che non avrei potuto fare cosa più giusta". Questo è il seguito di My only reaso...